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Quattro segnali che tuo figlio si è stufato delle pappe

Hai perso un’infinità di tempo a parlare di svezzamento con il pediatra e a confrontarti sulle prime pappe con altri genitori nei forum. Con un pubblico fatto di nonni e tate, ciascuno con una sua teoria, ognuno memore d’altri tempi o d’altri luoghi, hai fatto le prime prove di avvicinamento tra la boccuccia del pupo e il cucchiaino. Fra pianterelli e sputacchi la stagione delle pappe è iniziata, con tutta la complicazione di “scegli – lava – taglia – cuoci – frulla – misura la temperatura – condisci” e via dicendo.

Quando tua figlia era inappetente ti sei preoccupata, dimenticando che il 33% dei bambini finiscono per essere obesi; tante volte ti sei dispiaciuta di dover buttare via il contenuto di preziosi e costosissimi vasetti, oppure di laboriose ricette di creme di zucca che avevi realizzato seguendo le ricette di certe riviste per mamme ansiose (riviste che un giorno eviterai come la peste..).

Alla fine, però, anche la tua deliziosa bambina si è abituata a quell’informe robastra color fango. Anzi, la crema color fango è diventata un appuntamento immancabile, il puntello delle giornate della bimba, ed è filato tutto liscio.

Ma, per il sacrosanto principio per il quale, quando tu hai capito un’abitudine di un figlio, il figlio in questione l’ha già cambiata, qualcosa adesso non va proprio più come prima. Non l’hai capito ancora? Non importa se il pupo ha 10 o 16 mesi….

 

Ecco i quattro inequivocabili segnali che tuo figlio si è stufato delle pappe.

Segnale n. 1. Pappa a terra.

La sbobba color fango finisce ovunque ma non nella bocca di tuo figlio. L’unica cosa sul verde che è interessato a mangiare è l’erba quando lo metti su un prato. Per il resto, niente da fare.

Segnale n. 2. Caccia al cucchiaino.

Quando vede il cucchiaino tuo figlio non apre più la bocca ma allunga la mano e, a volte, piagnucola anche dicendo “me…me…me”. Cosa aspetti a capire che vuole mangiare da solo? E non gli ficcare il cucchiaino in bocca mentre piange: è veramente sleale, come pugnalare qualcuno alle spalle! Mettigli davanti polpettine e mozzarelle, mezze maniche e pezzi di banana. Poi rilassati: risparmia le energie per quando lo dovrai pulire dopo il pasto.

Segnale n. 3. “In compagnia prese moglie un frate”.

Appena lo leghi sul seggiolone già protesta. Smette di protestare solo quando vede che tutta la famiglia è seduta come lui, davanti ad una tavola piena di piatti con cose colorate. Allora prima sorride e poi frigna perché vuole quello che stai mangiando tu. Hai capito l’antifona? Smetti di farlo mangiare da solo, fagli condividere il pasto famigliare e passagli quel bucatino all’amatriciana, perfavore.

Segnale n. 4. Comportamento davanti alla pizza.

Se ancora pensi che sia inappetente e gracilino, porta il pupo in pizzeria. Scoprirai alcuni lati straordinari di tuo figlio: la sua margherita finisce prima della tua.

Ed ora, salvo che tuo figlio non sia allergico, non rompere più le scatole a quella santa della pediatra con l’alimentazione: il suo lavoro è curare tuo figlio quando sta male…non ascoltare la madre di un paziente che sta bene.

Nel dubbio, leggitiIo mi svezzo da solo!di Lucio Piermarini e poi fai di testa tua.

E quando anche la pizza sarà scontata, potrai cominciare ad educare tuo figlio per il mondo globale: portalo al ristorante indiano, greco o cinese e vedrai che tra pitta, pollo al curry e riso cantonese, tuo figlio ti saprà stupire ancora una volta.

Cosa c’è, non sei contenta che è finita l’era delle pappe? Sotto sotto scommetto di si. E, se una sera tutto va storto, c’è sempre il caro buon latte…

 

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Comments

  1. In realtà i bambini si possono svezzare direttamente senza pappe (cosa che tra l’altro l’essere umano ha fatto dalla notte dei tempi).
    Le pappe sono una invenzione molto recente nella lunga storia dell’essere umano.
    I bambini svezzati col cibo dei genitori fanno un’esperienza molto più completa e consapevole, lo svezzamento è “guidato “ da loro stessi e dal loro senso di fame-sazietà e seppur con le loro naturali preferenze, in genere apprezzano una varietà molto maggiore di alimenti e sono da subito autonomi e indipendenti a tavola

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