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Scrittura Creativa per bambini. Seconda puntata

Come si organizza un laboratorio casalingo di scrittura creativa?

I manuali di scrittura creativa per bambini spiegano tutto passo passo (se volete sapere quali sono, leggete la prima puntata sulla scrittura creativa per bambini).

In questi manuali trovate risposta a tutte le domande dello scrittore in erba (o anche dello scrittore maturo…).

Come generare idee? Come raccoglierle e scegliere le migliori? (e qui c’è tutta una parte sullo spider diagram, le mappe mentali etc… roba che, vi assicuro, a me è stata propinata da altisonanti formatori aziendali…). Come costruire i personaggi? Come dividere la storia in parti? Come creare e sciogliere tensioni narrative? Come rileggere e rivedere i passaggi che non funzionano? Come fare l’editing finale? Come migliorare la qualità della scrittura vera e propria? (spelling, varietà lessicale, sintassi e punteggiatura).

Tutto questo insegnando i manuali ma, per semplificarvi la vita, ecco qui le varie fasi in cui organizzare il vostro laboratorio di scrittura.

La prima fase la potremmo chiamare FASE GENERATIVA.

Il primo passo è quello di incoraggiare i bambini a pensare a quello che stanno per scrivere o a chiudere gli occhi e visualizzare qualcosa. Se non hanno idee (e più sono grandi e meno ne hanno, vi assicuro!) si possono scegliere delle parole a caso, prese da altri libri, estratte a sorte, suggerite da un altro bambino o adulto (che ne so: barca, gatto, fantasma, cacca…si, perché no? La trasgressione per i bambini è sempre un’idea molto suggestiva).

Insomma, si fa una sessione di brainstorming. Poi si aiuta il bambino ad organizzare le parole o i concetti in insiemi. Basta disegnare tre o quattro insiemi collegati orizzontalmente tra loro. Poi si utilizzano linee di connessione per inserire ulteriori idee (ad esempio: il gatto non ama la barca perché non vuole cadere in acqua).

Con queste parole si può costruire una prima, rozza trama per una storia. Quello che ispira qualcosa si tiene, altrimenti si butta tutto e si ricomincia.

Con ragazzi grandi o con gli adulti si utilizzano altri mezzi. Ad esempio, in un corso di scrittura creativa che ho fatto io, si partiva da un incipit famoso o inventato e si doveva continuare la storia nello stile di scrittura dell’incipit. Oppure si prendeva un quadro (molto utili quelli di Edward Hopper, che ha sempre soggetti che sembrano fotogrammi di un film; non a caso, il suo stile fu imitato a sua volta da cineasti e fotografi) e si partiva dal descriverne il contenuto per descriverne l’azione.

Inoltre, lo dico per chi ha un Iphone o un Samsung Galaxy SIII, ci sono APP da scaricare di creative writing che si chiamano writing prompts che sono dei generatori di idee per scrivere.

Tornando ai bambini, alcune parole le suggeriscono già i booklet.  Oppure, nella fase generativa di idee, si possono scegliere altri trucchi del mestiere. Ad esempio utilizzare le seguenti liste (chi, cosa, perché, dove, quando, come) oppure i cinque sensi (vedere, sentire, annusare, toccare, assaggiare) più il c.d. sesto senso (sentimenti, emozioni).

Per utilizzare i 5 sensi dicevo alla mia secondogenita di chiudere gli occhi e le chiedevo che senti? Lei diceva: i gabbiani…la lavatrice (ecco, fatemi una storia con gabbiani e lavatrice… vi assicuro che viene meglio di “topolina e passerotto” eccetera).

E poi “che profumo senti nell’aria?” E qui c’era da ridere “sulle mie mani il rosmarino che ho raccolto stamattina…qui sul tavolo c’è ancora la puzza di rigurgito di mio fratello!” (all’epoca aveva 5 mesi…).

LA SECONDA FASE

Costituisce quella della prima stesura. Raccolte le idee, ancora prese dall’ispirazione, chiedevo a ciascuna bambina di chiudersi in una stanza e scrivere la propria storia. Di getto, senza pensarci troppo. Tutto in inglese. Se mancava loro una parola potevano girarci intorno con una frase più complicata o disegnare la parola o scriverla in italiano.

LA TERZA FASE E’ QUELLA DELLA PRIMA RILETTURA

Qui ancora non si fa editing vero e proprio ma si cura solo il plot. Si eliminano i passaggi deboli.  Si aggiungono alcuni passaggi nuovi o si chiariscono i poco chiari. Qui i booklet suggeriscono, ad esempio, di inserire un flashback o un flashforward (e spiegano cosa sono in modo semplice e piano) oppure invitano ad inserire un elemento di suspance (e abbondano gli esempi su come fare, che non riporto per brevità). Si aggiungono aggettivi per descrivere i personaggi (ad esempio “il signore con la barba” può diventare “il signore con la barba nera”).

Si può incoraggiare il bambino o la bambina ad iniziare le frasi in modi inusuali, come “nel frattempo…” oppure “ma il nostro eroe non sapeva che….” (che cosa non sapeva il nostro eroe e sa invece l’autore onnisciente? E’ un trucco del mestiere che ritroviamo in tutti i grandi romanzi dell’800 da “Guerra e Pace” a “I miserabili” passando per “Cime Tempestose”…ovviamente i vostri bambini non lo sanno, ma vedete quanti modi ci sono di rendere più interessante un racconto…).

Questa fase è molto divertente se fatta in gruppo. Funziona meglio in classe che one – to –one (per me da sola era noiosa). In gruppo si conduce semplicemente facendo leggere a un bambino a voce alta il proprio racconto ad un altro bambino. Io questa fase non l’ho potuta condurre in questo modo, per via di una dinamica competitiva tra sorelle e per via della loro distanza non tanto di età, ma di fasi (una è preadolescente e l’altra è bambina).

LA QUARTA FASE E’ QUELLA DI EDITING VERO E PROPRIO

La cosa divertente di questi metodi rispetto alla didattica dei testi all’italiana è la completa separazione tra la fase creativa e quella di editing. Nella fase creativa i bambini o ragazzi devono poter scrivere liberamente senza pensare ad ortografia, grammatica e punteggiatura. Gli schemi servono solo a generare il plot a mischiare idee a creare personaggi. Non ci sono limiti né regole.

E’ solo nella fase di editing, quando il progetto è completato che si avrà bisogno di correggere e qui inizia la fase più noiosa (più scolastica, insomma). Normalmente è bene alla fine chiedere ai bambini di confrontare la prima copia alla copia finale (magari redatta al pc) in modo da poter vedere i miglioramenti. Questa fase l’ho bypassata, per evitare l’aspetto troppo didattico.

E ALLA FINE SI PUO’ ILLUSTRARE LA STORIA

Ovviamente qui può partire un altro lavoretto creativo, che è quello di illustrare la storia e magari produrre anche una serie di ‘libretti’ per amici e parenti, delle storie migliori, fatti a mano o al computer o entrambe le cose se si usa lo scanner. Insomma, il laboratorio di scrittura creativa è un ottimo passatempo estivo, magari per preparare dei regali di Natale originali.  E, bilingui o non bilingui che siano i vostri bambini, se volete cimentarvi, poi fatemi sapere come va!

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