consigli e risorse per essere cosmopoliti

Scegliere la scuola (e la lingua)

Quale scuola scegliere per un bambino bilingue?  Vale la pena scegliere una scuola internazionale solo per i tre anni di scuola dell’infanzia?  Tra i vari commenti al blog ne ho ricevuto uno con questa domanda, dal papà di un bambino bilingue.

Poichè il tema può interessare qualcun altro, mi sono permessa di farne un ‘post’ affinchè possano arrivare anche altre risposte.

Ecco il messaggio di Alessandro:

Ciao Elisabetta. Innanzitutto complimenti per il tuo sito e il tuo lavoro; un grazie in anticipo!
Vorrei chiederti un consiglio.
Mi chiamo Alessandro, mia moglie è danese e con nostro figlio (che ora ha 2 anni e mezzo) lei parla solo in inglese. Attualmente nostro figlio va ad un nido “italiano”; parla principalmente (diciamo il 70%) in inglese però ultimamente il suo italiano sta migliorando.
Veniamo al quesito. Avremmo la possibilità economica di mandare nostro figlio ad una scuola internazionale solo per la materna per poi fargli proseguire le scuole elementari in quelle italiane. Può mandare in confusione il nostro bambino questo cambio di metodo? E’ più “conveniente” quindi mandarlo direttamente alla materna italiana?
Grazie 1000 per i tuoi consigli.

Ed ecco la mia risposta:

Caro Alessandro,

sono contenta che il sito ti piaccia. Nel chiedermi questo consiglio su tuo figlio mi dai un molta responsabilità…spero di essere all’altezza.

Tuttavia – inteso che lo faccio da genitore a genitore – condivido con te la mia opinione.

In generale penso che siamo generazioni di genitori che hanno molte attenzioni per i figli ma che, spesso, (è l’altra faccia della medaglia) si fanno troppi problemi.

I bambini piccoli si adattano velocemente alle novità, specie se noi stessi le viviamo con naturalezza e senza ansia. In linea generale, ma non vorrei generalizzare troppo, le femmine forse sono più adattabili dei maschi, ma ogni bambino fa storia a sé.

La mia primogenita a 5 anni cambiò scuola, compagni, metodo e (parzialmente) lingua e fu un successo. Per altri è stato più difficile, più per questioni di temperamento che altro.

L’idea di far far una scuola dell’infanzia internazionale a vostro figlio per poi passarlo alla scuola italiana non è balzana, servirebbe un po’ a rendere più solida e reale una lingua che per lui è solo la lingua che usa la mamma, a dare a questa lingua una dimensione non solo di dialogo affettivo ma collettiva e sociale.

A 5-6 anni lui sarebbe ancora abbastanza flessibile da passare da un sistema di istruzione all’altro perché, a quell’età, il fattore più eclatante sarebbe – più che altro – il cambio di lingua. Non sarebbe peraltro un cambio di lingua radicale (all’arabo o all’urdu..) ma verso la lingua – l’italiano – che sentirebbe ogni giorno per le strade e dalle persone (nonchè dal papà).

Se anche avesse un periodo di confusione e difficoltà, questo non durerebbe in eterno. Le scuole primarie italiane fanno un buon lavoro di integrazione degli stranieri (è dopo, nella scuola secondaria, che questa integrazione non funziona più). Ovviamente è un lavoro variabile da caso a caso, la mia è una valutazione sui grandi numeri.

Allora, se i docenti della scuola primaria riescono ad integrare piccoli rumeni, marocchini, cinesi e filippini, che magari vengono da culture assai diverse non vedo perché dovrebbero trovare difficoltà ad integrare – in pochi mesi – un piccolo di italiano/europeo, di lingua (prevalentemente) inglese ma che ben conosce l’italiano.

Poi, certo, la sensibilità dei docenti varia caso per caso.

I dubbi che mi permetto di avanzarti sono però altri:

1. Come mai la mamma danese ha scelto di parlare l’inglese e non il danese? Che posto ha la lingua e la cultura danese nella vita di questo bimbo? Come comunica con i nonni materni? Non critico affatto che tua moglie abbia scelto una lingua non nativa (l’inglese) per comunicare con il piccolo, ma perdersi per strada il danese visto che vivete in Italia è un po’ un peccato. Ci avete pensato? Questo bimbo sta guadagnando una lingua “utile” ma perdendo una lingua “familiare”.

2. Parli di una scuola internazionale: quale scuola? Se fosse una scuola inglese, infatti, lo year 1 inizia a 5 anni ma non corrisponde al nostro ultimo anno di scuola dell’infanzia bensì, come contenuti, ad una prima elementare. Il risultato è che tuo figlio farebbe un anno di scrittura e lettura in inglese per poi abbandonarlo del tutto e ricominciare a fare la stessa cosa in italiano…questo lo trovo una possibile causa di confusione (anch’essa transitoria, però…). Devi approfondire bene quali sono i contenuti didattici del terzo anno della specifica scuola internazionale che stai scegliendo.

3. Poiché stai scegliendo una scuola internazionale per la lingua e non per il sistema didattico, mi chiedo se hai contemplato l’idea di una scuola bilingue. Normalmente la prima è meglio della seconda ma, forse, considerato che spesso le scuole bilingui hanno prezzi meno astronomici di quelle internazionali, potresti contemplare l’idea di prevedere un percorso più lungo (scuola dell’infanzia e scuola primaria) in una scuola bilingue, con rientro più soft nella scuola italiana.

Questo dipende da dove vivi, da quali sono le opzioni e da come è meglio allocare le vostre risorse finanziarie. Spero di non averti ingenerato più dubbi di quanti non te ne abbia risolti e… invito a partecipare chiunque abbia suggerimenti per Alessandro.

Elisabetta

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Comments

  1. Grazie Elisabetta per la tua pronta risposta.
    La nostra idea è infatti quella di “rendere più solida e reale una lingua che per lui è solo la lingua che usa la mamma, a dare a questa lingua una dimensione non solo di dialogo affettivo ma collettiva e sociale”.
    La nostra pediatra invece, senza però dare un consiglio assoluto, ci aveva suggerito di inserirlo da subito in una scuola italiana per evitare eventuali problematiche di metodo e “affidare” il bilinguismo all’interno del solo nucleo familiare.

    Rispetto ai tuo dubbi avanzati, non sono stato esaustivo nel mio quesito.
    1) Mia moglie è si di origine danese, ma è cresciuta fuori dalla Danimarca. Lei ha sempre frequentato scuole inglesi; la sua famiglia (zie, cugini) non risiede esclusivamente in Danimarca ma in diversi paesi europei; anche mia moglie con sua madre parla preferibilmente in inglese … effettivamente uno strano mix!
    2) Per scuola internazionale intendevo una scuola inglese … grazie per lo spunto di approfondire il tema dei contenuti didattici del terzo anno della specifica scuola internazionale.
    3) Scuola internazionale e non bilingue perché, così come prima impressione, la bilingua mi sembra una scuola con “tutti i problemi” italioti + una spruzzata di lingua inglese giusto per impacchettare una “proposta commerciale”. Chiaramente questa è solo una sensazione ed è bene visionare programmi e sedi scolastiche per avere una posizione più chiara.
    Viviamo a Roma in zona Monteverde e se tu o i tuoi lettori avete anche delle scuole da consigliarci (internazionale-inglese o bilingue) ve ne saremmo molto grati.
    Grazie,
    A
    Alessandro

    Alessandro, ho spostato qua il tuo commento.
    Se scriverai ancora, come mi auguro e ti invito a fare, fallo qui, in calce a questo post (se questo sarà il tema dei tuoi commenti, ovviamente!)
    Sulla lingua di tua moglie la questione è chiara: è chiaramente un anglofona, per cui… nulla quaestio.
    Monteverde è unza zona un pò ‘scoperta’ quanto a scuole internazionali.
    Le due inglesi doc di Roma sono il st Georges e la New School, tutte da voi lontanissime. Forse l’Ambritt è più vicina?
    Per l’elenco delle scuole internazionali vedi questo link:
    http://www.romeschools.org/
    Infine capisco che la pediatra ti dava un suggerimento prudente ed equilibrato, ma dal suo punto di vista. Io – come dire – preferirei correre qualche rischio ma accelerare e rendere più solida l’appartenenza alla lingua. Perchè il bilinguismo è identità e appartenenza, non solo conoscenza di una lingua ‘utile’ e questo chi non è bilingue – e a volte chi non lo è diventato da bambino o da ragazzo – non lo coglie.
    Quindi, io penso, il bilinguismo familiare va più che bene, ma una comunità di parlanti di età omogenea è meglio. Quindi o la scuola internazionale o il bilinguismo familiare ma integrato da vari strumenti: summer camp all’estero, ragazze alla pari e playgroup.

    ciao
    Elisabetta

  2. Ciao Elisabetta,
    grazie davvero per il tuo blog, e’ davvero utile.
    Ho letto tutti gli interventi e commenti sugli argomenti riguardanti la scelta delle scuole bilingui. La nostra situazione e’ leggermente diversa ed ho scelto di scriverti su questo post perche’ leggermente piu’ affine.
    Viviamo ad Oxford dove e’ nato nostro figlio di 3 anni e mezzo. Lui va alla nursery inglese full-time dall’eta’ di 10 mesi, e parliamo italiano a casa. Sta crescendo naturalmente bilingue e l’inglese e’ leggermente piu’ avanti dell’italiano. Abbiamo preso la difficile e importante decisione di rientrare in Italia fra tre anni, quando nostro figlio avra’ 6 anni e mezzo. A questo punto abbiamo il dilemma su quale educazione scegliere per i prossimi tre anni di nursery, year 0 e year 1, prima di rientrare in Italia in una citta’ dove non c’e’ scuola bilingue o internazionale.
    La scelta e’ tra continuare la scuola inglese oppure andare alla bilingue italiano/inglese a Londra, scuola paritaria che integra il sistema inglese ed italiano con divisione al 50%. Il nostro dubbio maggiore e’ sullo “spingere” l’inglese al massimo adesso che e’ piccolo, con l’incognita potenziale sull’impatto con la scuola italiana alla, credo, seconda elementare, oppure prediligere l’approccio bilingue che rallentera’ sicuramente l’inglese (mi aspetto che i bambini parlino tanto italiano tra loro) ma rafforzera’ l’italiano preparandolo meglio (spero) al passaggio alla scuola italiana. Inoltre, leggevo dei benefici a lungo termine dell’educazione bilingue, per esempio nell’imparare a leggere e scrivere alla stesso tempo in due lingue.

    C’e’ ovviamente anche la via di mezzo, cioe’ fare solo year1 alla bilingue giusto prima di rientrare.

    Sarebbe interessante conoscere il tuo (e di altri lettori) parere ed esperienza da esperta ma soprattutto da mamma che ha vissuto all’estero ed ha figli in scuole bilingui.

    Grazie mille in anticipo per il tuo tempo.

    1. Cara Gio,
      mi poni una domanda difficile, alla quale non so se darò la risposta giusta. Ho vissuto all’estero ma, all’epoca, non avevo figli. Dunque tutta la mia esperienza di bilinguismo, sia a scuola che a casa (con l’ultimo nato, ora quattrenne, ho sempre solo parlato inglese) è con l’inglese come lingua minoritaria.
      Io posso dirti solo quello che farei nelle tue circostanze.
      Partendo dall’assunto che cambiare paese per tuo figlio sarà comunque un mutamento drastico, io rimarrei nella scuola inglese il più a lungo possibile, per beneficiare di qualcosa che, comunque, lui poi nella sua vita non avrà più. La scuola italiana sarà molto diversa comunque, non tanto per la lingua, ma perchè è assai più tradizionale di quella inglese.
      Dunque io, certamente, gli farei continuare la scuola inglese. Il vantaggio è che a 5 anni già inizierà year 1, quindi a 6 anni saprà leggere e scrivere correntemente, sppure in inglese. La cosa ulteriore che farei e, a metà dello year 1 inglese o anche prima se è pronto, tnetare di insegnargli a leggere in italiano. Una volta che sa leggere è molto più facile leggere in italiano che in inglese. In Inglese non c’è correlazione tra suono e grafia, tanto è vero che si studia un sacco di phonics e di spelling, mentre in italiano quasi tutto quello che si legge si pronuncia così come è scritto.
      Quello che non ho capito è se tornerete in Italia che lui avrà 6 o 7 anni, perchè se deve iniziare con la prima primaria andrà meglio, se deve invece inserirsi in seconda primaria allora tra i 6 e i 7 anni varrebbe la pena, oltre a leggere con te, di affiancargli una docente privata italiana che lo faccia scrivere in italiano.
      Con tutti gli accademici italiani che ci sono ad Oxford vuoi che non ci sia qualcun altro che ha lo tstesso vostro problema? Perchè non unire le forze e fare una sorta di gruppo di lettura per bambini anglo-italiani del luogo?

      1. grazie Elisabetta per tuo consiglio. E’ quello che sotto sotto pensiamo anche noi, ma c’e’ sempre il timore di sbagliare. Torneremo in Settembre 2019, avra’ terminato year1 ed avra’ 6 anni e mezzo precisi. Immagino possa entrare in seconda ma immagino dipendera’ anche dal suo livello di preparazione e quello che dicono i docenti. Si, fortunatamente il gruppo scuola genitori italiani esiste gia’ ad Oxford. Grazie ancora.

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