consigli e risorse per essere cosmopoliti

Perché dobbiamo diventare tutti nerd

Si sarebbe tentati di liquidarla come l’ultima mania americana.

Mi riferisco al movimento sempre più vasto che promuove l’insegnamento di linguaggi di programmazione informatica per bambini e studenti di ogni ordine e grado. Una follia da nerd?  Eppure una logica c’è.

Diamo un’occhiata al nostro mondo e alle sue trasformazioni.

Nei supermercati e nei negozi più moderni le cassiere spariscono e ci sono le casse self-service (avete presente IKEA?).  E’ sufficente una/un addetta/o per 5 o 6 casse self-service per mandare avanti la fila, laddove via siano eventuali intoppi.  Nelle fabbriche l’automazione fa da padrone e, con le stampanti 3D, presto si potranno fabbricare oggetti in modo impensabile.  Le automobili sempre di più si guideranno da sole. Qualcuna che si parcheggia da sola è già sul mercato.

Alcune operazioni chirurgiche – come quelle con il laser ad eccimeri, per i difetti di vista – vengono eseguite da sofisticati macchinari. I giornali cartacei stanno sparendo a favore di quelli online e il confine tra chi legge e chi scrive si va confondendo: gli utenti sono sempre di più giornalisti. Le notizie corrono su twitter, che talvolta arriva prima dell’Ansa.

Il mio smartphone ha una funzione di riconoscimento vocale che mi dà i servizi che voglio. La mattina le chiedo che tempo farà. Quando ho un dubbio, le faccio una domanda e lei mi risponde dopo aver cercato su internet. Se la provoco con domande insidiose mi risponde con ironia: l’altro giorno le ho chiesto quanti anni aveva e mi ha risposto beffarda “guarda che potrei essere più giovane di te…” e, indubbiamente, ha ragione. Questa maggiordoma virtuale si chiama Galaxi sul mio Samsung S 3 e si chiama Siri sugli iphone. Sinceramente, mi dà delle risposte che neanche la migliore segretaria saprebbe dare; è pure ironica e mai di malumore.

E potremmo continuare, ma è inutile: la tecnologia è ovunque e lo sappiamo tutti.

La rivoluzione tecnologica è una forma di distruzione creatrice: i luddisti del 21° secolo, mescolati abilmente con i no-global, potranno anche opporsi, ma la rivoluzione è solo appena cominciata. Le macchine sostituiscono l’uomo sempre di più e in ogni campo. Tanti mestieri di oggi non esisteranno più domani, in specie quelli con scarso valore aggiunto o che richiedono operazioni meccaniche.

Cosa c’entra tutto questo con i linguaggi di programmazione? C’entra, almeno un po’.

Perché l’umanità è tutt’altro che obsoleta, l’intelligenza umana serve sempre. Questi sofisticati macchinari e apparecchiature, questi cervelli elettronici intelligenti e cretini, hanno bisogno di umani.

La cassa elettronica può non riconoscere una carta di credito, il laser a eccimeri deve essere programmato dall’oculista e manutenuto da un tecnico. Qualcuno deve scrivere nuove APP per il mio smartphone (affinchè io possa perdere tempo in modo ludico…) e scrivere codice per microsoft e google. Questo blog esiste perché qualcuno quotidianamente scrive codice per WordPress.

Insomma, il mercato ha bisogno di persone che sappiano scrivere e programmare, quale che sia il mestiere che svolgeranno. Non più solo programmatori di professione, ma professionisti di ogni genere, insegnanti e architetti, economisti e giornalisti, che sappiano scrivere due righe di codice per realizzare il loro progetti.

Perché la tecnologia sarà sempre più “embedded” in ogni cosa che facciamo e non possiamo più limitarci solo ad usarla.

E allora se domani sapere Javascript o HTML diventasse come oggi sapere l’inglese? Ci avete mai pensato? Ebbene, in America ci stanno pensando, se non altro perché è tutto connesso con la sfida dell’Open Data e dell’Open Government lanciata da Obama, il paradigma secondo il quale si supera la trasparenza dell’azione amministrativa e si offre al cittadino molto di più: dati in formato aperto su tutto (sanità, lavoro, pensioni, stipendi pubblici e via dicendo) che possono essere usati per creare nuove app.

Ma questa è un’altra storia, che ci porta più lontano.

Questo era solo un assaggio, per dirvi, in definitiva, perché dobbiamo diventare tutti nerd a partire, ovviamente, dai nostri figli. e se non vi ho convinto, leggetevi Doug Rushkoff e il suo libro Program or Be Programmed. Programma o sarai programmato.

Insomma, è ora di iscrivere i bambini ad un corso di Javascript.  Come? Dove?  L’ho scritto qui.

 

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Comments

  1. Ciao Elisabetta, non solo lo chiede il mondo (che è sempre più a misura di nerd) e lo chiede il mercato (chi fa lo sviluppatore riceve offerte di lavoro continue ed insistenti), ma – a mio avviso – è fondamentale per tutti imparare a creare col digitale perchè ti apre la mente, ti fa vedere le possibilità, ti aiuta a cambiare approccio nei confronti degli oggetti e dei processi (e quindi anche nei confronti della società), poichè ti insegna a manipolare oggetti complessi in modo strutturato. Quindi ben venga la programmazione: per chi inizia oggi, soprattutto per i più giovani, consiglio Ruby on Rails.

  2. Segnalo l’esistenza anche in alcune cittá italiane della rete CoderDojo che è un movimento senza scopo di lucro che si occupa di istituire dei club e organizzare incontri gratuiti per insegnare ai giovani a programmare. Nato in Irlanda nel 2011, si rivolge a bambini e adolescenti e si sta espandendo a livello globale.
    Saluti a tutti.

  3. Ciao Elisabetta, ho letto con piacere il tuo articolo. Sono un medico e tra le altre cose sono impegnato nella divulgazione nelle scuole riguardo al corpo umano. Accade riguardo alle scienze un fatto strano: si insegna ai bambini quanto serve per giustificare le malattie e le terapie, ma non quanto susciterebbe in loro ammirazione per il loro corpo. Così quello che apprendono li rende più impauriti ma meno liberi. Trovo interessante questa tua idea sul nerd e già vedo che porterebbe ad adulti creativi e forti capaci di gestire le complessità di una macchina informatica, piuttosto che ad adulti vittime del “pc che oggi mi ruba il lavoro “!

    1. Che bel lavoro che fai Gabriele!
      In realtà noi tutti già viviamo con un computer in tasca, anche se lo chiamiamo ancora, scioccamente “telefono” (quanto a telefonare, i vecchi nokia o motorola pre- smartphone facevano un lavoro migliore di iphone, smasung e compagnia bella).
      Gli smartphone, i social, gli acquisti sul web: le persone non si rendono conto che già oggi fanno cose che anni fa erano impensabili oppure riservate solo a chi capiva di informatica e programmazione, perchè prima certe cose non erano user friendly.
      Nel mio piccolo, il primo programma di videoscrittura che ho usato – mi pare fossero gli anni della tesi di laurea o poco più, dunque circa il 1993 – era Lotus Symphony e aveva una procedura di salvataggio dei documenti veramente bizantina: fatta almeno di 3 o 4 passaggi diversi.
      Senza contare che non c’era il mouse, non c’erano le icone, era tutto in DOS (dunque in bianco e nero) perchè Windows non era nato.
      E sto parlando solo dell’esperienza di scrivere un documento, non di programmare!! Per i programmatori la vita era ancora più grama: dovevi essere un appasionato di algoritmi e derivate per scrivere quelle complicate sequenze sugli schermi di allora! Oggi, scrivere un programma facile con uno dei linguaggi inormatici più user friendly è qualcosa di molto più accessibile: tutti possiamo essere un pò nerd, insomma.
      Oggi tutti giochiamo con la teconologia ma manca il salto ulteriore: quello del passaggio da meri consumatori di teconologia digitale a quello di creatori almeno di software. Eppure esistono già tanti siti che insegnano gratis e in modo accattivamente come programmare e, quindi, come creare un software o un APP!

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