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6 ragioni (egoistiche) per avere un figlio

educazioneglobale baby2Se hai cliccato su questo post, magari dopo una ricerca su google è forse perché hai un momento di indecisione circa l’avere o non avere un figlio.

Il perché provo ad indovinarlo. Ti terrorizzano, nell’ordine: la responsabilità prolungata, il cambiamento di abitudini, i pannolini sporchi, la prospettiva di subire risvegli forzati in orari strani (e non per andare in discoteca o a bere una birra con due vecchi amici), i costi economici di crescere un figlio ed, infine, l’idea che diventerai una gran noia, come tutti i tuoi amici e le tue amiche che ti parlano ossessivamente di poppate, di capricci o della maestra del figlio.

Ebbene, no, non posso tirarti su, il drammatico elenco degli svantaggi è più o meno tutto vero, con larghe differenze individuali (fatti salvi i pannolini, cui non c’e’ scampo…ma anche quelli finiscono, prima o poi).

D’altronde, però, ci sarà una ragione per cui l’umanità continua a riprodursi (ben inteso avendo a disposizione metodi contraccettivi in abbondanza).

Negli Stati Uniti sta spopolando un libro che sia chiama Selfish Reasons to Have More Kids: Why Being a Great Parent is Less Work and More Fun Than You Think, insomma “ragioni egoistiche per avere un figlio“. L’autore è Bryan Caplan ed è professore di Economia alla George Mason University e blogger di EconLog e, ovviamente, è papà (di tre bambini).

Io però il libro non l’ho letto (ancora) e non ho letto nessuna recensione. Il titolo, però, mi ha ispirata e così ti darò le mie ragioni che, magari non sono quelle di altri.

Anche io cercherò di non essere smielata: ti fornirò le mie ragioni egoistiche per avere figli. Chissà se coincidono con quelle di Caplan?

Siamo pronti?

1. La prima ragione porta forse un po’ sfiga, ma é vera, ed è dedicata a tutti coloro che hanno paura di avere figli perché hanno paura di invecchiare. Avere figli vuol dire, infatti, cambiare generazione dalla sera alla mattina. Ebbene, la ragione per farlo è perché – anche se decidessi di non averne – non sarai giovane per sempre. Invecchierai comunque, perché il tempo ti presenterà il conto, prima o poi. Dunque tanto vale avere accanto un meraviglioso strumento di misurazione, una clessidra, un segnalibro, perché le pagine del libro della vita scorrerando avanti che tu le voglia voltare o no.

2. La seconda ragione egoistica per avere un figlio è quasi il contrario della prima: perché e’ una scusa perfetta per rimanere giovane “dentro”. Per ritornare bambini e ricominciare (o per continuare!) a giocare. Per insegnare al pargolo a giocare a calcetto, per avere qualcuno che ti accompagni per negozi e si diverta pure, per sederti d’estate sulla battigia e coprirti di sabbia come facevi vent’anni fa o per fare qualsiasi altra cosa ti vada di fare, perché, guarda, almeno per i primi anni, avrai un esserino che ti guarderà con infinita ammirazione, qualsiasi cosa farai. Anche se il tuo hobby è collezionare tappi di bottiglia.

3. La terza ragione è perché un figlio ti mette in contatto con il futuro e con il mondo. Ti comincerai ad interessare a quello che succederà tra 70 anni, perché qualcuno a cui vuoi veramente bene ci sarà certamente ancora. Ti interesserà anche quello che succede altrove, perche ciò toccherà, magari, la vita di una figlia con la passione dei viaggi…

4. La quarta ragione è che avere un figlio è doping a buon mercato. I primi tempi, i primi pianti, il primo sorriso, la prima parola, la prima volta che ti chiama mamma o papà, la prima pagella, il primo tuffo in piscina…tutte queste cose ti emozioneranno più che se accadessero a te. E’ garantito. Endorfine a go go. Quando sei genitore ogni cosa ti riguarda, ogni bambino altrui e’ un po’ anche figlio tuo, ogni pianto ti fa alzare la testa. E questo lo sanno anche i papà, ma in particolare, le mamme che hanno appena smesso di allattare e alle quali anche il pianto di un neonato altrui ha fatto uscire qualche goccia di latte.

5. Perché guardare un figlio che cresce è come fissare il fuoco nel camino: una specie di trip ipnotico che non si può spiegare se uno non l’ha provato.

6. Perché un figlio e’ l’unico caso di qualcosa che nasce organo (organo parassita nel ventre materno) e si fa ente (cioè persona).  Per questo è l’unico amore a prospettiva inversa. Che intendo dire? Che tutti gli altri amori iniziano con la conoscenza di un “altro-da-te” che finisci per attirare a te, con un movimento che va da lontano a vicino (come nell’amicizia o nell’amore coniugale). L’amore per un figlio è a prospettiva inversa: parte come uno che sembra un tuo prolungamento e poi, sorpresa!, si rivela altro da te.

E allora e’ tempo di lasciarlo andare per la sua strada.

Che peccato, vero? Perché nel frattempo avevi imparato tante cose, ci avevi preso gusto e, soprattutto era stato un gran divertimento.

Guarda, non è finita….magari più in là arriveranno i nipoti…

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Comments

  1. Mi permetto di inserire una mia battuta: I pupi sono come le macchine sportive… sapete perchè?
    Primo, puzzano.
    Secondo, non servono a nulla.
    Terzo, costano un fracco di soldi.
    Ma… quale ferrarista darebbe via la sua Ferrari?
    Però l’analogia finisce qui: la Ferrari, se te ne stufi, si riporta in concessionaria; il pupo no…

  2. Ciao. Bellissimo post. Mi riconosco in tutto ma soprattutto nel fuoco ipnotico! E’ davvero così’ e continua ad esserlo anche quando non sono più’ bambini.

  3. Bellissimo post Elisabetta. Visto che per me oggi e’ l’ultimo giorno in cui ho figlie teen-ager, e che da Ottobre saro’ un completo “empty-nester”, mi sento di collegarmi all’ultima frase del post, che e’ utile tenere sempre a mente quando si devono spegnere gli incendi accesi dai figli (in senso metaforico, se non letterale). Si trova in vendita online una calamita da frigo che dice: “Grandchildren are God’s reward for not killing your children”. In realta’ mi piace ancor piu’ nella versione meno cruenta: “I never realised how much I enjoyed children until I had grandchildren”

    1. Grazie Gianni! Allora faccio bene ogni tanto a ritwittare vecchi post 🙂
      Intanto auguri a tua figlia…per noi, invece, la strada è ancora lunga, ma poiché a me i piccolini non stufano mai, spero nei prossimi decenni di poter sfruttare il differenziale tra l’età della prima figlia e quella dell’ultimo (10 anni) per passare dal ruolo di mamma a quello di mamma+nonna senza soluzione di continuità. ce la farò?
      La risposta tra vent’anni, su educazioneglobale (sempre che il vlogging non sostituisca del tutto il blogging o che le figlie grandi non mi abbiano tolto il saluto…).

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