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Interchange Italia – Norvegia: che sorpresa, ho una figlia in più!

educazioneglobale CISVInterchangeE’ un giorno di Luglio sorprendentemente fresco per le normali temperature romane, quello nel quale la primogenita torna da Oslo. Non torna sola: con lei c’è un’altra dodicenne. E’ norvegese, sorridente e, ovviamente, biondissima.

Sorpresa! Per due settimane abbiamo una figlia in più. E non sono l’unica: siamo otto famiglie, ciascuna delle quali ospita una ragazza o un ragazzo norvegese. Si, perché i nostri ragazzi hanno preso parte ad un Interchange (un inter-scambio non un semplice exchange, dunque) tra famiglie, paesi e culture. Otto dodicenni italiani, equamente divisi tra femmine e maschi, che condividono un mese di vita con otto omologhi norvegesi, spostandosi tra i due paesi. Sono accompagnati da una leader (nel nostro caso è femmina, ma può essere anche maschio e deve avere più di 21 anni) e una co – leader (che deve avere 18 anni o più.).

L’Interchange, per noi in particolare, si è sostanziato in uno scambio tra la nostra figlia dodicenne e la sua (nuova) amica di Oslo. Nostra figlia è stata a casa sua per due settimane, ha mangiato salmone, ha ascoltato canzoni pop norvegesi e fatto il bagno nei fiordi. Ora – è il caso di dire – tocca a noi.

Tutto questo – e molto altro – accade a chi si iscrive al CISV, un’organizzazione internazionale cui abbiamo aderito nel 2012.

Di cosa si tratta? Cosa vuol dire “CISV”?

Un po’ di pazienza e ci arrivo.

La verità è che questa del CISV è stata una scoperta molto interessante per tutta la famiglia e sarà meglio, allora, che la narri in ordine cronologico.

Accade più di un anno fa. Per caso, un’amica mi racconta di questi summer camp “speciali”, in tutto il mondo. La cosa m’incuriosisce perché “CISV” è un acronimo che non ho mai sentito prima. Così parte la ricerca sul web e scopro che è un’organizzazione complessa e ramificata, che esiste dagli anni ’50, con sedi e delegati in tutto il mondo, o quasi. Building global friendship” è il suo motto. Basterebbe questa “mission” ad avvicinarmi all’organizzazione in questione, ma c’è di più.

Di tutti i siti CISV che consulto, quello internazionale mi sembra il più completo. E così, nel febbraio del 2013, mostrando la consueta sfiducia nelle cose nostrane, decido di scrivere una mail non alla sede di Roma, ma direttamente negli Stati Uniti. Nel chiedere informazioni racconto che sono una mamma che è molto “keen on providing my 3 children with a global perspective in life”.

E’ proprio per questo che rimango letteralmente basita quando dal “global” mi trovo travolta dal “local, praticamente in tempo reale (un evidente segno che l’organizzazione, pur basata sul volontariato, funziona). Non sono passate neanche dodici ore, infatti, che mi contatta una mamma, pure simpatica – la quale, come scoprirò, vive non lontano da me – che mi dice di essere una delle responsabili dei “Villaggi CISV” a Roma. In seguito mi racconterà, molto divertita, che la mia mail ha fatto il giro del mondo: “ma perché hai scritto a loro? Chiamavi me e io ti raccontavo tutto in un minuto!” mi dice divertita.

Sulle prime non capisco granché del CISV: ho letto la mission e la condivido appieno (del resto ho messo su questo blog sull’educazioneglobale….) e ho compreso che a 11 anni, la figlia maggiore potrebbe partecipare al suo primo “Villaggio”, un’esperienza internazionale di un mese fuori casa.

Così ci ritroviamo catapultati nel mondo CISV.

Solo che, per quest’anno, siamo arrivati tardi, mi spiega la mamma simpatica responsabile dei Villaggi. Dovevamo iscriverci a settembre scorso; ora i posti per Villaggi organizzati dalla sede romana sono tutti pieni. Con le ragazze sono a posto, cercano ancora due ragazzini (maschi) di undici anni per il Villaggio in Brasile e per quello di Milano. Due luoghi molto diversi, per un’identica attività internazionale.

Però, poi, ci invita ad andare egualmente ad una riunione di coordinamento che si terrà a casa sua, perché “non si sa mai”. E, con il senno di poi, avrà ragione.

In questa riunione, all’inizio un po’ caotica, genitori e ragazzini vengono separati. I primi ascoltano chi fa già parte del CISV raccontare le esperienze passate. I ragazzini, insieme a ragazzi più grandi, che, come scoprirò più tardi, sono già stati leaders o co-leaders, vanno in un parco. Lì svolgono giochi e attività per conoscersi meglio e “fare gruppo” (insomma, il gioco è una scusa per il team building). Non mi chiedete cosa veramente fanno: non l’ho ancora mai capito. Fatto sta, che, in qualche modo, i potenziali leaders e co-leaders valutano se un ragazzino è pronto a lasciarsi coinvolgere dagli altri. Mia figlia menziona un gioco che si chiama “leoni olandesi”. Un gioco di ruolo? Non ho mai capito.

“Tengo comunque il nome di vostra figlia nella lista degli aspiranti delegati per un Villaggio”, ci dice la mamma simpatica. “Vediamo se magari ci fosse la possibilità di partire con il CISV di Firenze…sapete, il Villaggio si può fare solo ad 11 anni e sarebbe veramente un peccato se vostra figlia perdesse questa possibilità”.

Passa del tempo, e quasi ci dimentichiamo della cosa.

Ma cosa è questo benedetto CISV? L‘organizzazione – che, per semplicità si potrebbe considerare come una forma di scoutismo internazionale e laicoha una storia affascinante.

Il CISV International (l’acronimo originariamente sta per Children’s International Summer Villages), è un’organizzazione internazionale aconfessionale ed apolitica, per costruire “l’amicizia globale”. Le attività CISV sono ludiche, ma i valori da trasmettere sono ben chiari: rispetto dei diritti umani, tolleranza verso il diverso, risoluzione di conflitti e sviluppo sostenibile. A ciascuno di questi argomenti è associato un principio educativo. In generale è applicato il principio del “learning by doing”, ossia dell’imparare facendo.

Il CISV offre una serie di programmi, ognuno con nomi, regole e metodologie diverse, al fine di offrire a bambini e ragazzi l’opportunità di incontrare coetanei di altri paesi, vivere con loro per un determinato periodo di tempo ed instaurare, così, amicizie interculturali. I ragazzini scoprono così che la differenza, anche quando c’è, non deve ingenerare ostilità.

Incoraggiando il rispetto delle differenze culturali e lo sviluppo della coscienza di sé, il CISV si propone di mettere tutti i partecipanti nelle condizioni di incorporare questi valori nella propria vita, da giovani o da adulti, per diventare cittadini globali attivi ed impegnarsi per un mondo più pacifico.

Ma la cosa più bella del CISV, più bella ancora dei suoi programmi, è la sua ragion d’essere.

Quale?

La storia non finisce qui: la si può leggere in quest’altro post!

 

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