consigli e risorse per essere cosmopoliti

Così è (se vi pare) il maestro elementare ideale

Chi ha figli alla scuola primaria ed è deluso da essa, dovrebbe acquistare il quotidiano “Il Sole 24 Ore”.  Dico seriamente.

Non tutti i giorni, però, ma solo la domenica. All’interno del “Sole” domenicale, come sanno tutti i lettori affezionati, c’è – come si suol dire – “un pregevole inserto culturale”.

Da un po’ di tempo, l’inserto culturale della domenica, si è arricchito di due pagine, intitolate come una domanda posta da una bambina di 5 anni, che cercava un adulto che le leggesse un libro:  “C’è qualcuno che sa leggere?”.

Ebbene, queste due pagine dell’inserto “C’è qualcuno che sa leggere?” sono dedicate ai più piccoli o, forse, ai loro genitori. Vi trovate le poesie di Toti Scialoja, alcune recensioni di libri per ragazzi, qualche fumetto e poi la rubrica per la quale vi consiglio di leggerlo: gli articoli di Franco Lorenzoni.

Non so quanto il suo nome sia noto a chi non si occupa di infanzia e di scuola, ma Franco Lorenzoni è un maestro elementare – rectius: “di scuola primaria” – di quelli straordinari, che si inscrive in una grande tradizione pedagogica che, nel mio personale olimpo, va da Mario Lodi a Gianni Rodari (che maestro non era, ma dell’infanzia si occupava ed io, bambina, ebbi l’onore di conoscerlo).

Lorenzoni è maestro elementare dal 1978 e appartiene al “Movimento di Cooperazione Educativa“,  un’associazione di insegnanti, educatori e dirigenti scolastici, attiva dagli anni ’50, che fonda la propria proposta educativa sul principio della cooperazione e sulla costruzione di una scuola sempre più pubblica, laica e democratica.

Lorenzoni vive in Umbria dal 1980, dove è maestro elementare a Giove. Autore di numerosi libri, ha fondato e coordina ad Amelia la Casa-laboratorio di Cenci, un centro di sperimentazione educativa per “bambini dai 7 ai 70 anni” intorno a temi ecologici, scientifici, interculturali e di inclusione.

Sul “Sole 24 Ore” domenicale, Franco Lorenzoni, in una rubrica intitolata “Elementare!”, tiene un suo diario di maestro.

Dimenticate, per un attimo, tutto quello che potete leggere in giro sulla scuola, scritto da chi a scuola vi insegna. Gli articoli di Franco Lorenzoni non sono le solite menate contro gli Invalsi o contro la “Buona Scuola” o il ricordo dei bei tempi andati, di come si faceva bene il latino nella scuola del passato…no…non sono né di tema sindacale né toccano i massimi sistemi. Come altri suoi scritti o documentari, sono il semplice racconto, affascinante, delle sue lezioni ai bambini della scuola primaria di Giove.

A leggerli, c’è da fargli un monumento (e da voler tornare bambini). Guardate come gestisce (o, meglio, come “lascia che sia”) un bambino irrequieto nell’articolo Mario, che trasforma la linea in un punto, oppure come registra i discorsi dei suoi allievi sull’immortalità o sull’ingiustizia, quando i bambini, dopo aver discusso, arrivano alla conclusione che, anche non accorgersi delle sofferenze degli altri, è un’ingiustizia (una lezione per tutti coloro che guidano o governano le sorti degli altri).

Leggete come spiega Talete ai bambini di quinta primaria oppure quando domanda ai bambini perché la luna cambia forma? e li coinvolge in una osservazione che dura diversi giorni, dove ci ricorda, saggiamente, che “se abbiamo fretta di trovare subito una risposta certa, magari cercando su internet, rompiamo l’incanto di guardare e riguardare il cielo cercando solo lì e nella nostra mente una spiegazione per nulla facile da dimostrare” .

Lorenzoni fa lezione in aula o all’aperto, usando carta e matita o scrutando il cielo. Parte da una domanda dei bambini o pone una domanda ai bambini. Poi, ascolta e registra le loro conversazioni, mai banali, e, maieuticamente, ogni tanto puntella la conversazione con una muova domanda. Sicché, alla fine, i misteri della geometria o il movimento degli astri sono svelati dai bambini stessi.

Quello che vi colpirà, leggendo le sue lezioni e le conversazioni dei bambini che lui fedelmente registra, è il fatto che dà ai suoi allievi, per citare una altra insegnante di scuola primaria, “il tempo di perdere tempo”.

Lorenzoni infatti è convinto che si impara di più e meglio dialogando con metodo e sulla base di problemi da risolvere che per discipline (materie) e lezioni frontali, ed è paradossale che, ormai, c’è più di tutto questo nel sistema di istruzione inglese o americano, che in quello italiano.

Poi leggi le lezioni di Lorenzoni e ti accorgi che, laddove c’è un insegnante fuoriclasse, il sistema di istruzione trascende se stesso.

Lorenzoni, infatti, è assai più moderno della media degli insegnanti di scuola primaria (ma ci sono le eccezioni, come ho mostrato in Viva la scuola pubblica! Intervista ad una Maestra per vocazione). Le sue lezioni ci ricordano (ma ve n’era forse bisogno?) come una pedagogia di qualità si basi più sulle caratteristiche dell’insegnante come persona che non sugli strumenti che questo usa. L’insegnante può usare la matita e la carta da lucido, la voce o il gessetto, la LIM o il quaderno, il tablet, le stampanti 3D o Arduino, oppure, ancora, nulla di tutto questo. La leva, tuttavia, rimane sempre la stessa: la curiosità dell’infanzia, le sue domande e un docente che conosce le risposte, ma non ha fretta di darle, perché vuole che ci arrivino i bambini ragionando.

Quello che conta, non è solo la risposta o le risposte ma il processo, non solo la soluzione, ma il ragionamento. Per fare lezione così, però, bisogna essere illuminati, avere pazienza e mestiere, altrimenti tutto si sfilaccia. E guardate, rileggendo le lezioni che ho citato, che, alla fine, quello che insegna ai suoi allievi non è solo la geometria, la filosofia, il movimento degli astri ma anche molto altro. Sono le capacità trasversali, i famosi soft skills che fanno la parte del leone in tanti corsi aziendali e che i datori di lavoro sempre cercano: la risoluzione di problemi (problem solving), il metodo scientifico (formulare ipotesi e metterle alla prova), il team building, ossia la costruzione del gruppo, attraverso il rispetto reciproco e l’accoglienza delle diversità e poi qualcos’altro, di cui non si parla mai abbastanza: la scuola come luogo democratico, a cominciare dal dialogo (tutti possiamo avanzare delle ipotesi, ognuno ascolta gli altri, quello che conta è come motiviamo le ipotesi).

Fossi il Ministro dell’istruzione pubblica darei gratis una copia del “domenicale” ad ogni maestra (o una stampata dei link che ho inserito più sopra) e consiglio vivamente a chi insegna di leggersi i suoi pezzi e trarne spunti, ispirazioni e confronti per le proprie lezioni.

Quanto a noi genitori, sarebbe da trasferisci tutti a Giove! Nel frattempo, però, potremmo chiedere agli insegnanti dei nostri figli se conoscono Lorenzoni e cosa ne pensano: ne sorgerà una discussione interessante.  Se, invece, non lo conoscono, a fine anno, quando è d’uso fare un regalo agli insegnanti, evitiamo di acquistare il solito paio di guanti e regaliamo loro i suoi libri,  come “I bambini pensano grande“. Ne coglieremo, se saremo fortunati, i frutti.

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Comments

  1. L’ottimo Maestro Lorenzoni mi fa venire in mente quanto diceva piu’ di un secolo fa Pasquale Villari nelle sue “Lettere meridionali”: noi italiani siamo bravi nell’ “io”, non siamo bravi nel “noi”.
    Se vi capitasse, rileggete quel testo, si trova gratis in rete: scoprirete che gia’ allora quel signore era andato a Eton a vedere come andavano li’ le cose, aveva fra l’altro chiesto a quanto ammontasse lo stipendio del rettore e aveva fatto un paragone a noi non favorevole…

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