consigli e risorse per essere cosmopoliti

10 cose che ho imparato in 15 anni da mamma

1.  Un figlio non è un progetto, è una persona. Un figlio non è una versione riveduta e corretta in meglio di te stessa/o. Quindi, se rimpiangi di non aver studiato pianoforte, comincia a prendere lezioni tu, prima di farne prendere a tuo figlio. Intanto perché l’esempio è la miglior predica e poi perché, se non altro, ti sarai divertita.

2. Essere genitore vuol dire anche aver bisogno di aiuto. Il miglior amico di un genitore è un altro genitore. Il peggior nemico di un genitore è un altro genitore. Impara a distinguere i primi dai secondi. Si possono avere idee molto diverse su come crescere i figli e rispettarsi a vicenda. Se, invece, un altro genitore è costantemente invadente, giudicante e aggressivo, non c’è nessuna ragione per frequentarlo.

3.  Crescerai i figli per vederli andar via, il che significa che li amerai sempre di più di quanto sarai amata/o. All’inizio hanno bisogno di te più di quanto tu avrai bisogno di loro, ma poi accadrà il contrario. Quando la tua casa sarà di nuovo in ordine sarà anche, improvvisamente, vuota.

4.  La precocità è una delle forme dell’intelligenza, ma non l’unica e non necessariamente la più importante. Dei tre figli, una leggeva le lettere dell’alfabeto a due anni e tre mesi: questo, come altri vantaggi intellettuali che aveva, è stato quasi ininfluente nel medio periodo. Ogni persona è un aggregato di elementi che, nell’interazione con i propri pari, giocano ora a vantaggio ora a svantaggio della persona stessa. Sulla precocità ho imparato, alla fine, che il talento che ha contraddistinto il bruco potrebbe non essere quello che farà volare la farfalla

5.  Per qualche strano motivo, l’intelligenza e la riuscita scolastica e sono due elementi connessi in alcuni individui e totalmente sconnessi in altri. Uno lo sa e, tipicamente, lo dimentica quando si tratta dei propri figli. Vi sono persone intelligenti con molta poca voglia di studiare, specie in momenti determinati della loro vita, e persone assennate e diligenti ma prive di particolari guizzi di genio. Vi sono persone intelligenti e studiose che poi crollano nel passaggio tra scuola e mondo del lavoro perché il secondo richiede assai più grinta e aggressività della prima. Vi sono, inoltre, manifestazioni d’intelligenza che non si possono esprimere a scuola perché non si “incarnano” in alcuna materia scolastica.

6.  E’ bello e giusto cercare di trasmettere ai figli i propri valori, i propri gusti e fornirgli stimoli culturali. E’ inutile, invece, aspettarsi dei risultati. Per giudicare, bisognerà aspettare l’età adulta. Nel frattempo, meglio il genitore rilassato del genitore troppo ambizioso.

7.  C’è un’altissima possibilità che tuo figlio/a non avrà i tuoi stessi interessi. Anzi, parafrasando Oscar Wilde, agli interessi bisognerebbe applicare questa massima: non sperare che tuo figlio abbia buoni interessi, è già tanto che ne abbia uno. A tua figlia piaceranno cose che odi e dispiaceranno le cose che ami. Dunque, se a te piace leggere Balzac e fare danza classica, sappi che vi sono alte possibilità che ti capiti una figlia che legge solo lo schermo del telefonino e intende dedicarsi al calcio femminile. Quando te ne sarai fatta una ragione, e avrai cominciato segretamente a gioire dei successi della sua squadra di calcio, vedrai che tua figlia vorrà smettere: avrà già cambiato interessi.

8.  Se tua figlia ha i tuoi stessi interessi potrebbe anche voler dire che non è ancora “sbocciata”. Se , come te, ama leggere e fare danza classica ma non ha ancora raggiunto la pubertà, aspetta a compiacerti. Non sai ancora cosa succederà quando sarà adolescente e dovrà entrare in competizione con te, criticarti e tentare di distruggerti. Goditela, per ora, ma incrocia le dita: non si sa mai!

9. I genitori non sono onnipotenti, dunque non hai tutti i meriti nè tutti i demeriti. Se il tuo bambino è il primo della classe, si concentra tranquillamente per ore a giocare a Lego, riesce con facilità in tutti gli sport ed è anche socievole e sorridente, ciò ha probabilmente meno a che fare con le tue abilità genitoriali di quanto pensi. E’ che, insieme al partner, gli avete passato i geni giusti. Ah, un’altra cosa: non è detto che siano i vostri. Potreste essere “portatori sani” di un corredo genetico superiore. Se è figlio unico, il problema è che probabilmente non te ne renderai conto e tenderai a collegare i suoi successi ai tuoi comportamenti di genitore. Se di figlio ne hai più d’uno, saprai, in cuor tuo, che quello che dico è vero.

10.  Quando hai più di un figlio quello che ha funzionato con uno spesso non funziona con l’altro, anche se sono gemelli.  In ogni caso, ad ogni nuova maternità o paternità arriverai con maggiore esperienza, maggior rilassatezza ma eguale stupore. La genitorialità è il solo gioco nel quale, ogni volta, cambiano le regole.

P.S. Il libro “Brain Rules for Baby“, che mostro nella foto, è un gran bel libro e una lettura godibile. Clicca qui per la versione italiana.

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Comments

  1. D’accordo su tutto, solo metterei il punto 3 al primo posto. Come diceva la mia tata a mia madre, nel suo dialetto: -Signora, ea se ricorda che i fioi i xe in prestio!
    ovvero, che i figlioli sono in prestito.

  2. Dieci preziosi consigli da tenere a mente: grazie Elisabetta per la lettura suggerita.
    Quanto al punto 3, concordo con Francesco: è il nocciolo della questione ed è il più difficile da praticare quando viene il momento.
    A questo proposito ogni tanto io riascolto con piacere “A modo tuo”, una canzone di Elisa, un condensato di poesia che canticchio per ricordarmi ciò che mi aspetta!

  3. Grazie Elisabetta (anche se il punto 3 é stata, ahimé, non dovrei dirlo, una pugnalata al cuore).

  4. Uno dei post più belli. Concordo su tutto.
    Il punto 7 poi, è proprio il “mio”. Guardo mia figlia e la vedo così diversa da come ero io da piccola…io desideravo fare danza classica, lei calcio femminile. Io adoravo leggere, lei per niente. Ammetto di fare un po’ di fatica ad accettare che lei è lei e che devo rispettare le sue inclinazioni. Ma poi, me ne faccio una ragione, la assecondo e rimango meravigliata:mi sorprende proprio perché per tante cose non mi somiglia. Del resto, ci sono anche dei lati positivi: meglio che non abbia “ereditato” la mia avversione per la matematica!

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