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Scuola dell’infanzia bilingue…e poi?

educazioneglobale scuola dell'infanzia 2Quando si avvicina il momento della scelta della scuola noi genitori siamo presi da mille dubbi. Anche per la scuola dell’infanzia, infatti, si aprono tante opzioni diverse. Anzitutto scegliere una scuola vicino a casa o vicino al lavoro dei genitori? Una scuola dell’infanzia Montessori o meno? Una scuola pubblica o una privata? E se privata, perchè non una scuola steineriana, o una scuola bilingue o trilingue?

Mi ha scritto Gabriella di Roma, mamma di un bambino di 2 anni e mezzo, con un quesito di questo genere, collegato alle scuole di Roma. Ecco la sua lettera:

“Mi chiamo Gabriella, ti ho conosciuta per caso navigando su internet alla ricerca di informazioni sulla scuola dell’infanzia per mio figlio. Essendo nel clou del momento in cui andrebbe compiuta la scelta per il prossimo anno sono assalita da numerosi dubbi. Uno, in particolare, riguarda il bilinguismo e ho pensato di ricorrere alla tua competenza e disponibilità per chiederti un consiglio.

Noi abitiamo in centro, vicino Colle Oppio (ma c’è in ballo un possibile cambio casa in zona  Nomentana). Abbiamo al momento solo un bimbo (che non ha sinora frequentato il nido) ma in progetto ci sarebbe la voglia di aumentare la famiglia. Io e mio marito siamo entrambi di madrelingua italiana, viaggiamo per lavoro ma ‘lavoriamo in italiano’ e abbiamo, dunque, una conoscenza dell’inglese solo ‘sufficiente’.

Adesso non riusciamo a capire quale sia la cosa migliore da fare. Più che su una scuola internazionale io, in base alla storia della nostra famiglia, preferirei  una buona scuola bilingue. Il punto è che anche in prospettiva di avere un altro figlio non potremo permetterci due percorsi completi fino alle medie o al liceo in qualche scuola privata.

Allora il primo dubbio è: ha senso investire  dei soldi in una materna bilingue e poi dalla scuola primaria passare al pubblico cercando di fargli coltivare quello che ha imparato con corsi di lingua, film e cartoni, e quando possibile viaggi all’estero? In sostanza, tre anni di bilinguismo nella fase ‘spugna’ che va dai tre ai sei anni servono a qualcosa o sarebbero solo soldi buttati?

Altro dubbio è sulla scelta della specifica scuola.  Nella mia zona, almeno dalle ricerche che sto facendo, non c’è granchè. Proprio sotto casa avrei la Maisonette (trilinguismo e solo fino alla scuola dell’infanzia) ma, a parte essere molto costosa (costa anche di più di altre scuole internazionali famose), non conosco bene il metodo. O meglio l’ho letto e ho parlato con la dirigente ma non sono in grado di valutare se sia efficace o meno e soprattutto all’altezza della retta che chiedono. Tu la conosci?

Mi sai indirizzare su altre scuole nella mia zona o anche nel II Municipio? Ed, infine, che cosa pensi delle due scuole collegate all’Opus Dei che stanno sulla Nomentana (Petranova e Iunior International school)? Scusa se sono stata un pò lunga e ti ringrazio in anticipo per i consigli che mi potrai dare”.

educazioneglobale scuoladell'infanziaCome affrontare la questione.

Cara Gabriella, ovviamente io non ho tutte le risposte (oppure quelle che ho potrebbero non essere tutte corrette), ma volentieri ragiono sul tuo quesito, per darti qualche elemento in più.

I soldi spesi in una scuola bilingue non sarebbero buttati ma il triennio dell’infanzia, dai 3 ai 6 anni, in una scuola bilingue non è assolutamente sufficiente a gettare delle basi solide.

Semmai la cosa potrebbe avere senso se tuo figlio facesse un triennio di scuola internazionale, dove si parla solo inglese e dove almeno un 30% (se non un 50%) di bambini sono, in genere, madrelingua. Tuttavia le scuole internazionali costano anche più delle bilingui e giustamente, dal loro punto di vista, tendono a non ammettere chi sa già dall’inizio che non potrà continuare.

In una scuola bilingue la quasi totalità dei bambini sono italiani e la compresenza di insegnanti madrelingua inglesi ed italiani fa si che l’approccio alla nuova lingua sia molto morbido, dunque l’acquisizione è lenta: varrebbe la pena continuare almeno per tutta la scuola primaria.

Quanto alle scuole più o meno bilingui sulla Nomentana c’è il Marymount, che ha però lunghe liste di attesa, almeno per la scuola dell’infanzia. Della Petranova e dello Iunior non so molto, mi dicono che sono organizzate molto bene, ma con dieci ore di inglese settimanali le considererei più delle scuole ad inglese “potenziato” (o “rafforzato”) che vere e proprie scuole bilingui (e sono molte le scuole paritarie di stampo cattolico che stanno rafforzando le ore di inglese: ad esempio il Villa Flaminia), inoltre c’è anche il fatto della separazione di genere che è una scelta un pò radicale, specie in una scuola confessionale. Sempre in zona Nomentana c’è un’altra scuola dell’Infanzia bilingue: The giving Tree, non ne so nulla di diretto, però.

In generale, molte scuole che rafforzano le ore di inglese usano forse con eccessiva disinvoltura l’aggettivo “internazionale” o “bilingue” per definire la propria offerta formativa quando, invece, sono ancora ai primi passi di questo percorso.

Ti segnalo, nel caso rimanessi a vivere a Roma centro, che è nata da poco una nuova scuola bilingue, la St. Philips School. Sta in zona San Giovanni e forse potresti andare a prendere informazioni.

Infine, circa la Maisonnette, ha fama di essere una buona scuola (anche se la ‘casa madre’ è ormai quella di via Treviso e il marchio è diventato un franchising) e, comunque, è stata una delle prime realtà ad operare seguendo il principio “one person one language“.  Tuttavia è nata come scuola francese e solo dopo è diventata una scuola trilingue, per cui penso che l’imprinting rimanga francese, ma magari mi sbaglio.

Io ritengo che una lingua debba portare con sè un pò della propria cultura: masticare un pò di inglese senza capire quali sono i valori anglosassoni (responsabilità individuale, tendenza all’associazionismo, forte senso del dovere ecc…) non è sufficiente.

Ad ogni modo mi pare che il problema principale sia quello dell’investimento finanziario a lungo termine e non tanto quale scuola scegliere.

Mi chiedo, quindi, se, nel vostro caso non sarebbe più saggio investire – se avete lo spazio – in una ragazza alla pari; su questo blog ci sono ben quattro post sulle ragazze alla pari: come trovarle, come impostare il rapporto e così via.

Alla au pair potreste aggiungere una “lezione giocata” settimanale da fare insieme alla mamma (o al papà!), da subito.

Ci sono varie scuole di lingua a Roma specializzate nelle ‘lezioni’ ai più piccoli, io non le conosco di persona, ma dai siti web ce ne sono alcune che mi sembrano più centrate di altre intorno ai bisogni dei bambini piccoli. Inoltre mi pare che alcune abbiano anche docenti che vengono a domicilio. Eccole:

C’è inoltre TLNet (The Language Net) fornisce insegnanti a domicilio, sia per adulti sia specializzati per bambini.

E poi ci sono i playgroup di Bilingue per gioco, si chiamano Learn with Mummy e ce ne sono in tutta Italia: un altro modo per fare dell’inglese un appuntamento ludico, in famiglia.

La combinazione “au pair” più “lezione-gioco in inglese”, se portata avanti con costanza per un certo numero di anni potrebbe essere decisiva. Anche in questo caso la costanza paga: due/tre anni non sono sufficienti.

Spero di averti aiutata…pensaci su e facci sapere poi cosa avete deciso….commentando questo ‘post’. E, come al solito, chi ha consigli per Gabriella è il benvenuto!

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Comments

  1. Ciao io sono di brescia e da noi ci sono diversi istituti..io ho un bimbo di tre anni che frequenta il preasilo in una scuola bilingue però io l’ho iscritto perché c’è la possibilità di fargli fare un percorso completo cn asilo elementari e medie..già adesso sa contare fino a /0 in inglese e dice parecchie paroline ..ma il bello nn è che le ha imparate le ha assimilate come se fosse naturale ..i sacrifici si fanno x il loto futuro..secondo me vale la pena..

  2. Ciao gentilissima Elisabetta, ti seguo e ti stimo molto da vario tempo e ci terrei ad avere una tua opinione.
    Abbiamo un’unica figlia di 5 anni che sta frequentando l’ultimo anno di asilo internazionale, questo è il quarto ed ultimo anno.
    Per il prossimo anno siamo ancora indecisi se farle frequentare una scuola elementare internazionale abbastanza lontana da casa, dove pare che però facciano parecchie attività interessanti anche a livello sportivo oppure una scuola tradizionale pubblica italiana ad orario ridotto con integrazione dell’inglese nell’attuale British di 3 ore a settimana. Essendo figlia unica vorremmo che riuscisse a crearsi una serie di relazioni sociali con i bambini di una scuola vicino casa, così facendo però andrebbe man mano a perdere tutto quello per cui abbiamo investito fino ad oggi, cioè la lingua inglese. In pratica con la scelta della scuola pubblica passerebbe da 35 ore a settimanali a 5 ore settimanali.
    Un’altro mio dubbio è anche questo: nostra figlia e’ figlia unica e per certi versi anche un po’ timida, ha un buon carattere che deve certamente fortificare. La fortificherebbe più una scuola pubblica laddove possa crescere confrontandosi con una platea mista, oppure una scuola privata che le desse più stimolanti input sia didattici sia sportivi?
    Mia figlia tra l’altro ha espresso il desiderio di frequentare una scuola italiana che si trovi vicino casa…
    Grazie mille per la tua attenzione e a presto.
    Ada

    1. Ciao Ada,
      la questione è:
      1. quale scuola internazionale? Non sono tutte uguali
      2. lo fate solo per l’inglese?
      E’ un tema che forse non ho affrontato ancora come si deve sul blog, la questione è che molti sono portati a scegliere una scuola internazionale per dare la possibilità di apprendere l’inglese ai propri figli. Questo va benissimo finché sono piccoli, ma poi bisogna anche considerare se si apprezza e si condivide la cultura in cui li si sta inserendo e questo lo potete sapere solo voi.
      E poi, scuola americana o inglese? (canadesi o irlandesi ce ne sono poche in Italia, dunque faccio gli esempi più ricorrenti).
      Quanto alla qualità della scuola è certamente più facile valutare la secondaria che la primaria (si possono controllare i test rispetto al curriculum di riferimento, ad esempio il numero di corsi disponibili, i risultati IB o A level o AP o IGCSE, etc.) ma una buona “rule of thumb” è la presenza folta di persone di quella lingua o cultura.
      Insomma, se decidete per la scuola internazionale puntate alla più quotata dagli stranieri e dalle ambasciate; se invece ritenete che vi interessa solo la lingua, mandatela pure alla scuola italiana ma prendete una au pair madrelingua o una baby sitter madrelingua almeno 2 o 3 volte a settimana. E poi integrate con i summer camp.
      Quanto al fortificarsi accadrà comunque.
      Le scuole internazionali serie sono omogenee per censo ma molto varie per nazionalità, lingue e culture.
      La scuola pubblica è più varia per censo ma meno varia per nazionalità (malgrado la politica semirazzista dall’attuale governo in Italia abbiamo molti meno stranieri che in altri paesi).
      Infine tocca pensare anche un pò alla logistica, ma questo dipende molto da dove abitate…

      1. Grazie mille Elisabetta, il
        suo parere mi servirà sicuramente per la scelta che andremo a fare nei prossimi mesi. Mi ha dato spunti nuovi su cui ragionare insieme a mio marito. La nostra scelta potrebbe ricadere tra una scuola internazionale americana e scuola Statale Italiana.
        La saluto con affetto.
        Ada

  3. Che notizie abbiamo sul Villa Flaminia scuola primaria? Non è bilingue ma ci sono 8 ore di inglese alla settimana. Referenze? Grazie

    1. Ho conoscenti che mandavano i figli lì e li hanno spostati dopo la primaria. Era vari anni fa, ma il bilancio unanime era che se era per l’inglese, il gioco non valeva la candela. Però tutte soddisfatte per quanto riguarda la scuola nel complesso, la location e, soprattutto, lo sport.

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