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Come studiare in una università nel Regno Unito? La parola all’esperto

educazioneglobale università nel Regno UnitoStudiare all’estero è un progetto accarezzato da molti studenti italiani. Per molti italiani, tuttavia, il termine “estero” si traduce in un solo modo: Regno Unito. La seduzione della lingua inglese è una delle principali motivazioni di questa tendenza (benché, in realtà, il “mercato” dell’istruzione universitaria offra corsi in lingua inglese in tanti altri paesi europei: Olanda, Danimarca, paesi scandinavi; prima o poi ne scriverò).

Per ora, quindi, come già fatto nel post Università in Inghilterra: il British Council ti dà una mano affronterò il tema dal punto di vista di chi vuole andare a studiare in UK. Effettivamente, con i suoi 35.000 corsi universitari da cui scegliere, il Regno Unito è sempre una meta attraente.

Se scrivo ancora del Regno Unito, però, c’è un’altra buona ragione: ho l’occasione imperdibile di intervistare una persona che ha esperienza del sistema universitario inglese per tre motivi. Il primo motivo, più personale, è che vive in UK e ha tre figli all’Università. Il secondo è che all’Università inglese insegna da più di un quarto di secolo, dunque ha ampia esperienza del relativo sistema accademico anche sotto il profilo dell’offerta (chiamiamola, se vogliamo, “supply side education”). Il terzo, guarda un po’, è che, da economista, si occupa anche di education!

Si chiama Gianni De Fraja, insegna Economics all’Università di Nottingham e a Tor Vergata e, oltre a vari articoli scientifici, ha scritto anche articoli divulgativi proprio sul sistema didattico britannico (si veda, da ultimo, Vita da universitario: che differenza tra Italia e Inghilterra!).

educazioneglobale Unibersità nel Regno Unito 2Gianni, intanto grazie di questa opportunità e del tempo che stai dedicando ai lettori di educazioneglobale.loc. L’istruzione è sempre stata un’ossessione britannica: gli inglesi si riconoscono e si distinguono tra loro per come parlano e per dove hanno studiato. Partiamo quindi da una domanda generale: secondo te, ad uno studente italiano conviene studiare nel Regno Unito? Voglio dire, al di là delle differenze – peraltro immense – tra università, ci sono delle motivazioni e delle materie per le quali studiare in UK è veramente meglio che studiare in Italia?

Vi sono due importanti differenze “strutturali” tra le università in Italia e nel Regno Unito. La prima è che nel Regno Unito le materie sono studiate più a fondo, ma c’è meno ampiezza di conoscenza: ad esempio un laureato di economia in UK fa 30 esami di economia, ma può evitare diritto, ragioneria, economia aziendale, le lingue etc. Ci sono eccezioni: una laurea in medicina è equivalente nei due sistemi. La seconda è che nel Regno Unito, al contrario che in Italia, l’insegnamento è calibrato sulle capacità degli studenti di ciascuna università (un corso di analisi matematica per ingegneri è piuttosto simile a Padova e a Palermo, è invece di livello radicalmente diverso a Oxford e Derby). È fondamentale, quindi, distinguere tra un’università inglese e un’altra: non si può generalizzare, così una laurea in economia a Tor Vergata vale sicuramente di più di una in Economics a Poppleton (nome fittizio di università di basso livello, non voglio offendere colleghi…), e sicuramente di meno del PPE a Oxford o del BSc in Economics alla LSE. Quindi, Elisabetta, direi che ci sono lauree migliori in UK, ma anche peggiori; è essenziale aver conoscenze accurate, e non farsi guidare dallo snobismo di affermare che in Inghilterra tutto è meglio che in Italia. Oltre a consultare i classici ranking delle università, che spesso misurano aspetti che allo studente interessano meno, io consiglio sempre di vedere quali sono i requirements di accesso: le università più serie tengono l’asticella più alta, e, avendo studenti migliori, possono offrire corsi più avanzati. È importante anche prendere informazioni personali, leggendo i dettagli dei corsi, studiando le pagine web, e magari visitando di persona un paio di università.

Per accedere alle università del Regno Unito lo studente non può contattare direttamente l’università desiderata, ma deve obbligatoriamente passare per l’eccellente ed efficiente sistema che prende il nome di UCAS (Universities and Colleges Admissions Service) e che rappresenta una sorta di “ingresso unificato” a tutto il sistema universitario. Questo “sistema di ammissione universitario” è parecchio complicato. Gianni, spiegaci qualcosa dell’UCAS. Cosa deve fare lo studente italiano che non ha studiato in una scuola internazionale e, dunque, non è in possesso di titoli quali gli A level?

L’UCAS lo conosco bene, essendoci passato da genitore tre volte, oltre ovviamente ad esserne stato coinvolto come preside/capo dipartimento. Lo studente si registra e seleziona 5 corsi di laurea (quasi sempre in 5 università diverse, ma non è obbligatorio). L’UCAS manda i dettagli dello studente a queste 5 università. Le università poi decidono se ammettere lo studente.

I voti degli A-level necessari per l’ammissione sono ampiamente pubblicizzati sui siti universitari. Come accennavo, tendono a variare moltissimo da università a università e da facoltà a facoltà, e, seppur in misura minore, anche da corso a corso per la stessa facoltà. Le università “buone” si basano solo sugli A-level (i tre migliori), e talvolta richiedono condizioni sui GCSE (ad esempio: tre A-level con voti ABB, e almeno B in GCSE mathematics). Altre università si basano sui punti complessivi della “tariffa”: uno studente può ottenere punti con altri corsi non accademici, o con altre attività (volontariato).

L’esame di Stato italiano è riconosciuto: ogni università, naturalmente, è libera di fissare il voto che preferisce, o di non accettarlo. La corrispondenza tipica è A*AA=95; AAA=90, e così via: ci sono eccezioni: per esempio Nottingham richiede 90/100 alla maturità, nonostante l’offerta tipica sia A*AA. Inoltre occorre aver passato lo IELTS con voto complessivo pari a 7 (e almeno 7 sia in reading, sia in writing). Un altro esempio: la London School of Economics, l’ultima volta che ho sentito, chiedeva 95 (ha un’offerta standard di A*AA, ma con A* in matematica).

Quando cominciare a fare application? Spiegami bene la tempistica per lo studente italiano che segue un corso di studi superiori quinquennale anziché quadriennale.

Il dibattito quadriennale/quinquennale è un po’ fuorviante. In realtà gli anni di scuola sono gli stessi, la divisione è (può essere) un po’ diversa (come spiego qui), quindi lo sviluppo e l’esperienza d uno studente italiano sono simili a quelle del suo collega inglese. Le domande di ammissione vanno fatte, tramite UCAS, in autunno/inverno. Un ragazzo che fa la quarta superiore in Italia (quindi farebbe la maturità nell’estate 2017, per cominciare l’università in autunno 2017), dovrebbe cominciare a pensarci adesso, visto che la domanda va fatta alla fine del 2016. Suggerirei senz’altro almeno una visita a un campus nell’occasione dell’open day (nell’autunno prima di far domanda) e, se possibile, una visita riservata agli offer holders (durante il quinto superiore). È importante rendersi conto di come funziona la vita, non tanto le lezioni, che sono simili in Italia, ma le mense, le case dello studente, le attività extra curricolari, etc.

Non so se sai che molti licei italiani stanno ora adottando nel loro curriculum esami IGCSE in aggiunta al curriculum italiano. Ciò garantirebbe – a sentir loro – maggiori crediti per accedere ad università italiane ed estere. Ho verificato che vi sono università italiane che riconoscono crediti per gli IGCSE. Ma in Inghilterra, dove gli IGCSE (ed il loro equivalente, i GCSE) sono solo il completamento dell’istruzione obbligatoria e dove gli studenti si presentano con gli A levels (per Oxford e Cambridge spesso anche con 9 A levels con voti tra A ed A*, roba da fare impallidire molti 100 e lode del nostro esame di Stato) è vero che aver sostenuto gli IGCSE dà qualche vantaggio?

Per quelle “buone” credo di no: vedi sopra quanto dico della tariff: altre università considerano punti per i GCSE, e quindi anche per quelli internazionali (IGCSE). Alcune università (Oxford, Cambridge, Imperial College, Warwick), oltre agli A-level, chiedono esami specifici (B-Mat, Mat, G-Mat, STEP, Philosophy test): questi sono esami privati, che in UK sono amministrati dalle scuole, all’estero al British Council (credo). Per Oxford questa (e il colloquio) è l’informazione più importante, gli A-level contano meno (ad esempio, per molti corsi, Oxford ha un’offerta abbastanza “bassa”). Nota, Elisabetta, i tempi: le offerte vengono fatte a partire da ottobre, mentre i risultati degli A-level sono ufficiali in agosto. Quindi le università fanno offerte sulla base dei voti previsti comunicati dalle scuole. Sottolineo anche che ad uno studente non conviene farsi predire voti troppo alti, perché deve poi ottenerli!

I GCSE entrano in gioco a questo punto: esistono uffici di ammissione, che dovendo discriminare tra studenti con gli stessi predicted A-level, si basano sui voti ottenuti dagli studenti ai GCSE (che si fanno alla fine del terz’ultimo anno di scuola, e quindi il risultato è noto). Tipicamente, vengono considerati gli 8 voti migliori, e spesso, il voto medio è aggiustato per tener conto della media della scuola.

 

educazioneglobale Università nel Regno Unito 4A parte il voto finale dell’Esame di Stato quali sono, secondo te, le capacità, le conoscenze o i titoli sui quali lo studente italiano deve puntare per accedere al sistema universitario britannico?

Per accedere, direi che basta l’esame di Stato, come spiego sopra. Per completare il corso ci vuole determinazione e coraggio: si è, a 18-19 anni, in un ambiente sconosciuto, diverso da quello che ci sarebbe in Italia, lontano da casa, con un clima, almeno per chi viene dal Po in giù, ben più uggioso, con cibo diverso e una lingua diversa. Passato il primo anno la vita diventa più facile, ci si abitua, e in molti casi ci si entusiasma. Gli undergraduate italiani che ho avuto come studenti avevano una buona preparazione di base e si sono tipicamente laureati con ottimi voti.

Per iscriversi ad un corso di laurea undergraduate presso una delle Università del Regno Unito è ovviamente necessario conoscere bene l’inglese. Per dimostrarlo occorre possedere una certificazione che attesti un’adeguata conoscenza della lingua. Su questo blog, nei vari commenti, è nata una querelle che non abbiamo ancora risolto, sul fatto se sia più utile avere il Proficiency o lo IELTS (anche a parità di voti dei due certificati). Il primo non scade e il secondo sì, entrambi sono attendibili ovviamente perché sono corretti in modo oggettivo. Tu sai cosa convenga tra i due?

Non saprei. Ho chiesto al nostro admission officer, che mi ha detto che si deve avere IELTS o TOEFL, ma gli uffici hanno molta discrezione su questo punto: la cosa da tener presente è che l’obiettivo delle facoltà è evitare di ammettere studenti che fanno fatica a tenere il passo: al contrario che in Italia, dove questi restano indietro con gli esami e vanno fuori corso e/o abbandonano, in UK uno studente che fa fatica richiede riunioni, esami di ripetizione, e una facoltà viene giudicata dal numero di studenti che finiscono bene.

 

E’ vero che prima di iniziare è necessario avere una lettera di referenza scritta da un insegnante dell’istituto dal quale provieni?

Forse non all’inizio, comunque a un certo punto le università la chiedono. I docenti inglesi ovviamente sanno cosa scrivere; in pratica, quando si spiega la richiesta a un docente italiano, è bene che chi la scrive spieghi che conosce personalmente lo studente che raccomanda, e che si attenga a fatti rilevanti (ad es. “è stata capoclasse, non ha mai dato problemi di frequenza, disciplina o puntualità”).  Val forse anche la pena spiegare i voti annuali, definendoli in termini di percentuale nella classe o nella scuola (ad es. “dati i suoi voti, era tra i primi 20 sui 150 studenti del suo anno”): questo è importante, visto che la corrispondenza tra voti all’esame di stato e voti durante il corso di laurea è imprecisa: mentre un voto di maturità di 90/100 è buono, ma non eccezionale, uno studente che abbia la media del 9 nel passaggio dalla terza alla quarta rimane, credo, piuttosto raro.

Le università richiedono anche una “dichiarazione personale” in cui lo studente si presenta, racconta i propri interessi, perché vuole scegliere quel corso di studio e ciò che intende fare in futuro. Come imparare a scrivere un personal statement?

Ci sono siti web con esempi e idee: ci sono anche agenzie che, per un prezzo, ne scrivono uno personalizzato (niente link, perchè non voglio far loro pubblicità). Per questo, molte università non lo considerano importante. E per questo io non ho contribuito a quello scritto dai miei figli. Serve come base per le università che fanno un colloquio, e quindi è essenziale non inventare storie (ad es. “ah, vedo che come hobby fai il paracadutista; anch’io, che tipo di modello usi?”). Per tutti questi motivi non val la pena soffrire troppo per il personal statement: se è scritto troppo bene viene sicuramente ritenuto acquistato, e viene considerato poco; se è scritto male, è genuino, ed essendo scritto da un ragazzo non madrelingua, non causa problemi.

Cosa è il sistema di clearing?

Ah, qui è complicato. Dopo che ha fatto domanda alle sue 5 università, lo studente comincia a ricevere risposte. Queste sono di tre tipi (i) rifiuto; (ii) offerta condizionata all’ottenimento di certi A-level/IB/per l’Italia maturità (e in rari casi speciali altri esami) (iii) offerta non condizionata. Lo studente a questo punto deve scegliere tra le offerte ricevute. Deve scegliere (1) la prima scelta e (2) la seconda, nota come “assicurazione”.

Il terzo giovedì di agosto le scuole pubblicano i risultati. Il sito UCAS apre alle 8 (in pratica qualche minuto prima), e lo studente o legge “congratulazioni, l’università di Poppleton ha confermato l’offerta”, oppure “purtroppo non hai ottenuto i voti necessari”. Nel primo caso, si tratta di pensare al trasloco (tipicamente la stanza è già stata scelta), e andare a scuola per le foto e gli abbracci e saluti agli amici e agli insegnanti.

Nel secondo caso c’è il clearing. Le università ricevono i voti degli esami degli studenti che hanno accettato la loro offerta condizionale tre giorni prima degli studenti, e hanno così tempo di calcolare quanti posti hanno liberi e per quali corsi, e di pubblicizzare queste informazioni sul loro sito web. Questo avviene verso le 18-20 del mercoledì. Giovedì mattina, lo studente che non ha ottenuto i voti che doveva ottenere prende il telefono e si mette a chiamare gli uffici di ammissione delle università che hanno posti, dicendo “ho questi voti, vorrei studiare il corso L101, avete un posto per me?”. Se l’università dice sì, di solito dà un’ora di tempo per confermare. Con la conferma lo studente finisce la ricerca e può mettersi in contatto con gli uffici che gestiscono le case dello studente, e pensare alla propria vita futura. Data la velocità di questo processo (molte università cominciano a chiudere i corsi giovedì a ora di pranzo) è bene essere pronti prima: già due volte (e questo agosto sarà la terza) mercoledì sera ci siamo seduti al PC (io, moglie e figlia) a controllare quali università hanno posti per possibili corsi, a scrivere i numeri di telefono da chiamare e le domande da fare. Lo studente italiano ha il vantaggio che il voto lo conosce prima e può perciò evitare l’ansia del giovedì mattina.

 

E’ vero che da quest’anno le università inglesi, indipendentemente dagli A-level, possono ammettere un numero illimitato di studenti per mezzo dei clearing?

Sì, possono, ma non è detto che vogliano farlo. Avere troppi studenti implica sì maggiori entrate, ma richiede anche molti aggiustamenti (non ci sono aule, stanze, docenti, mense). Una cosa che le università fanno è prendere più studenti in corsi popolari quando non ne hanno abbastanza in altri corsi. Un’altra cosa che le università possono fare è utilizzare l’adjustment: gli studenti i cui voti sono almeno AAB e che hanno un’offerta per un livello più basso possono far domanda a un’altra università, disposta ad accettarli.

Veniamo alla parte dolente: quali sono i costi dell’esperienza universitaria inglese? Quanto costa allo studente internazionale studiare per 3 anni all’università in UK?

Uno studente che riceve il minimo statale, più il contributo obbligatorio minimo dei genitori, ha circa £8000 all’anno (di più a Londra): questo è sufficiente per vitto, alloggio, locali notturni, attività sportive, vestiti, viaggi, etc. Gli studenti italiani non hanno diritto a questo aiuto finanziario pubblico (né in forma di borsa di studio, né di prestito). Hanno invece diritto al prestito per le rette: questo verrà restituito tramite detrazioni dalla busta paga quando si raggiunge il reddito mediano (nel qual caso arriva al 9% addizionale, finché non si è ripagato). Quindi i genitori italiani che sono disposti a far fare vita da studente al figlio, devono prevedere £8000, più extra (visite, etc.). C’è anche un sito che consente di farsi una idea dei costi per lo studente internazionale. Il suggerimento che darei ai genitori e ai ragazzi italiani è senz’altro di utilizzare la possibilità del prestito, cioè di non pagare le rette in anticipo.

Le lauree sono tutte triennali?

No: alcune durano quattro anni, a volte c’è un anno di master “automatic”: cioè facoltativo, ma lo fanno tutti, soprattutto nelle scienze. A volte ci sono anni “gap”: chi fa lingue fa un anno all’estero per pratica; chi fa scienze/ingegneria può fare un anno di stage (placement o internship) in un ambiente lavorativo (laboratori, imprese uffici governativi); c’è chi passa un anno “out in the field” (geologi a scavare rocce, archeologi a scavare rovine, etc.).

La scelta dipende totalmente dall’università: diversamente dall’Italia non v’è regola centrale che affermi che matematica debba essere di quattro anni. È spesso anche possibile cambiare durante il corso: mia figlia, ad esempio, iscritta al secondo anno di un corso quadriennale che prevede un anno “in industry”, può scegliere di non farlo e laurearsi, quindi, in 3 anni. Come hai anticipato all’inizio, ci sono 35,000 corsi, e la flessibilità del sistema è grande.

Ci sono borse di studio per studiare in UK anche per studenti italiani? Dove reperire le informazioni e come accedervi?

Confesso di non essere molto informato. Mentre ci sono università e istituzioni che offrono borse di studio a studenti stranieri, cui quindi un’italiana può far domanda, non conosco alcun caso di borse riservate agli italiani.

Facciamo ora invece il caso dello studente laureato in Italia che voglia specializzarsi nel Regno Unito.  Gli studenti post-graduate devono passare per l’UCAS?

No. Per gli studenti post-graduate, è tutto basato su rapporti diretti tra studente ed università.

Gianni, io to ringrazio moltissimo del tempo che ci hai dedicato. Finisco qui aggiungendo qualche informazione utile anche io. Intanto, volevo segnalare che la piattaforma MOOC EdX offre gratuitamente corsi per la preparazione online dello IELTS. In secondo luogo, che esistono una serie di video messi a punti dall’UCAS per familiarizzare con il processo di selezione per le università. Infine, inviterei chi è interessato consultare il sito dello UK Council for International Students Affairs, per informazioni su esami, residenze e borse di studio. Buona fortuna a chi parte e a chi resta!

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