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Non fate figli dopo i 40! (O forse si…dipende dalla vista…)

educazioneglobale Figli dopo i 40!Ho avuto la prima figlia a 32 anni e il terzo a 42.  In mezzo, la seconda, che ho avuto a 34 anni e mezzo.

Tra le maternità dei 30 anni e quella dei 40+ anni, ogni cosa (alzarsi di notte per una poppata, imboccare il piccolo con una pappa verdastra o portarlo in braccio), è diventata un po’ più faticosa.

Forse fanno meglio quelle culture in cui i figli si hanno prima…ma tant’è…

Oggi, il terzo figlio ha quasi 3 anni e, per quanto esercizio io faccia per mantenermi atletica, la vista, purtroppo, cede.

Devo ammettere di essere stata una talpa dal giorno in cui sono nata. Miope e astigmatica (e, secondo un mio vecchio oculista anche “con un inizio di albinismo del fondo dell’occhio” o qualcosa del genere) non ho mai visto granché da lontano, neanche in piena luce.

A dire la verità non ho mai visto granché neanche al crepuscolo, per non dire di notte, per via della nota “cecità vespertina” dei miopi. Aggiungerei inoltre che, da bambina, dopo tre anni di corso di tennis estivo in cui ero sempre nel gruppo principianti, l’oculista svelò a mia madre che era meglio cambiare sport. “Signora, davvero il tennis? Ma la bambina con quell’astigmatismo non può vedere la pallina neanche compensando”.

Oggi la situazione è peggiorata: è subentrata anche la tanto temuta presbiopia, la quale, fondendosi con una precedente ambliopia, ha finito per causarmi anche una diplopia. E, se a questo punto avete bisogno di una enciclopedia medica per seguire quello che scrivo, allora taglio corto e vado al punto: non ci vedo un’acca!

Non succede solo a me, ma anche ad altri genitori 40+enni (anche se molti, più saggi di me, non lo ammettono proprio….).

Essere genitori dalla vista scarsa provoca conseguenze di vario tipo, con risvolti più o meno negativi, a seconda del caso.

Tanto per cominciare, in barba ad ogni discorso sull’istinto materno, è difficile riconoscere i popri figli nella folla dei loro coetanei. Le mie figlie vanno ad una scuola in cui tutti i ragazzini indossano una divisa blu e bianca. Le volte che vado a prenderle, rinuncio a cercarle: non sono in grado di riconoscerle finché non mi arrivano vicino.  Purtroppo, capita a volte la stessa cosa con qualche mamma, per cui mi sono fatta la fama di quella un po’ sulle sue. Effettivamente sono timida, ma certo lo sarei meno se vedessi…

Un certo anno ho fatto lunghe riprese al concerto della scuola. Era bella quella ragazzina che suonava il flauto, con l’uniforme blu, la sciarpa rossa e la coda di cavallo a raccogliere i capelli lisci e biondi.

Che delusione, tornando a casa, rivedere quelle immagini! I capelli biondi, la coda, la sciarpa rossa, il flauto bianco, la divisa blu: suonava bene, peccato solo non fosse mia figlia!

Andando avanti con gli anni le cose non sono migliorate, anzi. Al nido di mio figlio, giusto qualche mese fa, sorrido come una scema al bambino col caschetto biondo, il quale mi risponde facendomi “ciao” con la manina. Poi mi sento afferrare  la gamba e urlare “mamma!” e mi sento una mezza deficiente. E’ mio figlio, felice di vedermi. L’altro, col caschetto biondo, il suo amichetto, continua a fare “ciao” con la manina: si vede che è un tipo estroverso, che saluta tutti quelli che incontra.

Ma, dopo i 40, con una vista come la mia, il culmine lo si raggiunge giocando. Per il “lego” piccolo ho bisogno degli occhiali normali. Per leggere un libro a mio figlio ho bisogno degli occhiali da lettura. Ormai il pupo lo sa. “Mommy read! Take your glasses”.

Però non vorrei smontare chi ha deciso tardivamente per un figlio. C’è sempre una buona ragione per avere un bambino!

Durante una vacanza a Parigi, un anno fa, abbiamo portato le ragazze e il piccolino ad una mostra sulle formiche, al Palais de la Découverte. Mostra interessantissima. Raccontava le abitudini di questi insetti e c’erano anche due fomicai veri nella mostra, in cui si poteva osservare quello che facevano le formiche sottovetro.

Il piccolo era rapito. Le altre altre figlie si aggiravano leggendo i pannelli descrittivi e osservando le formiche con apposite lenti di ingrandimento, situate vicino ai formicai.  Lenti di ingrandimento o meno, tutto era calato nella penombra e il mio senso di disagio andava aumentando in modo palese.

Mi ricordo come fosse ora il momento in cui mi sono avvicinata a mio marito e gli ho sussurato:  “pssst…ma tu vedi qualcosa?”.

E lui: “no…intuisco”.  Del resto lo capisco, ha cinquant’anni!

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