Educazione Globale

La scuola Italiana nel confronto internazionale

Ormai lo sanno anche i genitori che PISA, se è scritto tutto maiuscolo, non è solo la famosa città con la torre pendente, ma anche un acronimo. Si, perché PISA sta per Programme for International Student Assessment ossia “Programma per la valutazione internazionale dell’allievo” ed è un’indagine che viene svolta ogni tre  anni per accertare le competenze dei quindicenni scolarizzati e, quindi, per confrontare il livello di istruzione degli adolescenti dei principali paesi industrializzati.

A dire la verità non è l’unica comparazione internazionale ma è certo la più famosa. Esistono pure il Trends in Maths and Science Study (TIMSS; edizioni 1995, 1999, 2003, 2007, 2011) e il Progress in International Reading Literacy Study (PIRLS; edizioni 2001, 2006, 2011)  finanziate dalla IEA (International Association for the Evaluation of Educational Achievement), che si serve dell’International Study Center del Boston College.

Ma torniamo al PISA. Proprio oggi – 3 dicembre 2013 – sono stati presentati i dati dell’ultima rilevazione, il PISA 2012 e domani mattina tutti i giornali cartacei ne faranno menzione.

Come si possono comparare i risultati di sistemi di istruzione che fanno riferimento a culture tra loro tanto diverse, come, ad esempio, Taiwan e la Nuova Zelanda oppure la Grecia e il Vietnam? La soluzione dell’OCSE è stata quella di focalizzare la rilevazione non tanto sulla padronanza di determinati contenuti curricolari (che, necessariamente, sarebbero stati diversi da paese a paese), ma, piuttosto, sulla misura in cui gli studenti sono in grado di utilizzare competenze acquisite durante gli anni di scuola per affrontare e risolvere problemi e compiti che si incontrano nella vita quotidiana. Si analizzano quindi le competenze relativamente ad una età ben precisa (quindici anni) e in tre diverse aree: comprensione nella lettura, matematica, scienze. Inoltre, ogni ciclo dell’indagine approfondisce maggiormente una delle tre aree. La rilevazione 2012 ha avuto come principale focus la matematica.

Ma come si colloca l’Italia nel confronto internazionale?

Chi domani volesse fare una rassegna stampa dei commenti e delle opinioni sull’indagine PISA si metterebbe le mani nei capelli: l’Italia è migliorata molto  – dice un giornale (o un telegionale) – specie malgrado i tagli di risorse alla scuola operati negli ultimi anni; no, l’Italia fa malissimo, scrive un altro quotidiano (o sito, o blog).

La verità è che chi si accostasse alle rilevazioni PISA oggi per la prima volta, dovrebbe essere informato circa il fatto che, le prime volte che il nostro Paese è stato sottoposto a valutazione, i risultati sono stati disastrosi. Dal 2000 ad oggi, sembra che le competenze dei nostri 15enni siano migliorate, oppure, maliziosamente, si potrebbe affermare che i docenti sanno forse preparare oggi meglio di ieri i propri allievi ad utilizzare competenze di comprensione del testo o ad usare conoscenze matematiche per risolvere i test PISA.

Fatto sta che la buona notizia è quindi che, dal 2000 a oggi ma, soprattutto, dalla rilevazione del 2009 ad oggi, l’Italia è migliorata: anzi, è uno dei Paesi che ha registrato i più notevoli progressi in matematica e scienze. Ne parla Andreas Schleicher, l’ideatore dei test PISA in una intervista data ieri e che potete ascoltare qui se volete buone notizie, beninteso prima che arrivi la mazzata (più sotto).

La cattiva notizia, però è peggiore di quella buona. L’Italia, anche se è migliorata, fa ancora male: è sotto la media OCSE in tutte e tre le competenze (lettura/comprensione, matematica, scienze). Insomma ragazzi, non c’è da stare allegri. Chi utilizza ancora, con tono dogmatico, quelle frasi del tipo “la scuola italiana è ottima” evidentemente non si è aggiornato.

Ma andiamo a vedere i punteggi: l’Italia ottiene risultati inferiori alla media dei Paesi dell’OCSE. In matematica si colloca tra la 30esima e la 35esima posizione; in lettura, ossia nella comprensione dei testi, tra la 26esima e 34esima e, in scienze, tra la 28esima e 35esima, rispetto a 65 Paesi ed economie che hanno partecipato alla valutazione PISA 2012 degli studenti quindicenni.

Si noti bene che il divario tra il massimo e minimo dei paesi OCSE è equivalente a tre anni scolastici.

In altre parole, i paesi che hanno punteggi più bassi hanno fatto ‘sprecare’ ai propri allievi quasi tre anni di scuola. Non è poco!

L’altro elemento di amarezza, arriva quando si scompongono, nel risultato nazionale complessivo, le differenze territoriali. Ne risulta un’Italia profondamente divisa in due, con punteggi assolutamente diversi tra il meridione e il nord. I ragazzi della provincia di Trento, del Friuli Venezia Giulia e del Veneto sono al pari dei loro colleghi europei, anche se non bravi come i ragazzi asiatici (la Lombardia invece fa molto bene in lettura e scienze ma non in matematica).

Io sono tanto contenta per i ragazzi, le scuole e i docenti del nord, ma ritengo sbagliato sentirsi soddisfatti più di tanto, quando il Sud, invece, è tutto sotto la media Ocse. Dobbiamo forse rassegnarci ad essere un paese a due velocità?

Insomma, la questione meridionale a scuola esiste eccome. Che vorrà dire? Qualche leghista ne approfitterà per dire che i meridionali sono più ignoranti? Probabilmente la ragione va cercata nel PIL. E’ un fatto di diseguaglianza di opportunità: dove c’è più ricchezza, ma anche suppongo, amministrazioni più efficienti, servizi funzionanti insomma dove lavorare è più semplice, l’Italia può fare bene. Regioni più ricche, ossia con un PIL più alto, offrono contesti migliori anche sotto il profilo culturale e generano maggiore capitale umano.

La conclusione sarà banale ma è sempre la stessa: non sono i singoli talenti o le best practices che mancano ma è il ‘sistema paese’ che non tiene.

Alla fine, la chiave di volta della scuola sono sempre gli insegnanti, che devono essere ben selezionati e continuamente formati ma anche ben pagati e motivati. I sistemi di istruzione eccellenti hanno negli insegnanti il loro perno ed hanno frequentemente sistemi per cui i migliori docenti vengono mandati ad insegnare nelle scuole più difficili, anche con incentivi economici.

Chi volesse leggere la sintesi italiana la trova qui e leggerla vale la pena:  i dati mostrano varie altre cose, sulle competenze delle ragazze (più brave in lettura dei ragazzi un po’ meno in matematica), sull’importanza di una scolarizzaione precoce (un’assicurazione contro le difficoltà di apprendimento sembra venire dall’aver frequentato la materna e/o il nido per più di un anno), sull’importo della spesa per istruzione ed il suo utilizzo.

Ma chi sono i paesi migliori, viene da chiedersi? I  migliori sono sempre gli stessi da anni: Shanghai (Cina) per la matematica, sempre Shanghai insieme ad Hong Kong, Singapore, Giappone e Corea in lettura e Shanghai, Hong Kong, Singapore, Giappone e Finlandia in scienze. Avete ancora qualche dubbio che questo è il secolo asiatico?

Chi volesse, può consultare il  grafico di sintesi delle posizioni dei vari paesi.

Ma c’è speranza? Si può migliorare?

Intanto, forse, i nostri ragazzi dovrebbero studiare di più. Ai compiti a casa i ragazzi italiani pare dedichino  8 ore e mezza alla settimana, quasi due ore in meno del 2003, mentre a Shanghai i ragazzi studiano almeno 14 ore settimanali, ma ho un sospetto: che il dato sia fasullo e che cinesi (e singaporiani, e coreani) facciano molto di più.

Poi, si può migliorare il sistema di istruzione proprio partendo dai dati PISA: Andreas Schleicher dell’OCSE, l’ideatore dei test PISA, in una conferenza TED illustra come migliorare l’istruzione di un paese. Il fatto che il paese che investe di più sull’istruzione, il Lussemburgo, ottenga risultati non migliori di tanti altri ci conferma che non basta spendere, ma occorre spendere bene.

Infine, per chi si trovasse a Roma, segnalo che Giovedì 12 dicembre si terrà un convegnodal titolo “Esperienze internazionali di valutazione dei sistemi scolastici” cui parteciperà Andreas Schleicher nonchè il Ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza e Paolo Sestito, già Presidente dell’INVALSI. Il convegno è organizzato presso la LUISS di Roma dall’Associazione TreeLLLe (Life LongLearning) un think tank fondato nel 2001 che ha come obiettivo il miglioramento della qualità dell’education.

E se qualche genitore volesse cimentarsi, può provare a rispondere a qualche domanda dei test PISA…poi fatemi sapere come è andata!

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