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Certificazioni di lingua inglese per bambini e per adulti: tutto quello che c’è da sapere

educazioneglobale Certificazioni linguisticheSi chiamano Starters, Movers e Flyers, come dire: “uno, due, tre…via!” e sono esami di inglese rivolti ai Young Learners, ossia ai bambini della scuola primaria, con lo scopo di attestare una conoscenza base della lingua inglese. I voti sono calcolati in shields (in scudetti, potremmo dire: 15 è il massimo) come se si trattasse di un gioco e questi esami cominciano ad essere conosciuti anche dai genitori italiani perché tante scuole primarie organizzano corsi di inglese nella propria sede nelle ore pomeridiane, con insegnanti Cambridge.

Ma a cosa servono gli esami Cambridge? Diciamo che servono a capire a che punto si è di quello che si chiama Quadro comune europeo di riferimento per la conoscenza delle lingue (QCER, ma spesso noto sotto l’acronimo inglese di CEFR). Il QCER distingue i livelli di competenza da A 1 a C2, con varie tappe intermedie e riguarda la conoscenza di una lingua straniera (non solo l’inglese).

Per l’inglese – ormai la vera lingua franca – i livelli del QCER sono certificati attraverso gli esami organizzati da Cambridge English Language Assessment. Il nome, a dire il vero, è più volte cambiato e molti non lo conoscono ma, anche chi non sa nulla di Starters, Movers e Flyers, se ha avuto un qualche tipo di incontro con la lingua inglese conosce o ha sentito parlare di esami come il Proficiency o il First Certificate (anche se l’esame più sostenuto in Italia ormai è il PET).

La strana storia del Proficiency

E dire che il Proficiency ha una strana genesi: il primo esame con questo nome fu organizzato nel 1913 per tre candidate, durava ben 12 ore e furono tutte e tre bocciate! Ho visto le domande del Proficiency che sostennero le tre malcapitate (aspiranti docenti nel Regno Unito) e posso testimoniare che l’esame che sostennero era, in realtà, un esame in cui si mescolavano lingua inglese ma anche cultura e letteratura.

Da allora sono cambiate molte cose: oggi si tratta di esami di certificazione linguistica. Io stessa ho sostenuto il Proficiency quando avevo 20 anni e, benché già bilingue da tempo, fui piuttosto impressionata – già all’epoca – dalla complessità dell’esame. Delusissima di aver preso solo B, lo fui però meno quando scoprii che la quasi totalità delle persone che avevano fatto come me il corso di preparazione non lo avevano superato.

Cosa è Cambridge English Language Assessment?

100 anni di storia, 5 milioni di esami di lingua all’anno usati da più di 20.000 università ed organizzazioni: basterebbero questi numeri a farci capire che tipo di esperienza e competenza c’è dietro questa parte quella parte dell’Università di Cambridge che, con altri due Dipartimenti (Cambridge International Examinations – CIE e Oxford, Cambridge and RSA Examinations – OCR che si occupano di altri esami, dagli IGCSE agli A levels) garantisce che gli esami di lingua o di singole materie siano standardizzati, oggettivi e dunque attendibili. Già, viene da dire, belle parole.

Come rendere un esame – che coinvolge anche l’orale – “standardizzato, oggettivo ed attendibile”?

So per esperienza (mia, dei miei figli e di tante persone che conosco) che, a qualsiasi livello del Quadro comune europeo di riferimento per le lingue, il rigore degli esami Cambridge non è mutato, è impossibile copiare o ingannare; proprio per questo, gli esami Cambridge sono una garanzia e non solo un “pezzo di carta”.

Tuttavia, poiché una lingua è una cosa viva, gli esami sono in continua evoluzione ed affinamento e oggi devono tener conto sempre più del fatto che l’inglese è  parlato in tanti contesti internazionali in cui, magari, non c’è un solo madrelingua. Insomma, come il latino, anche la lingua franca del presente deve mediare tra i suoi molti accenti e lessici madrelingua (canadese o australiano, americano o inglese e via dicendo). Ho voluto capire meglio come si ponevano e risolvevano questi problemi e ho posto le mie domande direttamente a Cambridge English Language Assessment. Ecco quello che ho imparato.

Come nasce un esame Cambridge?

Non ci si pensa mai, ma dietro un esame c’è un complesso sistema e il lavoro di tante persone. Chi scrive le domande d’esame? Chi controlla che siano adeguate ad una certa età e ad un certo livello di inglese? Come garantire la segretezza dei test? Ebbene, dietro le 6 pagine A4 di un test ho scoperto che c’è un un controllo di qualità degno di un sistema industriale.

La genesi di un test come lo Starters è un processo circolare che inizia con centinaia di ex insegnanti di grande esperienza e formati secondo la metodologia Cambridge, che lavorano come freelance e che, sostanzialmente, producono le domande d’esame. Queste domande vanno a confluire in una item bank, una grande base dati, composta di circa 100,000 domande che possono essere utilizzate per i test. Ovviamente, i produttori delle domande non le inventano a caso ma sempre sulla base della conoscenza grammaticale e lessicale che può avere lo studente a ciascun livello del Quadro comune europeo; dunque le domande a livello A2 saranno molto più semplici di quelle di livello B2. Inoltre, gli insegnanti che producono domande, pur lavorando su appositi template, ossia modelli di domande precedenti, devono cercare di usare, laddove possibile, frasi prese da libri ed articoli di giornale, in modo che espressioni e costruzioni grammaticali non siano obsolete o arcane ma correnti o almeno realistiche.

Gli elementi della banca dati sono poi rimescolati, ricontrollati e pre-testati, eliminando non solo le domande che non funzionano, ma anche quelle che possono essere ritenute offensive in alcune culture o non adeguate in alcune parti del mondo (ricordiamoci che questi esami vengono sostenuti da italiani come da russi, da turchi come da cinesi).

A questo punto le domande vengono assemblate in un paper d’esame, impacchettate e sigillate, pronte per essere spedite agli oltre 3.000 Centri di esami Cambridge in tutto il mondo, di cui 180 in Italia.

Una volta amministrati gli esami ai candidati, la valutazione dell’orale è fatta in loco dagli esaminatori Cambridge (ma secondo precise griglie di valutazione), mentre la valutazione dello scritto è fatta direttamente a Cambridge. Poi ci sono i voti e gli attestati. Ma se qui il processo di ferma per noi utenti, che siamo contenti che nostra figlia abbia preso il PET con il massimo dei voti o che mostriamo orgogliosi l’attestato del Flyers di nostro figlio, il lavoro non  è finito per Cambridge Assessment. Perché, in un processo industriale, a questo punto si apre la fase di valutazione per capire se il test in questione è risultato adeguato o se deve essere in qualche modo migliorato, se necessario con la riscrittura delle domande. Si tratta di valutazioni volte, alla fine, a ricalibrare e migliorare ulteriormente l’esame.

Questa serietà è giustificata: ottenere un certificato che attesti ufficialmente la conoscenza di un certo livello linguistico può essere per taluni solo uno strumento di gratificazione o di motivazione a continuare lo studio intrapreso, ma, per altri, può voler dire entrare in una università piuttosto che un’altra o addirittura ottenere un visto per entrare nel Regno Unito o non ottenerlo. Insomma, per alcuni il risultato di un esame Cambridge non è solo un elemento utile da aggiungere al proprio curriculum ma una questione di massima importanza.

Quanti sono gli esami Cambridge?

Ordinati per livelli di conoscenza crescente, gli esami di lingua Cambridge sono i seguenti: Starters, Movers, Flyers, Key (KET), Preliminary (PET), First (FCE), Advanced (CAE), Proficiency (CPE). Ci sono poi esami di lingua specialistici (inglese per gli affari, inglese giuridico) ed esami in inglese per valutare conoscenze e competenze (Cambridge English Language Assessment si è occupato anche di costruire test diversi, non solo di competenza linguistica, come l’IMAT, per studiare medicina in inglese).

Ma ci sono esami per altre lingue?

Certo che si! Il DELF di Francese, il DELE di Spagnolo, l’HSK di cinese mandarino… ognuno ha il suo! Ne riscriverò.

Cosa sono gli esami “for schools” ?

Alcuni esami Cambridge hanno una doppia versione: taluni sono denominati for schools (così il KET, il PET, il FIRST ad esempio). Gli esami for schools sono ideati per gli studenti: il livello linguistico è sempre quello del QCE cui afferiscono, ma le domande tengono conto dell’esperienza che può avere un ragazzo o una ragazza che, ad esempio, non ha ancora conoscenza del mercato del lavoro e dunque le domande si basano su argomenti e situazioni familiari. Quindi non capiterà mai che ad un test “for schools” si trovino domande che riguardano esperienze che solo gli adulti possono avere, come, ad esempio, guidare una macchina o prenotare un albergo.

Ma sostenere un esame Cambridge serve? A cosa?

La certificazione linguistica è uno strumento per capire quello che una persona sa e sa fare in una lingua. Il riconoscimento può servire sia in ambito di studio, sia in ambito lavorativo. Insomma, una certificazione Cambridge può tornare utile in una serie di circostanze perché sono riconosciuti in tutti i paesi in cui si parla inglese ed accettati da molte scuole e università di paesi anglofoni (dall’Inghilterra alla Nuova Zelanda, dal Canada al Sudafrica).  Inoltre sono utili anche a chi volesse affrontare un corso universitario in inglese in Italia (ve ne sono a Bologna, Perugia, Roma e Milano).

Io aggiungo anche altre due ragioni. La prima è motivazionale: avere un obiettivo e raggiungerlo è gratificante e può favorire uno studio ulteriore. La seconda è che facendo esami si impara a sostenere esami. Può sembrare sciocco ma, specie per i bambini, ora che non ci sono più esami di seconda elementare ed è stato abolito anche quello di quinta primaria si arriva a 13 anni, alla fatidica “terza media” (rectius: terza secondaria di primo grado) senza aver sostenuto mai un esame e, dunque, con una tensione altissima. Dunque gli esami di lingua possono avere un valore didattico, oltre che psicologico. Anche perché, per citare  la nota commedia di Eduardo De Filippo, gli esami non finiscono mai, quindi tanto vale saperli affrontare con disinvoltura.

Ciò detto, non bisogna farne un’ossessione. Chi avesse la curiosità di capire a che livello è il suo inglese – gratis – potrebbe provare anche solo a sostenere un test online.

Poi rimane il problema generale: prima di sostenere un esame, questo inglese bisognerà pure impararlo… come fare? Se per i bambini ne ho già scritto tantissimo, per molti adulti imparare o perfezionare una lingua rimane un problema.  Per una rassegna di metodi e risorse vi aspetto la prossima settimana sempre su educazioneglobale!

 

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