Perché all’alfabetizzazione finanziaria? E cosa significa questa espressione? PISA 2012 definisce l’alfabetizzazione finanziaria come “…la conoscenza e la comprensione dei concetti e dei rischi finanziari unite alle competenze, alla motivazione e alla fiducia in se stessi per utilizzare tale conoscenza e comprensione al fine di prendere decisioni efficaci in un insieme di contesti finanziari per migliorare il benessere finanziario delle singole persone e della società e consentire la partecipazione alla vita economica”.
Aiutare i giovani a comprendere questioni finanziarie è importante perché le generazioni più giovani dovranno gestire, nel corso della loro vita, prodotti e servizi finanziari sempre più complessi.
La grande attenzione delle istituzioni verso l’educazione finanziaria della popolazione e, in particolare, dei giovani, ha anche una motivazione specifica: i postumi della crisi economica e finanziaria hanno mostrato che l’alfabetizzazione finanziaria è fondamentale, nel corso della vita, per evitare che una grande quantità di rischi finanziari vengano trasferiti ai consumatori.
Detto in altre parole: se i ragazzi non iniziano presto a cavarsela con il conto in banca o a capire la differenza tra una carta prepagata e una carta di credito, è più facile che, più in là nella vita, non sappiano leggere una busta paga o amministrare le proprie finanze, che credano nella “decrescita felice” o che vengano raggirati quando si troveranno a dover scegliere un piano di investimento, un mutuo o uno schema pensionistico. Quando l’ignoranza economico – finanziaria è molto diffusa, è facile anche che il rischio individuale diventi famigliare e collettivo. Ecco perchè l’alfabetizzazione finanziaria è importante.
Quali sono le conclusioni del Rapporto? Cosa è emerso dal rapporto in merito ai paesi esaminati?
Il livello di competenze finanziarie è molto vario, sia tra i diversi Paesi/economie, sia all’interno di ciascun Paese ed economia. In media, gli studenti di Shanghai (Cina) hanno ottenuto i risultati più alti alle prove di alfabetizzazione finanziaria, con un punteggio medio di 603 punti, ossia 103 punti in più rispetto alla media dell’area dell’OCSE. In media, anche in Australia, comunità fiamminga del Belgio, Estonia, Nuova Zelanda, Polonia e Repubblica ceca gli studenti ottengono punteggi superiori alla media dell’OCSE.
Ma che cosa veniva chiesto agli studenti? Ero curiosa e così sono andata a vedere il sito dell’OCSE PISA e, in particolare, questo link.
Per fare un esempio, in una domanda veniva mostrata ai quindicenni una fattura che una certa Sarah riceveva per posta. Poi seguivano delle domande su questa fattura, riguardanti, in particolare la motivazione per cui era stata inviata. Dalla fattura emergeva che Sarah doveva un certo ammontare alla società Breezy entro una certa data, in cambio di abiti che aveva acquistato.
Veniva poi chiesto ai ragazzi perché questa fattura veniva inviata a Sarah e seguivano quattro possibili risposte: 1. Perché Sarah deve pagare Breezy; 2. Perché Breezy deve pagare Sarah; 3. Perché Sarah ha pagato Breezy; 4. Perché Breezy ha pagato Sarah. In pratica il/la quindicenne doveva capire chi, tra Sarah e la società Breezy doveva pagare l’altra e se l’importo era stato pagato o meno. Posto che la maggior parte dei quindicenni non ha mai ricevuto una fattura, né l’ha mai vista, a vedere la fattura la domanda non sembrava impossibile: era infatti chiaro che tipo di transazione era avvenuta. I ragazzi, insomma, dovevano identificare in un documento quali fossero le informazioni finanziarie e metterle in una sequenza logica.
Un’altra domanda, sempre per fare un esempio, mostrava un grafico con i prezzi delle azioni di una società nel corso di un anno; le domande vertevano su quale fossero i mesi in cui era più conveniente acquistare le azioni.
Chi avesse un interesse più generale per i test PISA e volesse capire di più sull’Indagine PISA 2012 in matematica e problem-solving può cliccare qui per rispondere alle domande del campione, esplorare i concetti e le abilità in fase di test e imparare ciò che quindicenni di diversi livelli di competenza possono fare.
I risultati dell’Italia in materia di alfabetizzazione finanziaria sono inferiori alla media dei 13 Paesi ed economie dell’OCSE che hanno partecipato all’indagine.
Se poi aggiungiamo i paesi non OCSE e consideriamo tutti i 18 paesi che hanno partecipato all’indagine ci accorgiamo davvero che siamo gli ultimi della classe!
Infatti, con un punteggio medio di 466 punti, l’Italia si colloca tra la 17° e la 18° posizione rispetto all’insieme dei 18 paesi ed economie partecipanti.
Più di uno studente su cinque in Italia non riesce a raggiungere il livello di riferimento per le competenze di alfabetizzazione finanziaria (Livello 2). Nel migliore dei casi, questi studenti riconoscono la differenza tra bisogni e desideri, sono in grado di prendere decisioni semplici sulle spese quotidiane e riconoscono lo scopo di documenti finanziari della vita di ogni giorno, come ad esempio una fattura. Solo il 2,1% degli studenti raggiunge il livello più alto nella scala PISA (rispetto a una media del 9,7% nei Paesi ed economie dell’area OCSE).
Certamente gli studenti italiani sono svantaggiati dalle caratteristiche culturali della nostra economia, che è ancora molto basata sul contante. Hanno infatti meno esperienza in materia di prodotti e servizi finanziari rispetto agli studenti degli altri Paesi dell’OCSE che hanno partecipato alla valutazione: solo il 44% degli studenti italiani è titolare di un conto corrente o di una carta prepagata rispetto a una media del 54% dell’area OCSE (ma in alcuni paesi esaminati il 90% dei quindicenni ha un conto in banca!). Sarà forse per questo che gli studenti italiani ottengono risultati in materia di alfabetizzazione finanziaria inferiori a quanto ci si potrebbe aspettare in base al loro livello di competenze in lettura e matematica. Ciò si verifica in modo particolare per gli studenti con alte competenze in matematica. Tale risultato suggerisce che le principali competenze acquisite dagli studenti a scuola non includono competenze che consentirebbero loro di ottenere buoni risultati nell’indagine sull’alfabetizzazione finanziaria.
L’altra cosa che emerge dai dati – e che è invece tristemente in linea con le altre indagini PISA più generali – è che è altissima la differenza tra le regioni che ottengono i risultati migliori (Friuli Venezia Giulia e Veneto) e quelle che ottengono i risultati peggiori (Calabria, che sta al livello di Bogotà…). Tra il Nord e il Sud Italia ci sono 86 punti di differenza, suggerendo, ancora una volta, che la correlazione tra la ricchezza di un territorio e la cultura finanziaria dei suoi (giovani) abitanti è fortissima.
Insomma, un quadro abbastanza desolante per quanto riguarda l’educazione finanziaria.
Bisogna dunque che i ragazzi diventino esperti di finanza? Che sappiano cosa è lo spread o la domanda di moneta, quando molti adulti lo ignorano? No, non esattamente. La financial literacy è qualcosa di molto più pratico e a portata di mano. Qualcosa che si può fare tra scuola e casa.
Le scuole possono fare molto e mi riservo di scrivere un post su dove docenti e dirigenti scolastici possono reperire materiale, anche interattivo, per proporre ai propri studenti di ogni ordine e grado lezioni volte alla alfabetizzazione economico finanziaria di base (come dire, prossimamente su qui su s23131.p20.sites.pressdns.com!).
Noi genitori pure dobbiamo darci una mossa, però. Cosa possiamo fare? Chi ha figli dagli undici anni in poi cominci a coinvolgerli in un po’ di vita vera, invece di crescerli in un mondo fatto solo di “cose da teen ager”.
Cominciamo a far vedere ai nostri figli come è fatta una bolletta dell’energia elettrica o del gas (magari si potrebbe anche fargli tenere una contabilità di queste spese di casa). Mostriamogli una fattura o una ricevuta. Ai più grandi apriamo un conto in banca (anche 50 euro depositati bastano..non ci vuole una fortuna, è tanto per fargli ricevere o vedere online un estratto conto). Portiamoli alle poste e facciamogli compilare un bollettino postale, se capita. Facciamogli vedere la differenza tra uno scontrino e una ricevuta fiscale la prossima volta che andiamo in pizzeria (così si può anche spiegare che, come cittadini, e contribuenti, possiamo adottare comportamenrti per non incentivare o accettare l’evasione fiscale altrui…). Parliamogli del nostro stipendio o del nostro mutuo e spieghiamo perché le cose che sono di moda costano più care (la legge della domanda e dell’offerta).
Insomma, la financial literacy è una competenza che serve per la vita di tutti i giorni, serve per diventare adulti e responsabili. E si sa, non è che si diventa adulti e responsabili tutto in un giorno, è una cosa che viene con il tempo. Anzi, con il tempo e con l’educazione, anche finanziaria. Mi sa che questa estate comincio, con le mie figlie. E tu?
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