consigli e risorse per essere cosmopoliti

Crescere un figlio bilingue? Si può

Crescere un figlio bilingue è un sogno per alcuni ma una realtà – talvolta indotta dalla necessità – per molte persone in tutto il mondo. Si calcola, infatti, che più della metà della popolazione mondiale sia bilingue o multilingue, ossia parli fluentemente più lingue e sia in grado di pensare in più lingue.

In tanti casi, si tratta di persone normalissime, non di rampolli reali, con due precettori, quattro tate e collegio in svizzera a Le Rosey, ma persone normali che, semplicemente, crescono in paesi dove il multilinguismo è una realtà. Parlano cantonese e cinese mandarino, tagalog e inglese, spagnolo e catalano, fiammingo e francese, tedesco e italiano o spagnolo e inglese, perché nella comunità in cui crescono le due lingue, quali che esse siano, sono presenti e necessarie. A volte imparano una lingua e quello che è considerato solo un dialetto, talvolta si tratta di due lingue.

Quando la comunità dei parlanti intorno a noi ha più idiomi, parlarne più di uno è un gioco da ragazzi.

S’impara da piccolissimi perché si è esposti a quella lingua e si apprende senza alcuno sforzo. Ciò dovrebbe spiegarci, una volta per tutte, quale è il modo più rapido ed efficace per apprendere veramente più lingue ossia imparandole da piccolissimi, mediante l’esposizione, in modo naturale.

Lo studio della grammatica, l’apprendimento di tipo traduttivo, l’approfondimento di tradizioni, usi e letterature, non sono inutili, ma vengono, semplicemente, dopo, specie quando si deve apprendere una lingua da adulti.

Già in utero il feto di sette mesi riconosce la voce della madre; dalla nascita inizia a distinguere i suoni della propria lingua madre e, se la propria lingua è più d’una, le lingue cui è stato esposto diventeranno tutte ugualmente famigliari (a parità di esposizione). Conoscere più lingue è vantaggioso: per tutta la vita, ci consente con agio di viaggiare, vivere in più paesi, conoscere più culture, lavorare con più persone.

Conoscere più lingue è vantaggioso anche per la salute: secondo i più recenti studi parlare più lingue difenderebbe, nella tarda età, dalla demenza senile.

Passare da una lingua ad un’altra, pensare in lingue diverse ci aiuta a vedere le cose da più prospettive, come se stessimo decostruendo un quadro cubista. Ci aiuta a percepire la realtà in modi diversi, a capire che le diverse reazioni ai fatti della vita sono anche specifiche delle culture. Ci consente di comprendere le altre culture osservandole senza troppo giudicare, a percepire le ragioni degli “altri”, e ciò è cruciale per l’”educazione globale” dell’individuo e per mantenere la pace nel mondo.

Questa è la prima puntata di vari post che pubblicherò poco alla volta – nel corso dell’estate – con tutti i metodi per crescere figli bilingui, ognuno con i suoi pro e contro. Per questo motivo, controllate di tanto in tanto Educazione Globale: troverete quello che più fa al caso vostro…

Se ti è piaciuto questo post intanto leggi:

Comments

  1. Elisabetta, se puoi, sarebbe bello anche un articolo su chi ha figli teenager e, per vari motivi che non sto a elencare qui, ha ripreso questo percorso di multilinguismo dopo averlo interrotto per tanti anni. In altre parole…qualche consiglio anche per noi “ritardatari” o per noi che “abbiamo buttato la spugna, ma ora l’abbiamo ripresa”. Grazie mille.

    1. Ciao Raffaela,
      il mio sito è pieno di consigli per adolescenti, solo che non comprendono – come dire – l’intervento dei genitori. Per gli adolescenti consiglio sempre summer camp o, per i più grandi, le summer school delle Università americane (alcune delle quali ad accesso limitato…vedi Jhon Hopkins). Arriva infatti un’età in cui i ragazzi si confrontano con i loro pari e non più con i loro genitori.
      Forse tua figlia è particolarmente poco ribelle o forse molto più piccola delle mie, ma io ad un certo punto ho anche smesso di avere ragazze alla pari, perché una dicianovenne americana finiva per essere un continuo “acceleratore di crescita” per la figlia maggiore, allora neanche quattordicenne.
      Detto ciò, tutto dipende molto dal se e cosa avete in comune come interessi tu e tua figlia. Se ne avete in comune, è più facile organizzare una vacanza “a tema” e nel paese/paesi in cui si parla la lingua prescelta (all’insegna della montagna o del cavallo, del cinema o dell’arte). Altre idee, per coltivare l’inglese (è sempre l’inglese, vero?) nel quotidiano, sono di seguire una serie tv insieme.
      Con la mia secondogenita ci siamo viste la miniserie su Chernobyl che hanno trasmesso su sky e poi scaricate i podcast sulla serie, che narra anche tutto lo sforzo fatto per una ricostruzione il più possibile accurata degli avvenimenti dell’incidente). Conta che abbiamo interessi del tutto diversi, ma per giorni abbiamo più o meno parlato solo di nucleare, unione sovietica, radiazioni, e ora mi ha chiesto anche di vedere un programma (in italiano, questo) sulla guerra fredda e poi sulla caduta del muro di Berlino. Dunque gli interessi comuni servono a condividere dei momenti, oltre che la lingua.
      Se tua figlia ti segue in questo potreste poi stabilire una regola generale di quale lingua parlare in quale momento. L’inglese a casa e l’italiano fuori? L’inglese sempre se siete a tu per tu?
      Ma, a differenza di quanto avviene con i bambini piccoli, con una adolescente devi sentire anche la sua opinione.
      Dimmi che ne pensi

      1. Cara Elisabetta, abbiamo da poco iniziato la fase “ribelle” aihmè…. 🙁 Mia figlia compie oggi 16 anni quindi è grande. Ho difficoltà a farle fare il salto per quanto riguarda l’inglese… vacanze insieme non sono possibili al momento per miei problemi familiari (e non so se lei sarebbe comunque “thrilled about it”). E’ andata 2 settimane in Inghilterra ma con la scuola (quindi ritengo sia servita piu’ che altro per un flavour di Inghilterra piu’ che per l’inglese). Ritengo che il problema di fondo sia che, è timida, ed è solo un livello B2 (circa) e dunque difficile trovare qualcosa che la interessi come argomento (è appassionata di scienze e fisica, e danza) ma che abbia un linguaggio al suo livello o la possibilità di interagire con coetanei (essendo anche timida). Per quanto riguarda Programmi e/o film/documentari cerchiamo di ritagliarci una sera a settimana insieme. Vedremo….. Grazie mille.

  2. Ciao a tutti. Mi trovo più o meno nella stessa situazione di Raffaela, con l’aggravante che mio figlio 15enne quest’estate non ha voluto partecipare a nessun campo all’estero, neppure a quello del suo liceo. Ho provato a convincerlo fino all’ultimo ma, no joy.
    Ho capito che il problema è anche per lui la timidezza, quindi poca intraprendenza etc. etc.
    Spero che crescendo superi l’impasse e che l’estate prossima possa fare un periodo all’estero puntando sui suoi interessi scientifici e/o sui suoi sport, tennis e vela.
    Certo rimango veramente perplessa pensando che all’età sua ho dovuto implorare i miei genitori per farmi mandare in Inghilterra….

    1. Ama ….ti capisco….. Io avevo trovato per quest’anno dei camp in materie scientifiche (Stem ) molto interessanti. Se vuoi tenerli per il prossimo anno (che è anche la mia speranza) te li raggruppo e te li mando.

  3. Sì grazie mille Raffaela. Quando puoi, manda i camps x adolescenti, materie scientifiche o altro.
    Se qualcuno riporta esperienze positive o negative di campi x ragazzi delle superiori, ci darebbe un grande contributo.
    Ciao a tutti
    Ama

  4. Le vorrei chiedere un consiglio.

    Mia figlia di 2 anni è nata e vissuta in Inghilterra fino a 3 mesi fa, quando ci siamo trasferiti in Toscana.

    Mio marito ed io siamo italiani, io fiorentina e lui rodigino,ma abbiamo vissuto gli ultimi sette anni a Londra, dove è nata la piccola, con cui, non sapendo che ci saremmo trasferiti di nuovo in Italia, abbiamo parlato sempre in italiano…avrebbe dovuto essere il weak language!!!

    Adesso mi chiedo quale sia il modo migliore per continuare ad esplorla alla lingua inglese, per farla crescere bilingue; ho parlato con due mamme inglesi che vivono a Firenze da almeno 30 anni.

    Una mi ha consigliato di parlare solo in inglese (solo io, visto che passo più tempo con lei), anche quando siamo con altre persone che parlano italiano; l’altra mamma invece mi ha consigliato di cominciare cantandole canzoni e filastrocche, per dare una nota divertente all’apprendimento.

    La piccola, seppur non parlando ovviamente, è stata esposta fin dalla nascita ad entrambe le lingue, inclusa la partecipazione a gruppi gioco con educatori e bimbi inglesi, oltre a tutto quello che fa parte della vita quotidiana, perciò vita sociale, ascoltare la radio e tanta musica, sicché istintivamente seguirei il consiglio della prima mamma e comincerei a parlarle solo in inglese, ma potrei fare tesoro di un suo parere, se le fosse possibile dirmi che ne pensa?

    La ringrazio anticipatamente per il suo tempo.

    Sara

    1. Ciao Sara,
      diamoci del ‘tu’.
      In sostanza le due mamme inglesi ti stanno proponendo due classici metodi per crescere tua figlia bilingue: OPOL e Time and Place.
      Tu puoi decidere se parlare sempre inglese a tuo figlio (e usare il metodo OPOL. One Parent – o Person – One Language), oppure il Time & Place (in certi luoghi o contesti parli una lingua; in altri, un’altra).
      In nessun caso, se ti senti di essere naturale e di poter esprimere i tuoi sentimenti, farai danni. Considerando il tempo da te speso all’estero, suppongo che l’inglese ti sia naturale, quasi quanto l’italiano, anche se forse nella tua lingua madre il tuo vocabolario è più vasto (non so, perché non conosco la tua esperienza di vita).
      Quanto ai due metodi, per esperienza, ti dico che il Time and place è molto più faticoso e dà meno garanzie di successo nell’impresa, perché finiresti inevitabilmente per usare l’italiano in tutte le situazioni difficili (davanti a terzi, davanti a futuri amichetti di tuo figlio che non parlano inglese, oppure quando lo dovrai sgridare etc…).
      OPOL dà più garanzie di successo, almeno sino alla scolarizzazione, quando pian piano tua figlia imparerà più dalla scuola e dai suoi pari che da te.
      Due consigli ulteriori sono:
      1. procurati un buon libro sul tema. Io consiglio “Raising a bilingual child” di Barbara Zurer Pearson, ma anche “The bilingual edge” è fatto molto bene;
      2. da subito, cerca di costruire intorno a tua figlia una community di parlanti inglese, fatta anche di bambine coetanee. Sarà cruciale con il passare del tempo.
      ciao
      Elisabetta

      1. Ciao Elisabetta,ti ringrazio per la tua risposta, che mi rende molto felice, poiché conferma quello che era il mio istinto!
        L’inglese mi è naturale, e, proprio come hai detto, il vocabolario non è vasto come quello italiano, ma sto continuando ad
        essere curiosa e a praticare l’ inglese.
        In questi giorni sto leggendo i tuoi vari post sul bilinguismo e ne ho approfittato per ordinare uno dei libri che mi hai consigliato.
        Una domanda, quando mio marito è con noi, mi consigli di rivolgermi in inglese anche a lui?
        Sara

        1. Ciao Sara,

          anche io ho una figlia che sto crescendo bilingue dalla nascita. Lei ora ha sette anni. Io le ho sempre parlato in inglese e il papà in italiano. Posso dirti che con mio marito, anche quando mia figlia è presente parlo in italiano. Tuttavia, poichè il bilinguismo ha alti e bassi, se noto che mia figlia tende a privilegiare l’italiano, allora parlo in inglese anche a mio marito in presenza della piccola.
          Onestamente è successo di rado, ma in alcuni periodi seppur brevi ho adottato questa strategia. Considera che lei è nata e cresciuta in Italia, prima elementare in Italia, tuttavia direi che al momento è abbastanza bilanciata. Ora siamo in Germania quindi si è aggiunto anche il tedesco.
          Quello che ti posso suggerire è di seguire un po’ l’istinto e cercare di essere flessibile e incrementare l’esposizione all’inglese se vedi che l’italiano fa da padrone;)
          In bocca al lupo!
          Alessandra

          1. Grazie Alessandra,questa condivisione è veramente preziosa, non puoi immaginare quanto!
            È tanto utile ascoltare le esperienze vissute dagli altri.
            Sono appena all’inizio di questo nuovo percorso, ti farò sapere presto.
            E per il tedesco, tua figlia lo parla al di fuori della famiglia, quindi adesso è la lingua forte?
            Buon tutto!
            Sara

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