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Un’Au Pair a casa tua: patti chiari amicizia lunga

educazioneglobale how to treat an au pairHo già scritto in un altro post come prendere un ragazza alla pari, quanto pagarla e così via. Ma come stabilire cosa deve o non deve fare? Come farle capire cosa ci si aspetta da lei? Come evitare brutte sorprese?

La risposta è semplice: mettendo le cose in chiaro da subito con un elenco preciso e dettagliato di compiti, aspettative, orari. Infatti, anche se quello con la au pair non è un rapporto di lavoro subordinato, è bene sin ad subito stabilire alcuni principi sul tipo di aiuto che ci si aspetta (baby sitting, piccolo aiuto domestico come apparecchiare o sparecchiare la tavola, prendere o portare i bambini da/a scuola alle/dalle attività extrascolastiche e così via).

La maggior parte dei genitori che prendono ragazze alla pari per i propri figli, lo fanno per aiutare i bambini ad apprendere una nuova lingua (ed, oltre a questo espediente, scelgono centri estivi in lingua o, in certi casi, persino scuole internazionali).

Solitamente questa lingua è l’inglese (ma può essere anche il tedesco, il francese, lo spagnolo, il cinese mandarino o qualsivoglia altra lingua). Tuttavia, spesso sono i genitori stessi a non parlare bene la lingua straniera, così, alle differenze culturali con la au pair, si aggiungono equivoci e incomprensioni, con conseguenti malumori da entrambe le parti.

L’esperienza però aiuta. Negli anni ho stilato vari elenchi di punti importanti da trattare con la au pair.

Poiché noi in passato prendevamo ragazze alla pari madrelingua inglese li ho redatti direttamente in inglese, ma come  può fare il genitore che l’inglese lo mastica poco? Semplice, ispirarsi a quanto ho scritto io.

Qui di seguito, quindi, ho riportato una bozza di quello che può diventare, con le opportune modifiche ed integrazioni, il tuo “contratto informale” con la ragazza alla pari.

Se ti piace, copialo pure ma aiutami a diffondere questo ‘post’, cliccando alla fine della pagina, sulle icone dei social network che utilizzi (facebook, twitter o altro).

Ecco la bozza di “accordo” con la au pair. Dove trovi i puntini sospensivi, ovviamente, sta a te integrare con le informazioni necessarie.

 

DEAR AU PAIR,

hello and welcome to our house, please find here some indications on our expectations, on your tasks, plus a timetable and some general rules.

1. OUR EXPECTATIONS AND YOUR TASKS

We expect first of all that you are a person with a strong smiling attitude and capacity and enjoyment in dealing with children. Personal qualities we value are honesty and neatness.  We are non smokers and would like a non smoking girl. An interest in teaching to children would be a plus. We expect that you want to be part of our family, sharing our everyday life in an easy and fun way. We’d like to take care of you as you will take care of our kids.

In general, when you are working we therefore ask you not so much to be with the children, but to actively interact with them.

The reason we have au pairs is to improve our children’s English whilst widening their perspective on the world. What follows is a list to specific objectives to attain the goal of bilingualism, based on our previous experiences. Please do not feel daunted by it!  All we have written underneath will probably come natural to you, although you may feel awkward reading it.  On the other hand, if it does not come natural, a little guidance may be of help.

We expect that you:

  • speak only English with the children
  • take any opportunity whatsoever of speaking to them and with them and to make them talk as much as they can. This might mean, if your are not a very talkative person, putting in a little extra effort by asking them questions, or else by telling them anything that might be suitable (something that happened to you during the day, something funny you saw, things you did as a child ecc…). The bottom line or the main idea here is: talking, talking, talking!
  • gently correct them when they make mistakes. We say this as we have noticed that many mother-tongue speakers just let the children’s mistakes pass by over and over to the point that they do not realize they are, in fact, wrong. Please don’t be shy to repeat the correct version if one of them says, for example, “yesterday she camed with a new jacket”. Do it always, in a casual way. This is what parents do spontaneously with small children and this is how human beings learn language: immersion, repetition, correction, interaction.
  • read to them or with them
  • help them with their English homework and – since it is often too easy for them what they do in school – take the opportunity to ask a few more questions on each item (i.e. after they read the book assigned at school, question them so to understand whether they have understood the story)
  • play & chat with them (you can both propose games you like or just get involved in theirs), draw with them and engage them in anything that you remember have enjoyed as a child

2. YOUR TIMETABLE

  • You would work around ………….hours a week
  • Your pocket money will be ………..euros a week
  • Your free day(s) will be …….
  • Whenever you wish to take off the whole weekend (to go and visit another part of Italy, for example) you should just tell us in advance and could then make it up by working more hours the next week (we’ll arrange it on an “ad hoc” basis).
  • Normally, we would not need you in the morning, so you could sleep or do whatever you want up to the time of working (which would normally start in the afternoon, either at home or at the children’s school).
  • As for evening babysitting we might ask you to do …………
  • If we go out for the weekend we could decide together whether you want to come or not.

For all the rest, we offer and ask the maximum flexibility. We are looking forward to dinners and lunches together. On your free days you will either eat with us, cook on your own or go out, the way it pleases you most, just giving us prior notice.

When the children are not in school, they might go to a summer camp or stay home and we will rearrange your schedule and of course money on the new schedule (but with maximum flexibility to talk things over, it seems too soon to talk it over now).

As for all the rest, we can talk things over if and when you accept and we are willing to discuss anything with you.

3.  GENERAL RULES

  • Please have no stranger entering our house in our absence. We do not want anybody entering the house at all times if we are not there.
  • We normally do not expect you to perform any housework (apart from duties related to the children). However, we expect you to keep your room and bathroom tidy, leave kitchen tidy and clean if you use it or cooperate with us for day to day activities when needed, such as helping to set the table for dinner or lunch, just as a member of the family.
  • Please take care of switching off lights/air conditioned when you’re not in a room. Electricity is very expensive in Italy

Se ti è stato utile questo post aspetto i tuoi commenti. E, se non l’hai già fatto, non dimenticare di leggere il post su come accogliere una au pair:  eccolo qui.

 

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Comments

  1. Quest’estate ho fatto la mia prima esperienza con una ragazza alla pari. Dopo due settimane l’ho rimandata a casa, era assolutamente inutile. Ho dovuto dirle anche di dire buongiorno e buonanotte al bambino! Avrei dovuto leggere il tuo post prima. Per la prossima estate ti chiederò consiglio!

    1. Purtroppo la categoria “ragazze alla pari” non è, appunto, una categoria. L’unico tratto in comune è che si tratta di ragazze giovani che vogliono viaggiare spendendo poco. Alcune hanno un genuino amore per i bambini o, comunque, almeno la voglia di capire come si vive in un’altra cultura e in un’altra famiglia, mentre altre no. Io sono stata sinora molto fortunata, ma comunque le au pair che ho avuto non erano certo tutte uguali. Come ho scritto, l’esperienza aiuta molto, sia nelle selezione, sia nell’impostare da subito una convivenza piacevole ma con gli opportuni paletti, per evitare che l’au pair invece di aiutare con i figli si trasformi in una figlia in più…perdipiù adolescente.
      Comunque, se servisse confrontarsi, sono qui
      Elisabetta

  2. Elisabetta, happy new year! Your article is excellent and I sent it to a friend who is looking for an au pair. A big hug to you and your family and all the best for 2014

  3. Buongiorno Elisabetta.
    Vorrei anch’io un au pair per tue stesse motivazioni e cioè che il bambino impari a parlare inglese. Penso inoltre che sia un’ottima occasione anche per me, per incrementare le mie conoscenze in tal senso.
    Quello che volevo chiederti è se, secondo te, possa essere utile questa soluzione considerando che mio figlio frequenta la terza elementare e le sue conoscenze di inglese si limitano a quello che ha imparato a scuola: qualche parola qua e là senza saper costruire minimamente una frase o sostenere un discorso. Ho già pensato che i primi tempi condividerò buona parte del tempo che la ragazza passerà con mio figlio, aiutandoli nella reciproca comprensione se lei non parlerà italiano. Credo che dopo qualche mese riusciranno a stare anche da soli. Il mio obiettivo non è che mio figlio parli perfettamente la lingua dopo un anno di au pair, ma che incrementi le sue capacità sicuramente molto più di quello che potrebbe fare a scuola. Cosa ne dici?

    1. Dico che è un’ottima idea. Nel tuo caso mi vengono in mentre tre cose.
      1. La prima è che tuo figlio apprenderà qualcosa se, stando con la au pair, riuscirà a divertirsi e a costruire un rapporto, anche quando all’inizio non capirà una parola. Se tuo figlio è aperto e chiacchierone, pronto alla risata, probabilmente riuscirà a comunicare prima di quanto credi, ma se magari è di poche parole all’inizio ci saranno dei momenti di frustrazione, per questo sarà fondamentale che la au pair sia sorridente e simpatica e che non ti arrendi in caso di esperienze negative, perchè ogni tanto capitano. A me è andata sempre abbastanza bene, ma, delle varie au pair che ho avuto, alcune hanno stabilito un rapporto migliore con una figlia e altre con l’altra. Con alcune sono ancora in contatto dopo anni e con altre no. Insomma, è una esperienza molto variabile.
      2. Qualunque sia il carattere di tuo figlio è essenziale che la au pair sia un buon ‘match’ per lui. Quando dovrai scrivere il profilo famigliare su uno dei siti che ti consentono di cercare la au pair sarà fondamentale descrivere gli interessi di tuo figlio. Che tipo è? E’ sportivo? Scrivi allora che cerchi una ragazza attiva e che ami lo sport; è riflessivo, introverso e ama leggere? Magari la au pair potrebbe leggergli delle storie ad alta voce recitandole un pò. Ama la musica? Forse puoi trovare un’au pair che suona la chitarra etc… Insomma, sto scrivendo cose banali, ma la verità è che più sei specifica nello scrivere il profilo e più massimizzi la possibilità di trovare qualcuno che funzioni con tuo figlio (e con te e il tuo partner).
      3. Infine hai pensato all’idea di prendere un ragazzo alla pari anzichè una ragazza? Dato che tuo figlio è maschio potrebbe funzionare meglio.
      In ogni caso, come prima esperienza, io partirei con l’idea di fare una prova breve, di circa due/tre mesi, poi se la cosa funziona…

      1. Grazie davvero per i tuoi preziosi consigli! Vedrò di indicare tutte le informazioni che mi hai suggerito nel profilo familiare.
        Sono rimasta perplessa sulla durata del soggiorno… E’ vero, se l’esperienza fosse negativa sarebbe un problema, ma penso che se fosse un disastro lo sarebbe per entrambi e nessuna delle due parti vorrebbe continuare. Ho paura che 2/3 mesi siano troppo pochi, potrebbe essere il momento in cui si inizia a creare un certo feeling e magari il bambino comincia a comprendere qualche parola in più. Interrompere anche solo per poche settimane per cercare un’altra au pair vorrebbe dire far perdere quel poco di inglese che abbiamo acquisito e dover ristabilire un nuovo rapporto con un’altra persona. Io vorrei correre il rischio, cosa ne pensi?
        Approfitto della tua gentilezza per chiederti un’altra cosa: ero in dubbio se utilizzare i vari siti a disposizione (quello che hai utilizzato tu mi piace e mi sembra affidabile, altri mi sono piaciuti meno) oppure recarmi in un’agenzia apposita.
        Ti ringrazio anticipatamente per la collaborazione.

        1. Ciao Danila,
          quanto alla durata, se guardi i siti sono le au pair stesse a scrivere una durata del soggiorno un pò vaga, del tipo 3-12 mesi. Il senso della mia affermazione è: se la cosa funziona così-così puoi fare un’esperienza più breve, se funziona bene la tieni più a lungo (visto permettendo) ma non mi impegnerei mai per 12 mesi dall’inizio, ecco, così come non si impegnano loro stesse.
          Quanto alla scelta fra sito e agenzia it’s up to you. E’ una questione di costi e di autonomia nel valutare persone di un’altra cultura. Io e mio marito noon abbiamo mai pensato di rivolgerci ad una agenzia: ci piace scegliere autonomamente, con tutti i rischi del caso. L’inglese lo conosciamo bene ed io ho vissuto in USA e in UK e questo aiuta a “leggere tra le righe”. Forse, se dovessi scegliere una au pair cinese per parlare mandarino ai miei figli mi rivolgerei ad una agenzia o almeno chiamerei una amica cinese ad aiutarmi (a prescindere dal fatto che anche con le cinesi ci si scrive in inglese) perchè non conosco la cultura e dunque non ho un metro di paragone per valutare la potenziale au pair.
          Spero di esserti stata utile

  4. Gentilissima Elisabetta,
    Io sono un genitore di un ragazzo di 16 anni (terza liceo) che non ha intenzione di muoversi dall’Italia per fare esperienze all’estero e incrementare le sue conoscenze linguistiche. Mi sto informando per poter ospitare un ragazzo/a coetaneo per almeno una quindicina di giorni nel periodo estivo. Di opportunità è pieno il web, ma non vorrei trovarmi inguaiato mettendo una persona in casa che non conosco e senza referenze. Hai delle idee da suggerirmi o dei siti attendibili ai quali mi posso rivolgere? Grazie

    1. Caro Mauro,
      la domanda che mi poni non è semplice, perchè io non ho mai usato agenzie. So che a Roma c’è romaaupair che ha principalmente ragazze di madrelingua tedesca. Ma non so dove abiti e certamente tu hai bisogno di un ragazzo. Una ragazza di 18-20 anni difficilmente viene a stare in una casa dove c’è un sedicenne. Una alternativa se tuo figlio non vuole andare all’estero sono alcuni campi in inglese che si tengono in Italia, come Canadian Island, l’ho menzionato qui: https://www.educazioneglobale.com/2013/04/idee-per-lestate-centri-estivi-in-inglese/ devi verificare le attività in Italia fino a che età vanno. Altrimenti se abiti in una grande città potresti contattare le università straniere (a Roma ci sono due o tre università americane, a Milano credo anche). Infine potresti pensare di iscriverti con tuo figlio al CISV (cerca su google) e cercare attività non all’estero ma di accoglienza di componenti di delegazioni estere in Italia, nella tua città.
      Queste le idee che mi vengono in mente. Certo tuo figlio è un’eccezione, l’unico che non si vuole muovere…

  5. Ciao!
    Dopo aver avidamente letto i tuoi post, anche su Bilinguepergioco, ci siamo buttati nella ricerca di una au pair con Au pair world e pare che stia già funzionando. Ne abbiamo trovata una dal Canada che sembra fare al caso nostro.
    Ora siamo nella fase di conoscenza, ci siamo già sentite via Skype e ci piacciamo parecchio, cosa che presuppone un buon inizio. A questo punto inizio ad interessarmi alla parte pratica della faccenda, ma cascasse il cielo se qualcosa o qualcuno ti spieghi passo passo la trafila formale da seguire per farla venire qua in Italia!!!
    – So che ci va il certificato medico, ok.
    – So che devo iscriverla al SSN o farle una polizza infortuni privata, ma come faccio a sapere quale opzione seguire?
    – Lei intende rimanere 3 mesi (luglio-settembre), ma siamo d’accordo che se si verificano una serie di circostanze per cui non deve tornare in Canada a settembre, le piacerebbe stare qui più tempo: che razza di visti mi servono per 3 mesi? E per 12? A chi li devo richiedere? I siti parlano di Autorità competente… ma in Italia capire quali sono è come girare in un labirinto!! E’ tutto così fumoso…
    – poi c’è la lettera di presentazione della famiglia… cioè?
    – poi la comunicazione in… Questura? All’ufficio del lavoro? Boh!
    Sono davvero confusa, più cerco di informarmi e più mi trovo con informazioni contradditorie… e qui sbagliare è un attimo e poi ci si ritrova con problemi legali, fiscali o chissà cosa altro…!
    Mi rivolgo a te perchè qua pare che tutti diano tutto per scontato ma una scaletta di cosa fare nessuno te la sa dare…
    Tu potresti gentilmente aiutarmi a capirci qualcosa di più per favore?

    Grazie grazie grazie
    Barbara

    1. Ti rispondo nei limiti delle mie conoscenze, perchè ho avuto sempre au pair per periodi brevi (quelle che sono state 5 mesi erano della UE o sono arrivate con visti più lunghi) e, come hai notato anche tu, le fonti sono discordanti.
      Per tre mesi, può stare in Italia come turista. Fa fede il timbro sul passaporto all’arrivo. Peraltro mi è capitato ben due volte di avere au pair americane il cui passaporto non era stato timbrato.
      Per il Canada so che loro possono avere un visto per stare nella UE 11 mesi consecutivi (se non di più). L’aveva l’au pair della mia amica. Questo visto se lo era procurato la ragazza prima di partire, normalmente i loro uffici sono molto più efficienti dei nostri.Ritengo che questo sia un onere che ricade sull’au pair, onestamente.
      La cosa che devi fare con certezza è una dichiarazione al Commissariato della tua zona che avrai un’ospite per un dato periodo di tempo (come ospite, non è un lavoratore dipendente), il modulo si chiama “cessione di fabbricato” e deriva dalle norme antiterrorismo v. qui http://img.poliziadistato.it/docs/modulo_cessione_di_fabbricato.pdf
      Quanto alla parte medica, ho sempre stipulato una assicurazione contro gli infortuni, sebbene quasi tutte avessero anche una assicurazione propria.
      L’iscrizione al SSN non l’ho mai fatta, ma la durata dei soggiorni non valeva la candela.
      Tuttavia se trovi un legale esperto della materia sono tutta orecchie, perchè di au pair non sa niente nessuno.
      Spero queste prime informazioni siano utili.
      Elisabetta

      1. Grazie mille!
        Nel frattempo ho richiesto a una conoscente che lavora al Servizio Lavoro della Provincia dove risiedo (Torino) se mi può dire qualcosa di più.
        Infatti ho trovato l’ennesima versione dei doc necessari su un sito, che per ora mi sembra il più esaustivo (ma un po’ in contraddizione con altri!):

        http://www.aupair-work.net/it/viza-nariadenia/#12

        Provo a seguire anche questa pista.
        Grazie!
        Barbara

  6. Ciao Elisabetta,

    ci siamo incrociate in un altro sito, e poi ho scoperto il tuo blog, che sto lentamente spulciando, ci sono davvero spunti interessantissimi.

    Stiamo ospitando per la prima volta una ragazza au pair, e siamo entusiasti di questa esperienza, e, cosa più importante, sono felicissime anche le bambine!
    Quindi abbiamo deciso di ripeterla, e siamo in contatto con una ragazza americana che studia italiano e pare davvero interessata.
    Mi ha fatto un’ottima impressione perché, a differenza di altre, era già informata su questione quali il visto, la patente internazionale etc.
    Ho solo un dubbio circa l’iscrizione al SSN, mi sembra di capire che se la ragazza ha una sua assicurazione privata (a quanto pare necessaria per ottenere il visto come studentessa) non è obbligatorio iscriverla al SSN… o ho capito male? La ragazza si fermerebbe 9 mesi o addirittura 1 anno.

    Grazie in anticipo e complimenti per il blog! 😉

    1. Ciao Giovanna e benvenuta,
      sotto il profilo giuridico la disciplina del rapporto “alla pari” è veramente lacunosa e quindi, pur tentando sempre di avere tutte le informazioni possibili, potrei sbagliarmi su qualcosa. Per quanto ne so la ragazza alla pari NON è obbligata ad iscriversi al SSN come invece debbono fare i lvoratori subordinati o comunque chi ha un permesso di soggiorno. La questione si desume, ragionando al contrario, da questo documento: http://www.poliziadistato.it/poliziamoderna/articolo.php?cod_art=1360
      Forse puoi fare un tentativo di chiamare l’URP della tua ASL di appartenenza per vedere che ti dicono.
      Mi dispiace di non poterti dire più di così.
      Elisabetta

      1. Anche io avevo interpretato analogamente quanto appare sul sito della polizia… In caso al momento richiamerò la ASL, anche se quando ho chiamato per sapere come muovermi con l’attuale au pair ho sì trovato un impiegato gentile e disponibile, ma che alla fine della fiera mi ha confermato che non essendoci una precisa legislazione circa le au pair… non sapeva bene nemmeno lui come regolarsi… Grazie comunque, e se e quando troverò informazioni precise, ti aggiornerò.

        1. Ciao Giovanna e Elisabetta,
          avendo appena compilato il contratto che c’è sul sito di Au pair world mi sembra di capire che l’assicurazione e l’iscrizione al SSN sono due possibili alternative: ovvero se la au pair è EXTRA UE deve avere una polizza (o gliela fai tu qua, ma di solito sono quelle polizze legate al viaggio: la mia au pair che sto aspettando dal Canada se la fa insieme al biglietto aereo), oppure, se è CITTADINA UE, può non farla, ma allora tu devi iscriverla al SSN x il periodo in cui sta in Italia.

          Io ho capito così… Sul discorso “visti” invece navigo ancora..! 😉

          Ciao
          Barbara

          1. Ciao Barbara!

            Ieri sera ho avuto uno scambio di messaggi con la ragazza, che mi ha confermato che dovrà stipulare un’assicurazione sanitaria valida per l’estero PRIMA di partire, in quanto le servirà per ottenere il visto (come studentessa). Inoltre mi ha detto che il padre ha parlato con l’assicurazione che hanno già e gli hanno detto che potrebbe anche semplicemente pagare un supplemento perché la copertura valga anche all’estero.

            Per quanto riguarda altri aspetti burocratici, nella mia piccola esperienza ho appurato che in molti uffici non hanno idea di come muoversi, specie se si tratta di ragazze provenienti da paesi UE. Ho avuto qualche informazione tramite un’amica commissario di Polizia.

            A dire il vero, ad un’altra ragazza statunitense avevano parlato di un visto di lavoro subordinato per un anno, ma in realtà non è possibile stipulare tale contratto in caso di ragazze au pair, o almeno così mi hanno detto all’ufficio provinciale del lavoro. E come avevo desunto dopo aver spulciato vari siti e anche qualche legge.

            Per fortuna ci sono canali come questo blog che permettono lo scambio di informazioni! 😉

      2. Eccomi con un aggiornamento, che magari può essere utile anche ad altri genitori/au pair.

        La ragazza ha parlato con la propria assicurazione e le hanno detto che la SUA assicurazione le garantisce copertura totale anche all’estero, quindi non è necessario (e dunque facoltativo) l’iscrizione al nostro SSN. Le hanno detto che in caso dovesse aver bisogno di un medico, dovrà pagare per la prestazione e poi faxare la fattura all’assicurazione (peraltro, la scuola che ha scelto offre gratuitamente il servizio fax).
        Essendo già stata stipulata, ovviamente non ne dovrà fare un’altra per ottenere la Student Visa.

        Trattandosi di un’assicurazione privata, ovviamente quello riportato non è valido per tutte le assicurazioni o tutti gli au pair.

        Valuteremo in seguito se iscriverla o no al SSN. Però adesso siamo più tranquilli.

  7. Elisabetta, complimenti, questo tuo post (come molti altri a dire il vero) è davvero utile e interessante.
    A presto!
    Giadra

  8. Ciao, vorrei chiederti un suggerimento sulla ricerca dell’au pair. Sono mesi che cerco una ragazza sul sito da te segnalato, aupairworld, ma magari mi rispondono una volta e poi spariscono nel nulla… non riesco a concretizzare il contatto. Hai qualche suggerimento, o altro sito da consigliare. Ero tentata di rivolgermi ad un agenzia specializzata ma non mi andava di sostenere ulteriori costi. Ho visto che le ragazze americane, per fermarsi almeno 1 anno, devono dimostrare di essere iscritte ad un corso di lingua ma quando chiedo che cosa vogliano fare in italia la maggior parte non lo menziona. Questa è una spese che dovrei affrontare io per loro? Grazie e ciao

    1. Cara Eva, effettivamente cercare un’au pair è un lavoro, ci si perde molto tempo. Io ho usato sempre au pair world, altrimenti a volte wanted in rome o ho selezionato au pair già presenti a Roma e amiche di altre au pair.
      Su au pair world ho preferito sempre pagare i 40 euro di membro premium e così poter vedere gli indirizzi mail delle ragazze e ho sempre dato semaforo verde a tutte coloro che mi parevano in linea con i nostri requisiti. Non mi sono mai messa a cercare con troppo anticipo proprio per evitare l’effetto sopresa. E’ inutile prenotarsi l’australiana che sembra perfetta per noi se verrà tra 8 mesi. In 8 mesi troppe cose possono cambiare…
      Detto ciò, se sei proprio esaurita puoi provare le agenzie. Il problema che non mi hai detto dove vivi. Una mia conoscente qui a Roma utilizza http://www.romaaupair.com/index.php?lang=it
      Alcune delle agenzie che ho menzionato in questo post https://www.educazioneglobale.com/2015/03/come-selezionare-una-tata-o-una-baby-sitter/ selzionano anche au pair.
      Infine io non ho mai pagato corsi di lingua per le au pair nè i viaggi per arrivare in Italia.
      Ho sempre dato loro la paghetta settimanale, a quasi tutte (mi pare) la tessera mensile dei mezzi pubblici e ovviamente ristoranti o bar o altro quando erano in giro con noi.

  9. Grazie per la risposta, sono di Venezia. Tenterò di nuovo con aupair world, vorrei che arrivasse ad Agosto così ho tempo per starle dietro e farle prendere confidenza con le bambine. Proverò anche a guardare il tuo post. Grazie ancora. ciao

    1. Ciao Eva, io abito a Mestre, vicino a te e credo di poterti risolvere almeno un problema: corsi di italiano per stranieri gratuiti o semigratuiti in zona ce ne sono molti, pensati per stranieri anche di lingua inglese, anche con possibilità di ottenere la certificazione ufficiale. Se vuoi sono disponibile a consultarci in privato.

  10. Riprendo in questo post, più adatto, la questione “ragazze alla pari”.
    Dalla mia esperienza, come ho più volte specificato, bisogna fornire regole precise scritte ed anche ricordarle ogni volta se necessario, senza badare troppo a “offendere” le ragazze, che mi sembra si offendono molto meno di quanto possiamo pensare.
    Ho notato, oltre all’utilizzo quasi ossessivo del telefonino e del pc, che la maggior parte di loro (inglesi americane), non prendono iniziative per collaborare con la famiglia ospitante (apparecchiare, sparecchiare ecc), benché praticamente tutte si dicano disposte ad aiutare.
    Stanno sedute e aspettano di essere servite a tavola. Su tre esperienze, tre hanno avuto il medesimo atteggiamento. Noi siamo abituate ad una forma di cortesia (“serve una mano”? “posso aiutarvi?”) che loro proprio non hanno nel dna. A voi è capitato lo stesso?

    1. ciao, io sto facendo un’esperienza, la prima, con una ragazza slovacca. E’ la stessa cosa delle americane che menzioni, non si da molto da fare nè in cucina né in generale in casa (nessuno pretende una colf ma un piccolo aiuto con le faccende domestiche quello magari sì, sopratutto se la ragazza in questione, come la mia, soffre di celiachia e di allergia al latte, questo mi costringe a tour de force massacranti in cucina per cucinare doppio o adeguare i nostri pasti)…..tra l’altro non sta nemmeno effettuando le 20 ore richieste settimanali, perché alla fine io passo molto tempo in casa (anche se a volte lavorando al pc)…che suggerimenti? parlare chiaramente? aspettare che scivolino via i prossimi due mesi e mezzo…?

      1. Io le parlerei chiaro e le darei un foglio con sopra elencate le sue ‘duties’ (le parli in inglese o in italiano? Mi viene il dubbio).
        Se questo ti scoccia – perchè per noi donne, per vari retaggi culturali, è spesso più difficile imporci – lo puoi accompagnare con una premessa apologetica del tipo (continuo con l’inglese, ma vale in entrambe le lingue) “You know, I am working very much these days, I am tired and therefore I need more help from you”.
        Però poi falle l’elenco (scritto) di quello che vuoi che lei faccia sempre (ad es sparecchiare, magari cucinare per tutti una volta a settimana, rifarsi il letto etc..).
        Fai finta di essere la sua dirigente e lei una impiegata scansafatiche.
        Sono abilità che si imparano sul campo, anche in questo campo “casalingo”. Ci si può imporre con cortesia ma anche con fermezza. Sono ragazze giovani e non si rendono conto dei salti mortali che fa un adulto che lavora fuori casa e dentro e che è anche genitore. Vanno educate e dirette. Al momento finirà che ti troverà rompipalle ma poi si ricorderà di te quando avrà figli a sua volta…

  11. Ciao a tutti
    Vi consiglio di visitare questo sito, che vi puo’ aiutare a capire un po’ di piu’ sulle partenze come “au pair”: http://www.ragazza-alla-pari.it/
    Si tratta di un’agenzia au pair a Sydney che offre collocamenti GRATIS presso le famiglie locali, in modo da poter viaggiare al sicuro in Australia, oltre ad offrire altri benefici.

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