Per chi vive in Italia è una lettura edificante, per più motivi.
Ma, intanto, per coloro che proprio non ne sanno nulla, dico che “The Economist” è una rivista inglese, dal titolo, appunto “l’Economista”.
Inoltre, per quelli che non lo leggono perché è scritto in inglese (o in un inglese troppo difficile) aggiungo quanto segue:
(1) l’inglese dell’Economist è volutamente molto ricercato ed è infatti uno dei migliori esempi di giornalismo moderno, ma, dopo un po’ che lo si legge, si comincia a notare la frequente scelta di vocaboli inglesi un po’ in disuso che, per fortuna di noi italiani, sono quasi tutti di derivazione neo-latina e dunque, spesso, più comprensibili a noi moderni latini che a molti inglesi;
(2) non è detto che dobbiate leggerlo in inglese! Infatti molti articoli dell’Economist li trovate in italiano su un bel settimanale che traduce il meglio della stampa mondiale e che si chiama Internazionale. Il secondo modo di leggersi l’Economist in italiano è quello – forse un pò idiota ma, tutto sommato, efficace – di cercare online (gratis) nella sezione blog un tema che interessa e tradurre l’articolo utilizzando un programma di traduzione automatica come mymemory o Google traduzioni. Garanzia di un italiano perfetto non c’è ma posso assicurare che il risultato supera spesso il tenore di certi articoli della stampa italiana (non dei grandi corsivisti, ovviamente, ma di molti altri).
L’Economist produce anche podcast molto ben fatti cui ci si può abbonare con qualsiasi smartphone per ascoltarli in macchina (o in cuffia, camminando, come fa la sottoscritta). Ovviamente l’opzione migliore rimane quella di acquistare la rivista in edicola, magari dopo aver visto online se il numero corrente contiene argomenti di interesse.
Anzitutto l’Economist ha una prospettiva globale sui problemi politici. Per capire quello che accade in Siria o in Russia, in Colombia o in Kazakistan, è la lettura migliore.
Infine leggere l’Economist fa bene, è un esercizio di sobrietà per rendersi conto, con il magone, di quanto periferici siamo ormai diventati rispetto a quanto accade nel mondo globale.
Se poi, alla prima lettura dell’Economist, finite per reagire come mio figlio neonato me ne farò una ragione: forse significa solo che – come mio figlio – siete ancora troppo giovani!
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Io mi limito a leggerlo online; tu lo trovi cartaceo da acquistare anche in Italia?!? Dove?
In edicola! a Roma c’è…immagino anche altrove
Io mi sono abbonato a tariffa ridotta tramite Infoclip
Interessante…
Thanks for your suggestions. I’m going to start to read that important newspaper.
Io non ho mai fatto l’abbonamento ma lo prendo in edicola solo quando ci sono argomenti che mi interessano e questo lo faccio da quando vivevo per lavoro in UK.
Condivido tutto quello che è stato detto nell’articolo con l’aggiunta che a volte se si legge con attenzione l’economist riesce ad anticipare e prevedere situazioni politiche internazionali ed economiche ed altro ancora e questo è importantissimo se uno vuole in anteprima conoscere e muoversi di conseguenza.
Andrea, sono assolutamente d’accordo, ma che l’Economist sia un ottimo strumento per capire e prevedere le congiunture economiche o gli equilibri geopolitici è forse più noto, mentre che sia anche uno strumento di divulgazione scientifica, letteraria,storica e linguistica (vedi la column Johnson) di altissimo livello è meno scontato e, a molti, è forse ignoto.