Sono sempre stata una sostenitrice del fare coincidere la fine della scuola con la maggiore età. Proposte in tal senso ne sono state avanzate molte. L’ultima proprio qualche giorno fa, in un momento di grande incertezza politica per il paese, ed era contenuta nei 50 punti di «Impegno Italia», il programma illustrato da Letta nel tentativo di rilanciare il proprio governo. Sostanzialmente, la proposta era di anticipare la scuola a 5 anni e farla finire a 18, sperimentando un modello in cui la scuola dell’infanzia costituisse il primo grado nel ciclo dell’istruzione obbligatoria, per mettere gli studenti nella condizione di iniziare ad apprendere prima e di terminare gli studi in anticipo.
Ma andiamo al tema più generale: perché finire a 18 anni sarebbe un bene?
Io vedo almeno due motivi. Intanto perché in quasi tutta l’Europa, in Giappone e negli USA gli studenti si diplomano a 18 anni. Ci sarà una ragione se la maggioranza dei paesi fa così…Poi, una maturità a 18 anni farebbe coincidere la maggiore età e la fine della scuola: lo studente diventa maggiorenne, finisce la scuola e, contemporaneamente, può votare e prendere la patente. Insomma, diventa adulto.
La questione di finire la scuola a 18 anni è risalente nel tempo
A quanto ne so, in passato vi sono stati vari altri tentativi di riforma. Tra quelli che ricordo al volo, ci provò il ministro Berlinguer, che proponeva l’inizio della scuola primaria a cinque anni di età, con la riduzione di un anno della scuola dell’infanzia. Le resistenze politiche e sindacali, dei Comuni e degli enti gestori delle scuole non statali furono fortissime, tanto che Berlinguer ripiegò sull’idea di tagliare un anno alla scuola di base, “compattando” la primaria e la secondaria di primo grado in un unico percorso di sette anni, progetto anch’esso non attuato.
Il ministro Moratti progettò di ridurre di un anno la durata della scuola secondaria superiore, fu poi ostacolata da componenti dalla sua stessa maggioranza e ripiegò su una soluzione “all’italiana”, ossia sull’anticipo facoltativo di mezzo anno dell’inizio della scuola dell’infanzia e primaria, (senza però modificare programmi e metodi didattici!). E’ il famoso “anticipo scolastico” per cui bambini che compiranno gli anni entro il 30 aprile dell’anno successivo a quello di inizio della scuola, stanno nella stessa classe dei bambini di bambini che hanno l’età “giusta”.
il problema di far durare la scuola 12 anni e di abbassare l’età dei diplomati a 18 è tornato di attualità nel periodo del Governo Monti (anche per motivi di carattere economico).
Il Ministro Profumo incaricò una commissione di esperti di studiare due diverse ipotesi: l’anticipo a 5 anni dell’obbligo scolastico oppure la riduzione a quattro anni della durata dei licei e degli altri istituti superiori.
Si, perché la scelta, alla fine, si pone tra queste due ipotesi. Anticipare la scuola a 5 anni vuol dire, però, anche ripensare i programmi intorno alla più giovane età dei bambini, non far fare a tutti la prima primaria attuale a 5 anni. Infatti a quell’età si può imparare a scrivere e leggere con facilità, ma la capacità di concentrazione è limitata, i bambini imparano più facendo che ascoltando passivamente e, comunque, devono potersi muovere di più di quanto non facciano oggi.
Nel frattempo, però, come accade normalmente in Italia, nell’impossibilità di cambiare le regole (per l’ostruzionismo di questo o di quello), la prassi finisce per aggirare la regola oppure – attraverso la sperimentazione – si crea un’alternativa che prima non c’era.
Proprio alla fine del 2013, il Ministro dell’Istruzione Carrozza ha autorizzato tre scuole secondarie superiori della Lombardia (tre scuole paritarie, si tratta del Collegio San Carlo di Milano, del Liceo Internazionale per l’Impresa Guido Carli di Brescia e dell’Istituto Olga Fiorini di Busto Arsizio) a sperimentare la riduzione di un anno della durata del percorso liceale.
Stiamo a vedere se il prossimo governo coglierà la sfida e se avrà la forza di avviare un serio progetto di riforma della scuola che coivolga tutte le componenti del mondo dell’istruzione.
Se giudichi questo ‘post’ interessante diffondilo per email o con i social network. Ti potrebbero anche interessare:
Aggiorno il post con questo commento. Ad oggi (settembre 2016) sono 11 (5 paritarie e 6 statali), le scuole che stanno sperimentando i 4 anni. Si tratta del Liceo internazionale per l’impresa Guido Carli di Brescia, il collegio San Carlo di Milano e l’Istituto economico internazionale Tosi di Busto Arsizio, l’Istituto tecnico internazionale Olga Fiorini di Busto Arsizio, il Liceo classico internazionale Garibaldi di Napoli, il Liceo classico internazionale Telesi@ di Telese Terme (Benevento), il Majorana di Brindisi, il Liceo classico internazionale Flacco di Bari. L’intenzione del Ministro Giannini (Governo Renzi) è di sperimentare altre nuove 60 prime classicon un decreto, entro questo mese.
A proposito di equiparazione alle scuole europee, vorrei segnalare una bellissima iniziativa realizzata presso un liceo romano http://www.noiconvoisrl.com/moduli/Noi%20con%20voi%20progetto.pdf
Ho apprezzato l’iniziativa e ho avuto modo di parlare telefonicamente con la professoressa Greco e mi è sembrata una persona molto competente e capace.
Nei licei vengono offerte le più disparate attività extracurriculari, ma non quella veramente utile per evitare la dispersione scolastica, alleggerire tante (troppe) famiglie dalle ripetizioni private e mettersi in linea con i sistemi europei: lo studio assistito pomeridiano.
Se ai ragazzi fosse permesso di rimanere a scuola nel pomeriggio per fare i compiti con la vigilanza di un paio di professori delle aree principali, si eviterebbero pomeriggi di inedia con cellulare e discussioni per lo studio; la scuola sarebbe anche socialità, confronto, aiuto reciproco fra i ragazzi.
Ovviamente con spese a carico delle famiglie, così come si paga a parte l’inglese, il teatro o la musica, ma comunque un esborso contenuto rispetto alle lezioni private e con finalità diverse, di autonomia nello studio rispetto alle spiegazioni individuali.
Mi sembra che questo progetto all’avanguardia abbia fatto centro.