
Sorge allora spontanea una domanda: cosa fanno negli altri paesi?
Nelle “scuole degli altri” si studia la programmazione informatica? Ebbene c’è chi è più avanti e chi è più indietro, ma quasi tutti i paesi industrializzati si stanno muovendo verso un uso della tecnologia sempre più volto a creare.
Prendiamo l’esempio del Regno Unito, che già aveva un insegnamento di tecnologia e design (nel curriculum figurano, inoltre, geografia, matematica, inglese, scienze, storia, arte teatro e musica, educazione fisica, lingua straniera ed educazione civica e religiosa) e dove, attualmente, è in corso una riforma dei programmi dei Key stages 1,2,3 (la scuola inglese è infatti articolata in quattro “fasi – chiave”, Key stages, appunto).
Per quanto riguarda l’informatica, i ragazzini inglesi della scuola primaria dovranno comprendere i concetti di algoritmo, network, bug e debugging, search engine ranking, tutte nozioni che non farebbero sfigurare un informatico di professione.
Ad esempio, per il Key stage 1 (ossia tra i 5 e i 7 anni) gli allievi dovranno: capire cosa sono algoritmi e come creare semplici programmi, usare la tecnologia per creare organizzare e manipolare contenuti digitali (anche un disegno, dunque), capire cosa si intende per protezione dei dati.
Altro esempio, per il Key stage 3 (11-14 anni) il programma si articola in computing, information technology edigital literacy. Un insegnante inglese ha descritto al Times Education Supplement quale potrebbe essere l’organizzazione di un ciclo di lezioni. L’insegnante guida i ragazzi nella simulazione dell’avvio di un’attività imprenditoriale. In gruppi, gli studenti utilizzano fogli excel per calcolare i costi di avvio e registrano su un database acquisti e clienti. In un secondo momento programmano e disegnano un sito di commercio elettronico per la vendita dei prodotti e, infine, usano un programma di grafica per creare l’insegna del negozio fisico e per creare dei volantini pubblicitari. Ognuna di queste fasi copre circa quattro lezioni. Insegnata così qualsiasi materia prende vita, i ragazzi si divertono e, nel contempo, imparano nozioni utili.
Anche nel Regno Unito, ovviamente, non sono solo rose e fiori e così anche i docenti inglesi si lamentano di non essere mai stati formati dal sistema di istruzione pubblico per insegnare l’informatica ma hanno dovuto colmare le proprie lacune partecipando all’International Hour of Code Movement ed hanno imparato ad usare linguaggi di programmazione “visivi” (come Scratch) o usando le risorse di Codecademy.
Chi fosse insegnante e volesse capire meglio come costruire qualche lezione può consultare questo link del Times Education Supplement, che mette a disposizione delle risorse per i docenti.
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Molto interessante… mi piacerebbe approfondire questo argomento da genitore x invogliare i docenti a seguire il progetto fin dalla scuola primaria dove iscrivero’mio figlio questo anno
Segnalo a tal proposito l’iniziativa “Computer Science Unplugged” ovvero un insieme molto interessante di attività molto varie progettate appositamente allo scopo di insegnare a bambini e ragazzini delle scuole elementari e medie le basi dell’informatica (intesa non come “saper usare il computer” ma nel senso etimologico di elaborazione e trasmissione automatizzata dei dati) in modalità “a spina staccata” ovvero senza il bisogno di usare computer o altre macchine ma usando solo carta e penna con testi e grafici già stampati:
http://csunplugged.org/
Qui di seguito è scaricabile gratuitamente l’ultima edizione italiana del materiale cartaceo completo:
http://csunplugged.org/wp-content/uploads/2016/02/csunplugged-it.2015.1.0.pdf
In essa sono presenti vari esercizi e anche veri e propri “giochi” basati su concetti informatici come il codice binario, la compressione dati, gli algoritmi di ricerca e di ordinamento, gli automi a stati finiti, la crittografia, l’intelligenza artificiale… Insomma il modo più efficace per dimostrare con i fatti il detto comune tra i programmatori che afferma “L’informatica non riguarda i computer più di quanto l’astronomia riguardi i telescopi”.
Saluti
grazie Michele!