consigli e risorse per essere cosmopoliti

5 idee low-cost per dare ai tuoi figli un’educazione “globale”

educazioneglobale internazionale low costUn po’ di tempo fa, su questo blog, mi scriveva una mamma, facendomi notare che molti miei post sul bilinguismo, sull’educazione internazionale e sull’essere cittadini del mondo, pur essendo “molto interessanti”, presuppongono il possesso di risorse economiche che non tutti hanno.

“Molte delle cose che proponi possono essere realizzate solo da chi, economicamente, sta parecchio bene”, mi diceva. “Le scuole bilingui sono molto care (per tacere di quelle internazionali) e una persona ‘normale’ può fare il sacrificio per un figlio, già due non sarebbe possibile”.

Continuava con l’affermare che accogliere una ragazza alla pari comporta l’avere una stanza in più in casa e che questo fatto costituisce un problema per la maggior parte delle persone.

Vorrei riprendere questo tema – e la mia risposta di allora – per spiegare meglio il mio pensiero su cosa vuol dire avere una mentalità cosmopolita e cercare di dare ai propri figli (e di avere) una “educazione globale”.

E’ vero, molte cose che presento, descrivo e consiglio (centri estivi con l’inglese, summer camp a Londra o a New York, scuole francesi, licei italiani con programma Cambridge) non sono alla portata di tutti e, dunque, che un’educazione internazionale non è, purtroppo, democratica. Io stessa, non mi posso permettere tutto ciò di cui scrivo. Questo, però non vuol dire che tante idee non possano essere declinate in modo più abbordabile; ad ogni modo, essere cosmopoliti e conservare una mentalità aperta ad altre culture vuol dire molto di più.

Mi spiego: i summer camp all’estero costano molto, ma ovviamente i costi cambiano se uno invece di andare a Londra va – che ne so – a Bristol, e parte con un volo low-cost piuttosto che con un volo di linea.

Per le ragazze alla pari c’è bisogno di una stanza, ma alcune sono disposte, per un periodo più breve, magari estivo (molte ragazze vogliono venire in Italia in estate), a condividere la stanza con i bambini, senza contare che tante famiglie magari prendono l’au pair solo d’estate, se hanno la possibilità di ospitarla fuori città.

Quando i figli crescono, almeno nelle grandi città ci sono opportunità in lingua da cogliere.

Una educazione internazionale e cosmopolita, insomma “globale, parte da noi adulti: non solo dalla conoscenza che abbiamo di altre lingue e culture, ma anche dalla curiosità che conserviamo nei confronti degli altri.

Non posso fare esempi puntuali per altre città italiane, li faccio per Roma, immaginando che anche altrove possano essere in qualche modo replicati e li faccio per l’inglese, perché la maggioranza delle persone cerca risorse in questa lingua.

1. LE CHIESE E I LUOGHI DI CULTO

A Roma, le chiese di Santa Susanna e di All Saints hanno messe in inglese (una cattolica e l’altra protestante). A Santa Susanna ci sono gli scout americani e il catechismo in inglese. Roma è la città delle chiese e, quindi, girando per la capitale, si possono ascoltare messe in tantissime lingue (così come professare tante diverse religioni).

Ovviamente questo vale per i credenti, ma vi sono tante risorse anche per chi, come me, credente non è.

2. LE LIBRERIE

Nelle librerie inglesi e americane sovente vi sono bacheche con annunci di persone che scambiano conversazione inglese per conversazione italiana. Sarà la stessa cosa nelle librerie francesi (dove manco da un po’).  Per chi ha tempo, è un modo per imparare qualcosa conoscendo persone di altri paesi.

3. GLI ISTITUTI DI CULTURA

Vale la pena, ogni tanto, fare un salto agli istituti di cultura stranieri della propria città o vedere cosa hanno in programma in termini di presentazioni di libri o conferenze consultando i loro siti web. Ad esempio, durante l’inverno, il British Council organizza talvolta delle letture per bambini in inglese presso le librerie Feltrinelli.

A Roma, poi, c’è la Biblioteca Europea, di cui ho già scritto, che ha libri per bambini in varie lingue.

4. E SE ABITO IN UNA PICCOLA PROVINCIA?

Chi non ha risorse nel territorio intorno a se’, le può trovare usando web.

Intanto per i bambini ci sono risorse in lingua gratuite, ne ho consigliata qualcuna in questo post: Inglese per bambini dai 3 ai 10 anni: 3 siti web gratuiti per giocare ed imparare

Per chi usa i social network, da Facebook a Twitter, è semplice scovare i gruppi internazionali della propria città, oltre al fatto che esiste un social internazionale proprio per questo, che si chiama InterNations.

Il web è pieno di forum di espatriati: digitate “expat forum” su un motore di ricerca e scovate le comunità internazionali della vostra città. A volte basta rispondere in modo circostanziato alle domande degli stranieri per diventare una fonte autorevole di informazioni e –se il gioco vale la candela – iniziare una conoscenza.

5. COMUNICARE CON GLI STRANIERI INTORNO A NOI

Inoltre ci dimentichiamo sempre che, tra i tanti immigrati che arrivano in Italia e iscrivono i loro figli alle nostre scuole pubbliche, frequentano i nostri stessi parchi, le nostre stesse piazze, le nostre stesse chiese, ci sono anche figli di filippini, di indiani e singalesi che, magari, parlano un inglese altamente imperfetto ma, spesso, più fluente di tanti italiani.

L’anno scorso, in certe domeniche mattina in cui il quartiere ancora dormiva, mi recavo in un parchetto vicino casa con il mio bimbo piccolo.

Il parchetto era quasi deserto: c’ero io, una tata filippina con pargolo biondo (la quale, evidentemente, lavorava anche la domenica mattina…) e una mamma singalese con bambinetta riccioluta (evidentemente sua figlia).

Lingua franca tra di noi era l’inglese, che tutte e tre parlavamo tra noi e con i tre bambini, ognuna conformemente al suo livello linguistico e culturale (n.b. del livello di proficiency nelle lingue diverse dalla lingua madre ho scritto in Bilinguismo: tre cose che non sapevi (e l’ultima è soprendente).

Ma i tre bambini avevano tutti più o meno 2 anni: non c’era bisogno, in quel contesto, di parlare di fisica dei quanti o di recitare Macbeth in lingua originale.

Costo del playgroup improvvisato? Zero! Insomma, a farsi furbi le occasioni ci sono. E alcune non costano proprio nulla!

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Comments

  1. Un’altra esperienza low-cost per offrire una educazione globale ai nostri figli è lo scambio di case ovvero l’home-exchange, che consiste nello scambiare la propria casa con quelle di famiglie italiane o straniere per un periodo di vacanza. Sono 15 anni che grazie allo scambio casa facciamo finta di essere una volta una famiglia tedesca, una volta inglese, olandese o canadese e sperimentiamo modi diversi di vivere dal di dentro.
    Grazie allo scambio casa, inoltre, ci siamo resi conto che la fiducia reciproca, prerequisito indispensabile quando si affida la propria casa a degli sconosciuti, non è un azzardo ma una scelta vincente.
    Per approfondimenti http://www.homelink.it

    1. Grazie Simona, molto presto pubblicherò un post sulla sharing economy e menzionerò anche questa possibilità. Se ti ve di raccontarci la tua esperienza potrai commentare quel post oppure, se vuoi, scrivermi una mail raccontandomi la tua esperienza, poi vediamo in che forma pubblicare. Pensaci e fammi sapere
      Elisabetta

  2. Se posso, anche io inviterei Simona a raccontare la sua esperienza. Temo che le idee comunemente diffuse sullo scambio casa siano rimaste ad una gustosa storia a fumetti che lessi tanti anni fa, in cui Paperino, desideroso di andare in vacanza, proponeva lo scambio della sua non ordinatissima casetta, qualificata “casa di lusso a Paperopoli”, con una “villa di lusso sul lago di Cromo [sic]” di proprietà della famiglia Rustici: gli sviluppi li potete facilmente immaginare, ma credo che da quella volta ad ora sia cambiato molto, e vorrei sapere bene cosa e come.

  3. Venezia è città porto di approdo di turisti, romantici e più o meno acculturati da tutto il mondo, ed il classico riferimento sociale è il bar (o “bacaro” in veneziano) dove servono anche cicchetti e varie tapas per accompagnare lo spritz (per chi non lo conoscesse http://www.dagospia.com/rubrica-29/cronache/spritz-for-five-ndash-celebre-cocktail-ne-esistono-cinque-tipi-ma-ci-150914.htm ). Cosa si sono inventati? Lo spritz in lingua straniera… Un madrelingua (spagnolo, inglese,…) intrattiene gli avventori il tardo pomeriggio in un ambiente cordiale (e reso tale vieppiù dal tasso alcolico) rigorosamente in lingua straniera. Un altro modo low cost… ma per adolescenti (aperitivo analcolico ) ed adulti… in attesa che qualche bar pasticceria tea room organizzi il “tea time and cookies” e merenda per bambini.

    1. Ma che bella idea….. io avevo lanciato in ufficio l’English lunch ossia che si andava a pranzo in mensa dialogando in inglese. Dato che tutti volevano imparare/migliorare il proprio inglese….ma non ho avuto molto successo.

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