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Le novità di quest’anno scolastico dalla scuola primaria all’esame di maturità: vaccini, promozioni ed esami

Settembre. Non me ne vogliano coloro che lo associano solo alla fine delle vacanze, ma settembre è decisamente il mio mese preferito. A queste latitudini l’aria finalmente si fa meno rovente, il sole diventa obliquo un po’ prima nel tardo pomeriggio e si preannunciano cambiamenti. Io sono di parte, in quanto nata in settembre, nello stesso giorno in cui, nelle epoche più varie, sono nati gli scrittori Lev Tosltoij e Cesare Pavese, il fisico Luigi Galvani, il cantante Michael Bublé, l’attore Hugh Grant, e, last but not least, il cardinale Richelieu.

Come ho già scritto altrove, dando consigli per il rientro (ed anche cercando di renderlo meno traumatico), settembre è il vero inizio dell’anno, quando tutto ricomincia con vecchie routine ma anche con nuove promesse.

Cosa si preannuncia per il nuovo anno scolastico? Tradizionalmente, di anno in anno, mi ritrovo spesso in questa fase ad illustrare quelli che potrebbero essere i “temi caldi” del nuovo anno (l’ho fatto qui in passato).

L’anno scolastico 2017/2018 inizia con alcune novità in termini di obblighi sanitari per allievi e studenti e con rilevanti cambiamenti introdotti per via delle deleghe derivanti dalla legge 107 del 13 Luglio 2015, c.d. “Buona Scuola” su valutazioni, promozioni ed esami.

Quanto al primo punto, come tutti sanno per averlo letto sui giornali, ci sono nuovi obblighi vaccinali per tutti gli iscritti ad asili nido e scuole da 0 a 16 anni. Tra notizie imprecise e inutili polemiche, meglio andare alla fonte, anzi, alle fonti: i siti dei Ministeri competenti per Scuola e Salute. Il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e il Ministero della Salute hanno diramato il primo settembre una circolare congiunta con indicazioni operative, relative all’anno scolastico 2017/2018. I siti web delle scuole (pubbliche o paritarie che siano, ma sono coinvolte anche le scuole internazionali) dovrebbero riportare tutti la Circolare, di cui non discuto i contenuti perché esula dagli scopi di questo sito. Consiglio comunque anche la consultazione del sito vaccinarsi.org per saperne di più.

Quanto ai cambiamenti derivanti dai decreti attuativi de “La Buona Scuola” (legge 107/2015) negli ultimi giorni, molti titoli di giornale hanno riguardato il nuovo sistema di promozioni alla scuola primaria e secondaria di primo grado (elementari e medie). I titoli contengono, come spesso accade, iperboli. In realtà non è esatto affermare che tutti saranno promossi per legge ma è certo vero che le bocciature saranno ancora più rare. Con il decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 62 è stato infatti stabilito una sorta di potere di veto del singolo professore in seno al consiglio di classe. Basterà un solo professore contrario alla bocciatura e l’alunno sarà ammesso alla classe successiva.

Quanto alla scuola primaria in realtà, già oggi la bocciatura è rarissima e, in molti casi, la ripetizione di una classe è fatta più a tutela dell’alunno che come giudizio negativo sullo stesso. Alla primaria varrà quindi la normativa vigente: la non ammissione è prevista solo in casi eccezionali e con decisione unanime dei docenti della classe. In sostanza già ora si boccia quasi solo in caso di abbandono dell’anno scolastico o per le troppe assenze. La novità è che, d’ora in poi, viene esplicitato che l’ammissione è prevista anche in caso di livelli di apprendimento “parzialmente raggiunti o in via di prima acquisizione”. Le scuole dovranno attivare, anche questa è una novità, specifiche strategie di miglioramento per sostenere il raggiungimento dei necessari livelli di apprendimento da parte degli alunni e delle alunne più deboli, perché il principio dell’inclusione, per non lasciare nessuno indietro, non può essere limitato al non bocciare.

La Ministra Fedeli, nell’introdurre queste novità ha anche evocato Don Milani, quando affermava che la scuola è scuola se include, mentre se “perde” i ragazzi più deboli, la scuola “è un ospedale che cura i sani e respinge i malati”. Tutto molto condivisibile, stiamo però a vedere come si tradurrà nei fatti questo principio. Uno dei grandi problemi del sistema scolastico italiano – mi pare – sia quello che norme anche giuste risultano spesso inapplicabili perché calate dall’alto senza mettere a disposizione le necessarie risorse economiche ed organizzative per porle in essere.

Anche nella secondaria di I grado (scuola media, per capirci), a differenza di quanto avviene oggi, si potrà essere ammessi alla classe successiva e all’Esame finale in caso di “mancata acquisizione dei necessari livelli di apprendimento in una o più discipline”. In questo caso, come per la primaria, le scuole dovranno attivare percorsi di supporto per colmare le lacune. Resta ferma la necessità di frequenza di almeno tre quarti del monte ore annuale per poter essere ammesse/i alla classe successiva.

La ratio della “bocciatura difficile” è che l’Italia è un paese con una dispersione scolastica altissima, dove troppi studenti cambiano di scuola in scuola (dispersione scolastica), spesso abbandonandola del tutto (abbandono scolastico). Le conseguenze in termini di cultura e conoscenze degli italiani rispetto ad altri paesi europei comparabili al nostro sono sotto gli occhi di tutti.

Se volete sapere cosa ne penso (per quel che possa valere la convinzione di un genitore che non lavora nella scuola…), sono quasi sempre contraria alle bocciature, che spesso riguardano proprio quei ragazzi che vengono da un contesto socio-economico più svantaggiato (gli altri, tra ripetizioni private e scuole meno dure, spesso si recuperano). Sicuramente lo sono alla primaria e forse anche alla secondaria di primo grado, salvo casi particolari di cattiva volontà o di comportamento fortemente antisociale da parte dello studente. In un certo senso sarei contraria alle bocciature anche alle superiori (perché far ripetere ad uno studente tutte le materie anziché solo quelle in cui è insufficiente?) ma capisco perfettamente che una scuola come la nostra, ossia con un gruppo-classe fisso e senza la scelta individuale delle materie (bensì con la sola scelta dell’indirizzo), rende la cosa impossibile. C’è un limite al numero di materie che si possono “riparare” a settembre.

Diverso il mio giudizio sull’alleggerimento degli esami, di cui dirò tra un attimo, perché sono convinta che la scuola italiana abbia troppi pochi esami, tra l’altro con valutazioni e metri di giudizio veramente troppo diversi tra scuola e scuola e tra aree geografiche del Paese.

Dell’esame “di terza media”, ho scritto in L’Esame di Terza Media: breve guida per genitori e ragazzi ma il mio post è già invecchiato, dunque presto ne riscriverò (nel frattempo segnalo, per chi volesse approfondire, un ottimo dossier di Tuttoscuola.

Per ora solo una panoramica su come è strutturato il nuovo esame di terza media risultante dal già citato decreto decreto legislativo 62/2017 attuativo de “La Buona Scuola”. Sono previste: una prova di italiano, una di matematica, una prova sulle lingue straniere, un colloquio per accertare le competenze trasversali, comprese quelle di cittadinanza. Il test Invalsi (la prova nazionale standardizzata) resta, ma si svolgerà nel corso dell’anno scolastico, non più durante l’esame. Le prove Invalsi, insomma, non saranno più in concomitanza con gli esami conclusivi e non incideranno più sul voto finale. Il voto finale sarà espresso in decimi – con eventuale lode – e scaturirà dalla media tra il voto di ammissione e la media dei voti delle prove d’esame. A presiedere gli esami sarà lo stesso dirigente scolastico dell’istituto in cui si svolgo gli esami. Niente più presidente esterno.

Non sono sicura che l’eliminazione delle prove Invalsi dall’esame sia la scelta migliore. Da un lato è vero che l’Invalsi serve a valutare le scuole attraverso la misurazione di quello che gli studenti hanno imparato (e non a valutare il singolo studente), dall’altro ricomprenderlo nell’esame poteva spingere ad affrontarlo con serietà. Non mi piace neanche molto l’assenza di un presidente esterno, che poteva, in teoria, garantire un minimo di obiettività nella valutazione.

Per quanto riguarda l’esame di secondaria di secondo grado, la nuova maturità sarà composta da due prove scritte e un colloquio orale. La prima prova scritta nazionale che accerterà la padronanza della lingua italiana, seconda prova scritta nazionale su una o più discipline caratterizzanti l’indirizzo di studi, il colloquio orale che accerterà il conseguimento delle competenze raggiunte, la capacità argomentativa e critica del candidato, l’esposizione delle attività svolte in alternanza scuola-lavoro.

L’esito dell’Esame oggi è espresso in centesimi: fino a 25 punti per il credito scolastico, fino a 15 per ciascuna delle tre prove scritte, fino a 30 per il colloquio. Il voto finale resta in centesimi, ma si dà maggior peso al percorso fatto nell’ultimo triennio: il credito scolastico incide fino a 40 punti, le 2 prove scritte incidono fino a 20 punti ciascuna, il colloquio fino a 20 punti.

Lo svolgimento delle attività di alternanza Scuola-Lavoro diventa requisito di ammissione, insieme allo svolgimento della Prova nazionale Invalsi. Si viene ammessi e ammesse all’Esame con tutti 6, fatta salva la possibilità per il Consiglio di classe di ammettere, con adeguata motivazione, chi ha un voto inferiore a 6 in una disciplina (o in un gruppo di discipline che insieme esprimono un voto). L’ammissione con una insufficienza incide sul credito finale con cui si accede all’Esame. Questo non vale per il voto legato al comportamento: chi ha l’insufficienza non viene ammessa/o.

La Commissione resta quella attuale: un Presidente esterno più tre commissari interni e tre commissari esterni. La prova Invalsi viene introdotta in quinta per italiano, matematica e inglese, ma si svolgerà in un periodo diverso dall’Esame.

Infine, quanto alle prove Invalsi in generale, vi sono novità per tutti gli ordini di scuola: al termine sia della primaria sia della secondaria di I e II grado si introduce una prova standardizzata di inglese per certificare, in convenzione con enti certificatori accreditati, le abilità di comprensione e uso della lingua inglese in linea con il Quadro Comune di Riferimento Europeo per le lingue (ne ho scritto a proposito delle certificazioni di lingua inglese).

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