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Scuola Montessori o bilingue? I dubbi (e le risposte) delle mamme

educazioneglobale scuola bilingue o montessoriAlla scuola dell’infanzia (ex scuola materna) non si dedica mai abbastanza attenzione. Qualcuno la chiama ancora “asilo”, l’antica denominazione che echeggiava la funzione assistenziale di questo servizio.

In realtà il periodo che va dai 3 ai 6 anni del bambino è un periodo cruciale, in cui si gettano le basi di tante competenze, oltre a segnare, per molti bambini, il primo parziale distacco dalle figure genitoriali. Mi ha scritto Debora ponendomi un quesito sulle ragazze alla pari. Poi però, nel nostro dialogo virtuale, è uscito fuori un quesito sul Metodo Montessori. Riporto una parte del suo messaggio:

“Grazie Elisabetta, per la tua risposta (…) gli spunti che mi hai dato sono utili e mi hai fatto sentire meno sola in questa difficoltà. Ti volevo chiedere una cosa che mi sta molto a cuore (…) ho letto che sei una ex alunna Montessori e, senza la minima esitazione, hai scelto di non mandare i tuoi figli in una scuola Montessori, posso chiederti perché? Non ti è piaciuta la tua esperienza in quella scuola? Oppure la ritieni comunque valida ma hai semplicemente dato la priorità ad un percorso già iniziato, il bilinguismo? Ero interessata alla tua opinione visto che l’hai vissuta da vicino…. e visto che io ho lavorato tanto sui 2 fronti, bilinguismo e Montessori e, ad oggi, non posso lamentarmi: tutto sommato mia figlia parla in maniera soddisfacente inglese a frequenta una scuola Montessori. Ma di critiche, sia per una cosa che per l’altra, ne ho ricevute tante, spesso purtroppo da persone che non avevano la minima conoscenza delle due questioni. Non che io possa definirmi una esperta, assolutamente no, ma prima di mettermi al lavoro, ed anche durante, mi sono informata, ho letto, chiesto in giro, partecipato a convegni senza sosta. Dal momento che ti stimo molto ed apprezzo il tuo impegno e le tue capacità mi piacerebbe davvero tanto avere un tuo parere. Grazie mille, Debora”.

Perché non ho scelto una scuola Montessori?

Cara Debora, sollevi una questione così rilevante che ho deciso di farla diventare un post. Vorrei subito spiegare a chi mi legge che questo non sarà un post sul metodo Montessori perché, in un certo senso, pur avendolo vissuto in prima persona e avendone letto molto non mi sento (ancora?) abbastanza competente per scriverne, dunque questo è un post sul confronto tra due mamme, indecise tra scuola Montessori e scuola bilingue, che hanno finito per fare scelte diverse: una scelto la prima (ed è Debora, che mi scrive); l’altra, la seconda (e sono io).

Per ripercorrere le mie scelte devo tornare con la mente indietro di almeno 12 anni se non di più (la figlia maggiore ha appena compiuto 14 anni e, dunque, il periodo in cui mi ponevo il problema di come trasmetterle l’inglese era quello collocato tra i suoi 6 mesi e i suoi due anni).

Allora mi trovavo nella situazione che ho descritto in Why do I raise my baby bilingual, ossia con una bambina piccola e il desiderio di crescerla bilingue con l’inglese. Mio marito era d’accordo, anche se, ovviamente, le sue esperienze di vita sono state diverse dalle mie. Per me, l’esigenza di avere figli che parlassero anche inglese in modo spontaneo e naturale non era un fatto meramente culturale o utilitario (“avrà più chance nella vita e nel lavoro”) ma era (ed è) un fatto IDENTITARIO. In altre parole, sentivo l’esigenza di condividere con i figli il mondo e le esperienze che avevo vissuto in alcuni periodi della mia vita infantile e adolescenziale in quella parte della California che oggi prende il nome di Silicon Valley. Mi fu da subito chiaro che, se pure non potevo condividere le esperienze che avevo fatto, potevo e dovevo almeno condividere la lingua che avevo appreso e nella quale le avevo vissute.

Esclusa – per ignoranza dei miei stessi mezzi – la strada del bilinguismo in famiglia e non avendo neanche contemplato l’idea di una tata inglese, restava la scuola. Dall’altra parte potevano esserci altre scelte: la scuola steineriana, la scuola Montessori (di cui scriverò tra un attimo), la scuola pubblica più vicina a casa – oppure un’altra pubblica ma un po’ più lontana ma situata nella bella cornice di una delle più famose “Ville” romane (ossia, dentro un parco).

Il metodo Montessori in sintesi

Come è noto, il metodo educativo Montessori risale a 100 anni fa e fu usato per la prima volta con bambini in età prescolare dei quartieri poveri di Roma.

Gli elementi caratterizzanti del metodo Montessori sono ben conosciuti, li elenco qui per comodità: le classi comprendono allievi di età diverse; si usano materiali educativi particolari; gli allievi hanno la possibilità di scegliersi il lavoro da svolgere in blocchi di tempo protratti; l’approccio è collaborativo; non ci sono voti né test; l’insegnamento di competenze avviene a livello individuale e di piccolo gruppo. Gli insegnanti guidano i bambini attraverso le varie attività in piccoli gruppi invece che stare in piedi di fronte all’intera classe (didattica frontale).

In una scuola Montessori si lavora con le lettere smerigliate o con le vaschette di sabbia per esercitare la motricità fine e non si usano schede di pregrafismo. In una scuola Montessori ci sono meno giocattoli (e quindi meno prodotti “commerciali”) e meno spazio per il gioco libero. Si imparano a usare gli strumenti dei grandi: le forbici, i bicchieri, le posate di metallo. Gli studenti giocano con i giocattoli accuratamente progettati ed è data molta enfasi all’apprendimento di abilità pratiche (come allacciarsi le scarpe…anche se, ormai, tante scarpe da bambini hanno le chiusure in velcro…).

C’è molta ritualità nella vita quotidiana, i bimbi sembrano piccole api operose e sempre attenti a fare bene. D’altro canto, tutta questa ritualità può risultare un po’ rigida. In fondo il metodo Montessori è in qualche modo il meno alternativo dei metodi educativi “alternativi” (a questo proposito segnalo anche un articolo che mette a confronto il metodo montessoriano con quello steineriano).

Vantaggi e svantaggi del metodo

Ecco le opinioni che sento normalmente sul metodo da parte dei suoi sostenitori e dei suoi detrattori.

I vantaggi della formazione Montessori, secondo i suoi sostenitori: i bambini imparano ad essere indipendenti; le aule con bambini di diverse età fanno si che i più grandi aiutino i più piccoli: gli studenti imparano dai propri pari e si sostengono l’un l’altro; i bambini possono imparare al proprio ritmo individuale;  i bambini sono spesso più felici di imparare perché stanno imparando cose alle quali sono interessati e che “mimano” attività che loro vedono fare agli adulti (anche allacciarsi le scarpe o versare l’acqua dalla brocca in un bicchiere, ad esempio).

I critici del metodo Montessori, invece, trovano alcuni svantaggi nel sistema: gli insegnanti possono avere difficoltà a lasciare gli studenti scegliere le proprie attività; i bambini possono avere difficoltà nella successiva transizione ad una scuola tradizionale; i bambini Montessori, alla fine, ‘sanno meno cose’; i bambini non sono abituati a lavorare in gruppo e “non sanno stare fermi” (vi sono specifiche esperienze dii genitori che hanno mandato i bambini in un asilo Montessori e si sono lamentati dell’eccessivo lavoro individuale svolto quasi in isolamento).

In realtà le scuole sono fatte di insegnanti e le differenze stanno – forse – in come le teorie sono applicate e i materiali sono utilizzati. Così, in alcune scuole l’accento sui “tempi del bambino” può diventare forse un eccesso di lavoro individuale anziché collettivo, mentre in altre sembra di capire che l’approccio Montessori equivalga a lasciare che il bambino faccia tutto ciò che vuole. Alcune scuole vengono criticate perché troppo ancorate ai materiali didattici predisposti dalla stessa Maria Montessori, ormai non più attuali, mentre vi sono altre scuole dove se ne costruiscono di nuovi.

In Italia, le scuole Montessori sono circa 150, in preponderanza scuole dell’infanzia, qualche elementare, un po’ di nidi e pochissime scuole secondarie di primo grado (medie). Altri dati, per approfondire, si possono trovare nel sito dell’Opera Nazionale Montessori.

Nel mondo ci sono più di 20.000 scuole Montessori di ogni grado. Se in Italia il metodo ha i suoi detrattori negli Stati Uniti, specie nella west coast, la popolarità di questo metodo non ha mai cessato di accrescersi. Si calcola che negli Stati Uniti il metodo Montessori sia utilizzato in oltre 5 mila scuole, fra cui 300 scuole pubbliche e alcune high school. I fondatori di Google Larry Page e Sergei Brin, l’ideatore di Amazon Jeff Bezos, il fondatore di Wikipedia Jimmy Wales hanno qualcosa in comune: hanno tutti frequentato scuole dell’infanzia che utilizzavano il metodo Montessori e colgono sempre l’occasione di sottolinearlo.

Negli Stati Uniti si parla persino di Montessori management, come in questo articolo dell’Economist; un approccio nel quale si rivede il mito secondo il quale in team si lavora meglio, a favore di un ritorno al lavoro individuale e al superamento della logica degli open space (per una disamina di cosa voglia dire lavorare in un “ufficio Montessori”, segnalo l’articolo The Montessori Startup and the dream of a Montessori Workplace).

La mia esperienza

Mentre, da mamma, in quei primi anni 2000, cercavo per mia figlia la scuola “giusta”,  nelle varie scuole del mio quartiere che fossero pubbliche o private, iniziai a parlare con figure diverse: dirigenti scolastici, insegnanti, coordinatrici didattiche.

A molte di queste figure chiedevo: “che differenza c’è tra una scuola dell’infanzia Montessori e una normale scuola dell’infanzia?”.  In molti casi – mi veniva sottolineato – non (più) molta.

Ricordo in particolare una docente che mi disse, più o meno, quanto segue. Che il metodo Montessori era stato rivoluzionario per l’epoca in cui è nato, epoca in cui l’infanzia non era neanche considerata. Che il contesto in cui è nato il metodo Montessori è diverso da quello odierno. Mi spiegò che la didattica moderna, nel tempo, si è arricchita di diverse scuole di pensiero (come il “Reggio approach” di Loris Malaguzzi, nato nelle scuole comunali di Reggio Emilia in cui la creatività del bambino è valorizzata dalla possibilità di sperimentare i suoi ‘cento linguaggi’). Il punto, comunque, è che una scuola dell’infanzia deve essere “a misura di bambino”, che i materiali con cui giocare e da manipolare devono essere collocati in modo da poter essere utilizzati. Infine, che la qualità di una scuola rispetto ad un’altra non la fa il metodo pedagogico scelto ma le persone che ci lavorano. Che lei stessa aveva studiato come insegnante Montessori e che utilizzava alcuni principi e materiali del metodo – ma che altri non li considerava in quanto superati.

Non è che presi queste parole per buone di per se. Erano le parole di una insegnante non montessoriana. Sarebbe stato interessante porre le stesse domande ad una docente montessoriana! Ma sarebbe stato ancora più fruttuoso mettere insieme, nella stessa stanza, diverse docenti di scuola dell’infanzia, di quelle brave e motivate, provenienti da tradizioni diverse: Montessori, scuola pubblica italiana, scuola di Reggio Emilia, Steiner e, magari una scuola straniera, inglese o francese, e farle discutere e argomentare ognuna sulle stesse domande….

Tutto questo supplemento di indagine, è ovvio, non potevo farlo. D’altro canto, i miei ricordi della scuola dell’infanzia Montessori sono molto vaghi. Sono tutti belli, ma non sono meno belli di altri ricordi scolastici in altre scuole.  Io ricordo dei piccoli telai nel quali si doveva, a seconda dei casi, chiudere bottoni o allacciare lacci. Ricordo anche di aver spazzato per terra, all’interno di un quadrato disegnato con il gesso dove erano state gettate foglie e polvere, cosa che mi dava una gran soddisfazione. Ricordo, infine, d’aver passato molto tempo a colorare, disegnare, appiccicare, tagliare, ma l’ho fatto anche alle scuole elementari (pubbliche, non montessoriane, ma con il tempo pieno) ed anche negli Stati Uniti (in un’altra scuola pubblica di Palo Alto, in California) e anche questa attività mi era molto gradita. La verità è che – almeno nell’infanzia – a me la scuola è sempre piaciuta. Se la scuola Montessori sia stata per me trasformativa o meno non saprei dirlo.

Le scelte scolastiche fatte per i miei figli sono state sempre ragionate, ma c’è un elemento di casualità che devo menzionare: ho sempre cercato di scegliere per i figli delle scuole che, per quanto anche lontane da casa, fossero raggiungibili a piedi. Ho da subito escluso le scuole non raggiunte da mezzi pubblici o quelle che implicavano tratti a piedi su strade pericolose o non piacevoli da percorrere a piedi (assenza di marciapiedi, strade a grande scorrimento etc.). Per questi motivi, dovetti subito escludere la scuola Montessori nella quale ero stata allieva.

Inoltre, alla fine, la mia domanda principale non era quella di trovare la scuola dell’infanzia migliore in assoluto, ma era molto più specifica: come crescere mia figlia bilingue. La scuola inglese più vicina a casa costava un’enormità, la scuola bilingue costava meno. Quello che alla scuola bilingue mancava (e manca) in termini di quantità di esposizione alla lingua lo avrei colmato con altri mezzi (che poi ho usato negli anni): summer camp negli USA, una serie di ragazze alla pari, ma anche viaggi in Inghilterra anche con amici stranieri e così via.

A distanza di tempo ho fatto bene o male? Chi può dirlo? Se avessi scelto la scuola dell’infanzia Montessori non avrei comunque potuto proseguire con la scuola primaria, non essendovene una nel mio territorio. E non avrei dato una risposta alla mia prima domanda, quella sul bilinguismo.

Tralascio, poi, un’altra questione, meritevole di approfondimento (magari in un altro post): quella relativa al fatto che la scuola bilingue era necessariamente privata, mentre la scuola dell’infanzia Montessori che avrei potuto scegliere era pubblica. Avrei preferito la seconda opzione, piuttosto che la prima.

Di diverso – tornando indietro – penso che avrei cresciuto le prime due figlie esprimendomi in inglese come ho fatto con il terzo (l’ho spiegato in Bilingualism: 3 children, 2 methods, 1 family). All’epoca, tuttavia, non avevo letto libri sul bilinguismo, non conoscevo il fenomeno dei non-native speakers che decidono di parlare la loro seconda (o terza) lingua ai propri figli anziché la madrelingua. Insomma, forse la scuola bilingue non è stata la scelta migliore per il bilinguismo ma il bilinguismo è stato certamente la scelta migliore per noi come famiglia. Oggi la figlia maggiore fa un liceo scientifico pubblico, che però ha adottato un programma internazionale. Non so se sarebbe stata in grado di entrarvi con livelli linguistici diversi da quelli che ha acquisito nel tempo.

Come ho argomentato nell’ebook Come scegliere la scuola, alla fine quello che conta è dare una risposta alle proprie domande. La mia domanda (di istruzione) può essere diversa dalla domanda di un’altra famiglia. E dunque arriveremo a conclusioni diverse. Dunque Debora se tua figlia “tutto sommato parla in maniera soddisfacente inglese a frequenta una scuola Montessori” e sei soddisfatta hai fatto la scelta migliore in modo ponderato per te. E questo è quello che conta (anche se non sappiamo come i nostri figli, una volta adulti, giudicheranno le scelte che abbiamo fatto per loro).

Sono invece curiosa di sentire chi è che ti ha criticata e perché e, soprattutto, quale è il bilancio dell’esperienza Montessori di tua figlia sinora.

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Comments

  1. Ciao Elisabetta, grazie mille per il post.
    Tutto molto ben dettagliato e condivisibile……. E’ vero la miglior scelta è quella più vicina alle esigenze personali, ed esperienze, della propria famiglia.
    Prima di rispondere alle tue curiosità mi presento un pochino, con la speranza di non essere troppo noiosa, è solo per cercare di farmi comprendere e conoscere meglio.
    Premetto che le mie osservazioni non vogliono offendere nessuno, sono solo mie riflessioni e considerazioni da “non addetta ai lavori” maturate sulla base delle mie esperienze.

    Noi siamo entrambi Italiani con una conoscenza dell’inglese nella media, nella media italiana. Io lo parlo un po’ di più di mio marito, ma non in maniera scorrevole se devo tenere discorsi lunghi e complicati, soprattutto da quando non lo pratico più molto. Sono sempre stata affascinata dalla famiglie multietniche, con bimbi che parlano due o più lingue e dalla facilità con cui le imparano…….
    Spesso mi sono ritrovata a pensare alla fatica che ho fatto io quando a 25 anni sono andata a vivere in Inghilterra per un anno con il mio scarsissimo inglese scolastico. E’ stata un’esperienza stupenda, faticosa ma che mi ha aperto la mente ed il cuore.

    Quando è nata mia figlia, ancora quando era nella pancia per la verità, mi sono detta che volevo farle questo regalo, sfruttare questi anni d’oro per l’apprendimento “rapido ed indolore” di una seconda lingua, con ogni mezzo possibile. Saper comunicare e comprendere persone diverse è stupendo, e sinceramente è un discorso che vuole andare oltre la lingua, fine a se stessa, ma si tratta proprio di capire e rispettare un’altra cultura, renderti curioso del mondo e di ciò che ha da offrirti. Ho cominciato così ad informarmi comprare, libri, dvd, partecipare a corsi ed incontri in lingua, frequentare spazi gioco etc etc …… e parlare io stessa con lei in inglese, in momenti più o meno dedicati, fin dai suoi primi mesi. Ha funzionato, ma ora che è abbastanza bravina non basta più….sento la necessità di dare uno slancio a questa avventura iniziata bene ma che deve avere un seguito, una continuità, da qui l’idea dell’Aupair.

    La Montessori è subentrata successivamente intorno ai 3 anni di mia figlia, quando ho cominciato a chiedermi: “che scuola scegliere?” ma un po’ avevo già maturato, ancora inconsapevolmente, questo desiderio. Mentre mia figlia cresceva io la osservavo, ed osservavo anche gli altri bambini, (cosa mai fatta prima di diventare mamma) ed ho scoperto quanto fossero straordinari, pieni di risorse, energia, curiosità, voglia di fare, mia figlia mi ha insegnato molto. Pensavo che avrei dovuto essere io ad insegnarle tutto invece non è stato così…..
    Mi sono detta che questi bambini meritano un’educazione speciale che va oltre l’imparare a leggere e scrivere e tutte le altre nozioni didattiche che si apprendono a scuola. Ho cominciato così ad andare a diversi open day (con un po’ di anni di anticipo lo riconosco ma dovevo avere il tempo per capire, dovevo capire come funzionava il “mondo scuola” e cosa avesse da offrire). Purtroppo uscivo senza nessuna emozione, non mi lasciavano nulla, (anzi a volte mi trasmettevano ansia) è capitato che me ne andassi nel bel mezzo del discorso. Mi dicevo se non lasciano nulla a me cosa possono lasciare ai bambini? A volte mi ricordavano anche la mia esperienza scolastica, per nulla entusiasmante e mi dicevo ma cosa è cambiato a distanza di 30 anni? Nulla…….. Non sentivo parlare di bambini del loro sviluppo, delle loro esigenze, solo burocrazia, problemi, e programmi da portare avanti, nonché risultati da mostrare più o meno orgogliosamente…… Ovviamente non voglio generalizzare parlo delle sole scuole che ho visitato, ho preso in considerazioni quelle che potevano essere da noi frequentate perché accessibili economicamente e/o logisticamente, ce ne sono tante altre che non ho visitato perché tanto non avrei potuto andarci per tot. motivi (ed anche per questioni di tempo) e magari validissime. Ed ancora, sono strasicura che all’interno delle stesse scuole che ho scartato ci siano insegnanti validi ed appassionati, su questo non ho dubbi, ma il problema è che non è stato trasmesso il messaggio, o perlomeno, io non l’ho colto.
    Decisi così di andare a visitare una scuola Montessori, così per curiosità….bhè che dire ne rimasi affascinata! Sono rimasta dall’inizio alla fine, ho girato, guardato, chiesto, ero curiosa di sapere, entusiasta, felice, mi sentivo bene……. Avrei voluto essere di nuovo bambina per tornare a scuola. Ecco era questo che volevo trasmettere a mia figlia. La scuola in questione è lontana da casa mia, ci ero andata solo per capire di cosa si trattasse, sapevo che non avrei potuto raggiungerla quotidianamente. Ma è proprio da quella esperienza che è scattato tutto il progetto che ci ha portato alla realizzazione della prima classe Montessori in zona.

    CRITICHE: Bhè in linea di massima le stesse che hai menzionato tu, arrivavano da tutti, parenti, familiari, amici ed insegnanti.
    – metodo troppo rigido “i bambini sono obbligati ad usare solo quei materiali e solo in determinati modi”
    – al contrario troppo libertino “i bambini fanno quello che vogliono”
    – i bambini vengono “ghettizzati” con difficoltà ad integrarsi nei giochi fuori da scuola o quando andranno alle medie.
    – Va bene solo per bambini con problemi di apprendimento
    – Il programma scolastico non viene rispettato
    – I bambini senza compiti a casa non vengono responsabilizzati

    Questi arrivavano soprattutto da insegnanti tradizionali, ma anche da qualche genitore:
    – Metodo troppo “antico” ai tempi di adesso non funziona
    – Anche noi lo applichiamo nelle nostre giornate in classe, non cambia molto da ciò che facciamo noi
    – E’ impensabile seguire i tempi di ogni singolo bambino
    – Viene svalutata la ns scuola tradizionale

    – PER L’APPRENDIMENTO DELLA LINGUA INVECE:

    – Il bambino si confonde, ancora non sa parlare italiano
    – Gli si richiede troppo impegno in così “tenera” età
    – Diventa dislessico
    – Sono io che sono fissata, quando sarà grande avrà tempo di imparare
    – Poverina, tu parli o le parlano in inglese ma lei non capisce cosa le viene detto

    COME STA ANDANDO CON LA SCUOLA MONTESSORI?:
    Bhè direi bene, non senza difficoltà ma bene. Siamo pur sempre una realtà nuova all’interno di una scuola statale tradizionale.
    Le maestre sono davvero in gamba ed appassionate, si stanno dando molto da fare. E’ una classe di 25 bambini che provengono da realtà, Comuni, asili e situazioni famigliari completamente diverse. Nessuno di loro ha frequentato la Casa dei Bambini, alcuni hanno mandato lì i figli “per caso” e non per scelta consapevole. Diciamo che questi primi mesi (da settembre ad oggi) hanno lavorato molto, e di più, sull’aspetto comportamentale, seppure non sono mancati momenti di didattica vera a propria, sia per la parte linguistica e matematica, che cosmica…..e di quest’ultima mia figlia si è proprio innamorata (come darle torto…..).
    Mia figlia è molto felice, va a scuola volentieri e con entusiasmo, gli piace molto partecipare alla “vita pratica” sistemare la classe, preparare per il pranzo, aiutare le maestre nell’organizzazione delle giornate.
    E personalmente trovo anche io che la vita pratica sia molto importante, è bello vedere che i bambini vengono abituati a darsi da fare per la sistemazione, preparazione e cura dell’ambiente che sarà quello che li guiderà al loro apprendimento.
    Ogni bambino al mattino ha una mansione, arriva sceglie la mansione di “vita pratica” da svolgere, e poi comincia la sua giornata suddivisa in: lavoro didattico in piccoli gruppi, che li aiuta a trovare soluzioni alle diverse problematiche, al confronto etc, c’è il momento del lavoro libero individuale in cui ogni bambino sceglie il proprio materiale, precedentemente presentato, e lo usa per tutto il tempo necessario alla sua completa comprensione, poi c’è anche la spiegazione frontale su qualcosa di interesse della classe. Il bello è anche vedere che ognuno è ad un livello diverso e procede secondo la propria modalità e velocità di apprendimento, senza ansia, questa è stata fin dall’inizio la cosa che più mi aveva affascinato. Il rispetto del singolo, dei suoi tempi della sua personalità, così come l’evidenziare il rispetto verso gli altri e verso l’ambiente!
    Mi entusiasma vedere mia figlia rientrare a casa felice e con tanta voglia di spiegarmi e mostrarmi quello che ha fatto, ciò che ha usato e come.

    Mia nota personale sul Metodo che comunque apprezzo e ritengo valido seppur antico. Sono d’accordo con te sul discorso Casa dei Bambini. Al giorno d’oggi c’è molta più considerazione dei bambini rispetto ai tempi di Maria Montessori, e per fortuna! Vero, ci sono tante scuole dell’infanzia che ormai adottano metodi molto validi come il Reggio Children e metodi di vari paesi nordici molto all’avanguardia, attenti allo sviluppo dell’infanzia. Nella zona dove abito c’è l’imbarazzo della scelta per le scuole materne, sono davvero ottimi, ed anche io per quanto riguarda questo aspetto lascerei più scelta di metodologie diverse senza chiudersi rigidamente in una sola.
    Ma per la scuola primaria davvero credo che il bambino debba viverla in maniera più “montessoriana” (per sintetizzarla in una parola) e meno standardizzata come in realtà è la nostra scuola. Il bambino di 6 anni ha ancora tanta voglia di esplorare, muoversi, capire, capire facendo……e non solo ascoltando, deve poter partecipare attivamente al proprio apprendimento, e soprattutto devono essere rispettati i suoi tempi, più o meno lunghi affinché creda nella sue capacità e si costruisca una buona autostima. Quindi il mio chiamiamolo “accanimento” era più sulla scuola primaria che sull’infanzia. Montessori o no, secondo me c’è bisogno di un cambiamento nella scuola, che sia più a misura di bambino e nel rispetto dei suoi tempi e sviluppo psicofisico. Che stimoli ed incoraggi e non svaluti, che appassioni, incuriosisca, spinga i bambini e ragazzi a voler scoprire sempre di più, ed altra cosa per me molto importante che educhi alla vita indipendente (con la collaborazione delle famiglie ovviamente) che trasmetta rispetto, per la vita, per l’ambiente, per le persone che ci circondano e per la diversità.

    Con stima
    Debora

  2. Se penso alla perfezione assoluta, penso al nido che ha frequentato mia figlia.
    Per molto tempo non sono riuscita più a passare davanti a quella scuola: mi si stringeva il cuore, sapevo che un’esperienza così bella mia figlia difficilmente avrebbe potuto ripeterla, E fino ad esso, non posso che confermarlo.
    Si tratta di un asilo che faceva parte della scelta dei nidi del Comune di Roma del II municipio: il Protettorato San Giuseppe, in via Nomentana, accanto alla chiesa di S. Agnese fuori le mura.
    Metodo montessori. Non ortodosso al cento per cento perchè non hanno potuto comprare tutti i materiali montessoriani. Le insegnanti erano preparatissime, la scuola bellissima (un sogno! Una depandance in una villa d’epoca con giardino con pergolato ed alberi centenari) Rapporto insegnanti-bambini: 1:6. Mia figlia ad un anno e mezzo, due anni, sparecchiava i piatti veri (plastica poco usata in quella scuola), ha imparato a diventare autonoma e quel che più conta era felicissima di andare a scuola!
    Alla materna, tradizionale (privata, cattolica lasalliana), benchè bilingue, ha passato tre anni in una classe di trenta bambini, seduta al banco, quando non andava in giardino (per fortuna bello).
    Sono stata catapultata in un altro mondo: niente più isole, non ho ritrovato per mia figlia il metodo montessoriano e l’ho rimpianto! Anche lei non è più andata a scuola con allegria…Ovviamente la mia esperienza risente di un insieme di fattori ma se tornassi indietro, non sceglierei la stessa materna.
    La perfezione sarebbe una “Montessori” bilingue o internazionale.
    Credo che questo i metodo sia perfetto per i primi anni di vita del bambino. Troppe scuole li scolarizzano precocemente, e relegano i bambini a colorare, colorare, colorare come soldatini tutti uguali quando vorrebbero esplorare il mondo che li circonda…
    Io voto per un nido e per una scuola materna montessoriana e bilingue! Questo per me sarebbe il massimo.
    Per le elementari, non saprei dire ma anche alla luce di alcuni approfondimenti con le insegnanti di una delle scuole montessoriane più ortodosse di Roma (di cui fa parte la storica scuola di S. Lorenzo, in cui insegnava Maria Montessori ) direi di no. Infatti per le elementari ho optato per una scuola tradizionale (facendo una gran fatica per aiutare mia figlia ad implementare lo scarsissimo inglese!).

  3. Grazie Lavinia per la tua testimonianza e punto di vista. Immagino come ti devi essere sentita ad aver interrotto quell’esperienza……E’ vero il top sarebbe Montessori-Bilingue-Statale, è chiedere troppo? 🙂 Personalmente penso sia importante anche continuare con le elementari, infatti siamo già al lavoro per le medie. Lo dico per esperienza personale (iniziale esperienza) confronto con amici e conoscenti che frequentano la scuola tradizionale (ma anche alcune testimonianze di ex allievi di scuole elementari Montessori) e ricerche su questo territorio. Spero che il tempo, a lungo termine, non smentisca questa mia certezza……..
    Domani inizia la scuola dopo la pausa natalizia, vederla prepararsi con entusiasmo questa sera, essere felice di iniziare “perché ho tante cose da fare, tante attività da imparare” è stato bellissimo. Certo anche faccio una grande fatica per l’inglese, impegnando tempo e soldi per implementare quello che la scuola non sta dando. Questo paese dovrebbe capire davvero l’importanza di dedicare più ore alla seconda lingua fin dalla più tenera età.

  4. Elisabetta grazie!
    Il tuo post a il titolo de la mia domanda più frequente ultimamente! (Scusa il mio italiano, parlo spagnolo e inglese)
    Precisamente il fatto che siamo in Italia (per ora) ma forse dopo in Francia o Spagna o Londra, magari Brasile, non posso decidere la scuola giusta. Sembrerebbe chiaro la scelta di la scuola bilingue, ma è più importante per me una dove mie figli imparino su la meraviglia di essere unici, una scuola che possa aiutarli a magari affrontare meglio i cambiamenti, non lo so.
    Aiutami a ordinare questo che sento, anche perché te hai vissuto (non so si ho capito bene) in propia pelle cosa significa spostarsi per il mondo sendo piccola.
    Baci.

  5. Buon giorno sono una mamma alla ricerca di un nido e di una materna per il proprio bambino di 20 mesi
    A casalpalocco (Roma)dove abito c’è una scuola montessori bilingue e una famosa scuola internazionale….entrambe dai tre anni in su
    Sul metodo siamo agli antipodi: alla internazionale congratulation al bambino più bravo fin da subito! Alla montessori non ci sono voti! L’inglese ovviamente è totale da una parte e parziale dall’altra
    X le elementari la scelta migliore sara’ senza dubbio una scuola tradizionale….ma ora?
    Io credo che la bilingue non possa arrivare ai livelli della internazionale che penso sia davvero unica nell’insegnamento della lingua soprattutto se, come nel nostro caso, in famiglia L’inglese è di scarso livello
    Certo che preferirei non avesse l’ansia da prestazione di cui io ho sofferto…ma faranno davvero male questi voti? Alla scuola internazionale ‘ i bambini sembravano davvero entusiasti sereni educati e felici!
    Certo ho tralasciato l’aspetto economico: anche quello agli antipodi!!! Per tre anni alla internazionale ci vogliono circa 28000 euro, alla bilingue circa 15000
    Menomale che manca un anno!
    Per il nido sto valutando altri fattori soprattutto il tempo all’aria aperta anche perché non fanno inglese neppure nelle scuole bilingue. Ma perché?

    1. Giorgia, cosa scegliere dipende anche da quello che vuoi che tua figlia faccia alla scuola primaria e quale livello di inglese vuoi che ottenga. La scuola internazionale di cui parli immagino sia certamente la Southlands di Casal Palocco. Non l’ho mai visitata ma amici (anche stranieri!) che la conoscono me ne hanno parlato bene. E’ una internazionale britannica e ti assicuro che la scuola inglese è molto più moderna di quella italiana: dunque alla scuola primaria molto meno al banco, molta più attività di gruppo, molto maggiore collegamento di scienza e matematica alla vita reale. Ma tu ti appresti a scegliere solo la scuola dell’infanzia, magari anche la scuola bilingue montessori cui accenni può essere un buon compromesso. Io visiterei la struttura, parlerei con le docenti, valuterei gli spazi all’aperto e chiederei come è organizzata la giornata, anche in funzione della – immagino – compresenza tra le insegnanti italiana e madrelingua. Inoltre cercherei di capire chi sono le insegnanti madrelingua nella scuola bilingue. Che esperienze pregresse hanno? Sono inglesi o americane?

  6. Non mi risulta proprio che alle internazionali soprattutto con curriculum IB vengano dati voti alla materna, non li danno neanche alla primaria. Anzi se proprio te lo devo dire alla internazionale l’ansia da prestazione non c’è proprio.

  7. Congratulation ad un bambino o più, o all’intera classe, durante l’assembly settimanale viene data non come voto ma come premio a chi si è impegnato o a chi è stato più altruista o più sensibile o ecc. ecc. e praticamente vengono premiati tutti a turno ma non è assolutamente un voto ma un modo per rafforzare alcuni messaggi positivi ai bambini.

  8. innanzitutto grazie daniele….hai giustamente sottolineato una cosa importante che in effetti non mi era chiarissima
    tuttavia tra i due metodi, se così si può dire, mi sembra non ci siano grandi affinità o volendo banalizzare “simpatie”…insomma se osi nominare un metodo educativo diverso in una di queste scuole, alzano gli occhi
    E’ forse questo l’aspetto che più mi preoccupa: non amo gli estremi in tutto ciò che coinvolge una pluralità di persone, stili di vita, educazione, religione
    Mi piacerebbe per mio figlio un ambiente non solo aperto ad altre culture ma anche curioso verso idee, studi e approcci diversi
    Invece sia la Montessori che la internazionale mi sembrano molto rigidi…come fossero in possesso della verità assoluta, dell’unico modo sostenibile per crescere ragazzi…il resto non è all’altezza! E questo non lo vorrei per mio figlio a cui insegno tutti i giorni che è una persona unica e speciale ma non superiore ad alcuno

    1. Buonasera Giorgia e un saluto a tutti
      Mi rendo conto che il post in questione é vecchio di 3 anni, ma volevo sapere qual è stata infine la tua decisione per la scuola primaria.
      Io sono interessata alla Montessori di Casal Palocco ma ho qualche dubbio perché mi sembra che abbiano lasciato in disparte lo spirito montessoriano per favorire il bilinguismo.
      Ecco, io cerco una scuola dove si “vede” che c’è ancora la pedagogia montessori e non una finta montessori bilingue stile British.
      Quale è stata la tua scelta Infine?
      Grazie per la risposta!
      Daniela

    2. Buonasera Giorgia e buona sera tutti voi.
      Mi Chiamo Daniela ho un bambino di 6 anni.. Mi rendo conto che il post è un po’ vecchiotto ma volevo sapere quale è stata infine la tua decisione.. Southlands o La montessori di Casal Palocco?!
      Io sono interessata alla Montessori ma ho avuto l’impressione che siano ormai votati al bilinguismo tralasciando ahimè il puro stile montessoriano insomma mi sembra una scuola privata bilingue in stile British.
      È una mia impressione?
      Quale è stata infine la tua decisione?
      E per ultimo, hai mai valutato la montessori di via della Pisana, Flaminia Guidi? Me ne parlano bene..
      Grazie per la tua risposta e a chi ha voglia di partecipare alla discussione..
      Un saluto Daniela

  9. Sono d’accordo con te Giorgia. Non credo nemmeno io che esista la scuola perfetta , esiste magari un tipo di scuola più o meno adatta a seconda dell’orientamento della famiglia e dei figli. L’esperienza che ho io nelle internazionali e’ di una scuola molto aperta e disponibile al confronto è che tra l’altro non so quanto consapevolemente ma applica molti dei concetti montessoriani. E’ però una scuola con curriculum IB. Anche qui però ci sono molti genitori dubbiosi o che spostano i figli in altre scuole, altri. INE me abbastanza o molto entusiasti. Del resto l’unica alternativa sarebbe la scuola pubblica italiana che fino alle medie trovo molto indietro.

  10. Ciao, conosco il metodo Montessori perché mio figlio ha frequentato la scuola dell’infanzia e tutto frequenta la scuola primaria.

    Io credo che sostanzialmente in se il metodo sia valido ha degli ottimi principi insegna l’indipendenza, le regole ect .. credo però che debba essere rivisto sotto alcuni aspetti perché i tempi sono cambiati i bambini e le nuove generazioni sono cambiate e non è sufficiente introdurre l’informatica per adeguarsi al cambiamento.

    Tutte le scuole e i metodi perdono di efficacia nel momento in cui non si accorgono che la società cambia e anche i bambini hanno esigenze diverse, altrimenti i bambini non sono al centro del processo educativo ma è viceversa la scuola e il metodo..

    Per esempio la musica tutt’ora ci si concentra sui canti… provate ad immaginarvi l’entusiasmo e l’interesse soprattutto dei maschi a trascorre ore a cantare in coro!!

    Credo che ogni metodo non può essere applicato alla lettera ci vuole più flessibilità, non esiste la ricetta valida per tutti i bambini, ci vuole un po’ di buon senso e accogliere i cambiamenti delle nuove generazioni confrontarsi con psicologi e trovare nuove strategie per coinvolgerli e catturare la loro attenzione. Così si che il bambino sarà al centro del processo educativo.

  11. Cara Elisabetta, io sono nella fase di scelta ed ho un dilemma per cui fatico ad avere le idee chiare e quindi a decidere.

    Mi piacerebbe se mio figlio imparasse l’inglese come un madrelingua, e questa è una forte necessità.

    La seconda fondamentale necessità è scegliere una scuola seria, che possa insegnarli un metodo di studio, e che possa guidarlo insieme a me.

    Temo però che una scuola basata sulla lingua inglese, e non italiana, possa generare in lui delle lacune linguistiche, grammaticali e culturali nella sua lingua madre: l’italiano.
    E sulla scuola bilingue lo temo ancora di più perché facendo entrambe, può non approfondire né l’una né l’altra cultura.

    Riporto solo i miei timori e sarei ben felice se venissero fugati dalla tua esperienza.

    Grazie e grazie per tutti i tuoi utili e interessanti post!
    Michela

    1. Ciao Michela, sarebbe essenziale sapere in quale zona di Roma vivi prima di consigliare o sconsigliare alternative. Inoltre che età ha tuo figlio?
      Se stiamo parlando di scuola dell’infanzia, non mi porrei alcun problema a scegliere una scuola straniera. Dalla primaria, invece, dipende dalla scuola: le scuole americane garantiscano in generale un numero di ore di italiano superiore a quelle britanniche e, di norma, molte fanno sostenere da privatisti l’esame di quinta primaria (che, per chi fa la statale o la paritaria italiana ovviamente non esiste più).
      In linea molto generale eventuali gap di conoscenze, anche venendo da scuole straniere, si riescono a recuperare rientrando alla scuola secondaria di primo grado (medie, per intenderci) nel sistema italiano. Dopo è più difficile, ma comunque dipende anche dalla voglia di studiare e dall’attitudine del singolo studente.
      Le scuole bilingui garantiscono uno sradicamento minimo dal sistema italiano: di norma sono scuole italiane con molto inglese e docenti madrelingua. Diciamo che si corre di più, perché si infilano più lingue all’interno del tempo pieno. Il limite, semmai, è che spesso della cultura americana o britannica si comprende assai poco.
      Insomma, io preferisco i modelli “puri”, ossia afferenti ad un sistema di istruzione unico, però i compromessi come le scuole bilingui hanno i loro vantaggi.
      Considera, comunque, che i bambini si adeguano rapidamente e che cambiare scuola è più semplice di quanto un genitore apprensivo possa credere, almeno quando sono piccoli. Riscrivimi con le informazioni che mancano.

      1. Grazie mille Elisabetta!
        Noi viviamo a Roma nord. Mio figlio ora ha 3 anni, ma mi sto ponendo questi interrogativi per le elementari.
        Condivido il tuo pensiero per le scuole pure.
        Grazie ancora per tutto quanto!
        Michela

        1. A Roma Nord Michela hai ampia scelta. Se temi le lacune sull’italiano, potresti optare per una delle varie scuole americane che fa il doppio programma: Saint Francis, AOSR, Marymount international. Hanno anche prezzi diversi. Visitai l’AOSR che mi piacque molto, è una scuola molto accogliente. Trovi la lista completa qui https://www.educazioneglobale.com/2015/05/tutte-le-scuole-internazionali-in-lingua-inglese-a-roma/
          e una “bussola” per orientarsi qui
          https://www.educazioneglobale.com/2019/11/scegliere-una-scuola-internazionale-di-lingua-inglese-come-valutarne-la-qualita/

  12. Ciao Elisabetta.
    Ho letto con piacere ed interesse il post iniziale e la lunga coda di commenti sulla difficile scelta tra scuola montessori, bilingue e internazionale. Volevo da tanto chiedere la tua opinione e consiglio e questo tuo post, che va dritto al punto che mi sta ora a cuore, mi dà lo slancio giusto per sottoporti il mio quesito.

    Ho una bimba di 2 anni che a settembre andrà alla scuola Materna e da tempo sono assillata dagli stessi interrogativi affrontati nel tuo post e ripresi dalle altre mamme che ti hanno scritto.
    Ho iniziato ad inserire a casa l’inglese – e, in misura minire, la lingua spagnola – da quando mia figlia è nata, incrementando nel tempo gli scambi in lingua, ma ben lontana dall’applicare il metodo OPOL. Tuttavia, proprio vivendo in un contesto completamente italiano ed essendo io madrelingua italiana, sento la necessità che questo mio impegno personale venga supportato e incrementato anche attraverso la scuola.

    Purtroppo, ho l’impressione che le scuole pubbliche disponibili in zona (Municipio 1 di Roma), pur garantendo l’innegabile e appetibile vantaggio di essere gratuite, siano ancorate a metodi e programmi che avrebbero bisogno di un urgente svecchiamento. Per non parlare del fatto che le scuole dell’Infanzia non offrono il benché minimo approccio alle lingue straniere (nei casi più lungimiranti, forse 1 ora a settimana..pre-Covid), in un periodo invece così fertile dell’apprendimento linguistico infantile.

    Per farmi un’idea di cosa offrano, di contro, le scuole dell’infanzia private di zona, in questi giorni ne ho visitate diverse: 1 che si definisce bilingue, con spazi all’avanguardia ma con solo 8 ore di didattica Inglese a settimana (metodo Hocus e Lotus); 1 storica scuola Montessori che trasuda passione per il metodo e per l’infanzia; 1 internazionale metodo British, che pare “sforni” bambini perfettamente bilingui alla fine del triennio; e infine 1 bilingue con enfasi sul metodo Montessori, che offre compresenza di una educatrice madrelingua inglese per circa 20 ore a settimana…
    Non ti nego di essere rimasta favorevolmente colpita soprattutto da quest’ultima struttura, che secondo me offre un ottimo compromesso tra due obiettivi (o, piuttosto, strumenti) che mi stanno molto a cuore e che vorrei poter fornire alla mia bimba come supporto nel suo percorso educativo e di vita.

    Naturalmente, l’impegno economico che sarebbe necessario mettere in campo in tal caso, rende doveroso e necessario interrogarsi sulla validità di questa opportunità di scuola bilingue-montessori e sulle possibili opzioni alternative… Frequentare la scuola pubblica e poi iscriverla a corsi di inglese extra-curricolari? Investire su una baby-sitter madrelingua che “giochi” con mia figlia qualche ora a settimana? Aspettare che la bambina sia più grande e (passata anche l’emergenza Covid) farle fare summer-camps e viaggi-studio all’estero? Oppure risparmiare ora per investire dopo su un’educazione internazionale o all’estero quando sia più grande?

    Senza pretesa di raggiungere un totale bi/trilinguismo in un contesto (attualmente) 100% italiano, da persona che ha dedicato anni allo studio per apprendere 2 lingue straniere (sicuramente sui libri, ma anche viaggiando e vivendo all’estero per passione), per la mia bimba vorrei che le lingue straniere possano essere -parallelamente a quelli che un giorno saranno i suoi interessi personali e professionali- una naturale declinazione comunicativa, per conoscere sè stessa e altre persone e culture, aprirsi al mondo e scoprirne le meraviglie…

    Alla luce di ció, cosa ti senti di consigliarmi..?

    Grazie in anticipo.

    1. Ciao Alessia,

      Un breve commento basato sulla mia esperienza. Il mio primogenito, attualmente il quinta elementare in una scuola internazionale IB, entrato solo lo scorso anno, ha per fortuna acquisito ora (grazie anche a molte ore settimanali di baby sitter madrelingua durante l’infanzia + lezioni di inglese nei primi 3 anni di elementari) un livello tale di inglese percui legge per piacere libri in inglese la sera, litiga in inglese col fratello minore di un anno e scrive temi di vario genere. In compenso, inizia a diventare refrattario a imposizioni didattiche extra-scolastiche provenienti dalla mamma. Percui, ringrazio che l’inglese sia già acquisito, consolidato e proceda autonomamente. Quindi, certamente scarterei l’ipotesi di “aspettare che la bambina sia più grande” per proporre summer camps e simili, perché magari il problema non sarà poi “apprendere l’inglese”, ma convincere un’adolescente a fare qualcosa su cui si sentirà insicura. E quanto possano sentirsi ridicolamente insicuri gli adolescenti lo sanno solo le mamme che sono già uscite dal tunnel.

      Le bilingui mi paiono sempre delle scuole italiane tradizionali ad inglese rinforzato, a prevalenza di studenti italiani, che per riuscire a rinforzare bene l’inglese su tutta una classe, sono costrette a tenere i bambini a scuola 40 ore/settimana o più, con buona pace di qualunque attività extra-scolastica. Non mi convincono molto.

      Una buona scuola internazionale offre un approccio che non ha nulla da invidiare ad una montessori in termini di sviluppo dell’autonomia, personalizzazione dell’apprendimento, accompagnamento delle fragilità, insegnamento del lavoro di gruppo, etc.

      Auguri per la scelta!

    2. Ciao Alessia, forse non ti avevo risposto (?) a volte mi viene il dubbio… circa la scuola, io propenderei per quella britannica, specialmente se è frequentata da madrelingua inglese. In seconda battuta, invece, la bilingue. La scuola dell’infanzia è un momento magico: i bambini apprendono la lingua rapidamente e con naturalezza e tu non devi preoccuparti che siano o meno in linea con programmi o conoscenze italiane. Io non avrei dubbi sull’investire subito. Certo, poi le lingue si arruginiscono anche e quindi vanno coltivate tutta la vita, ma questa è un’altra fase…con altri interrogativi e altre risposte

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