Fare l’università in Inghilterra. Un progetto accarezzato da molte ragazze e ragazzi, perché le università inglesi rilasciano qualificazioni riconosciute in tutto il mondo, oppure solo per il piacere di fare – del percorso universitario – un’esperienza internazionale.
Quale che sia il motivo, si può accedere ad una università inglese anche senza aver fatto una scuola con il programma britannico o una scuola internazionale e, dunque, senza essere in possesso degli A-levels o dell’IB e anche senza aver frequentato una scuola italiana Cambridge International (che, in alcuni casi, dà qualche titolo in più).
Come?
Bene, innanzitutto per studiare in Inghilterra bisogna essere digitali, perché la domanda di ammissione si fa attraverso un unico canale, quello dello Universities and Colleges Admissions Service – UCAS, e solo in rete, sul sito web dell’UCAS. Per inciso, l’UCAS gestisce le domande per le università di tutto il Regno Unito e, dunque, non solo quelle inglesi.
Quali titoli servono? Il sito dell’UCAS consente di aver informazioni precise ma, con qualche approssimazione, i titoli richiesti sono quelli che seguono.
In primo luogo, occorre dimostrare di avere una buona conoscenza della lingua inglese, attestata da una serie di esami (IELTS, oppure TOEFL, IGCSE English e così via).
In secondo luogo, è bene cercare di prendere un buon voto all’esame di Stato finale del liceo, ossia alla maturità, anche se il voto richiesto può variare da istituto ad istituto e da un corso di laurea ad un altro.
In terzo luogo, serve una lettera di committment/personal statement “motivazionale” dello studente.
Infine, servono due lettere di reference (di presentazione) di professori che hanno avuto il ragazzo o la ragazza come studente e, magari, un cv ricco di esperienze culturali e sociali.
Si può fare domanda a 5 università le quali poi faranno le loro conditional offers, ovvero offerte condizionate al raggiungimento di alcuni obiettivi, come, ad esempio, il voto dell’esame di Stato e che comunque variano da università a università.
Il percorso va accuratamente pianificato: non è pensabile fare le cose all’ultimo momento; occorre cominciare a pensarci nel corso del penultimo anno di scuola superiore (e, già così, si accede all’università inglese con un anno di ritardo rispetto ai colleghi inglesi che si diplomano a 18 anni).
La scadenza delle università, poi, non è uguale per tutti: normalmente è a metà gennaio, anche se alcune facoltà letterarie posticipano di un paio di mesi ed Oxford e Cambridge (nonché specifici corsi, come medicina), hanno come scadenza il 15 ottobre. E, per inciso, puntare ad Oxford o a Cambridge è inutile se non si è un fuoriclasse.
Se tutto questo iter dovesse sembrare troppo complesso, forse la risposta può essere quella di partecipare ad un evento che il British Council sta organizzando a Milano.
Si tratta della seconda edizione della Fiera “Education UK” in Italia, sullo studio nel Regno Unito. L’evento si terrà a Milano Sabato 28 febbraio 2015 (la prima si è tenuta nel gennaio 2014). Tutti gli studenti interessati allo studio nel Regno Unito potranno incontrare i rappresentanti di 35 istituti britannici che offrono corsi universitari, post-universitari e corsi di lingua inglese.
Ecco tutte le info.
Chi non potesse partecipare si può sempre rifare consultando il sito del British Council che ha una sezione dedicata agli studenti che desiderano studiare nel Regno Unito. Si può entrare direttamente in contatto con le università a Londra, in tutta l’Inghilterra, Scozia, Galles e Irlanda del Nord. Si può, inoltre, vedere questo sito, sempre del British council: Education UK
Infine, se la motivazione per fare l’università nel Regno Unito è solo quella della lingua, allora tanto vale ampliare il proprio orizzonte di ricerca. Il mondo è pieno di corsi di laurea in lingua inglese, anche in Italia (Bocconi, Politecnico di Milano, LUISS) in Francia (a partire da Science PO) e – notizia di seconda mano, ma non stento a crederlo – esistono ottime università con corsi in inglese in tutta Europa: in Olanda, in Germania e in Svezia, tanto per citare alcuni paesi.
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Complimenti per questo post e grazie anche per tutti gli altri che hai voluto condividere.
Avendo un ragazzo che frequenta il 4° anno in un liceo scientifico italiano, e che aspira ad applicare all’estero, mi sono resa conto che è molto importante essere aggiornati su queste opportunità.
Come dicevi tu, parliamo di un progetto che dura almeno due anni, nei quali bisogna ad esempio completare il proprio cv includendo attività extra accademiche, e questo non si improvvisa in qualche giorno.
Inoltre ci sono gli esami di lingua (per esempio l’IELTS) per i quali ogni università richiede un voto totale e un punteggio preciso nelle varie componenti del test. Insomma è un pò come mettere insieme i pezzi di un puzzle.
In ogni caso, credo che per i ragazzi avere un obiettivo sia di grande aiuto.
Sopratutto in un contesto scolastico – quello Italiano – dove l’aspetto vocational è davvero molto molto carente.
Lo vedo con mio figlio che da quando ha preso questa decisione (e gli auguro con tutto il cuore di riuscire), si impegna più di prima e riesce finalmente a dare un senso allo studio quotidiano perchè lo inserisce in una prospettiva più ampia.
Validissimo contributo di chiarezza nei confronti di un argomento che sta assumendo sempre più interesse presso le famiglie italiane. Mio figlio da quest’anno frequenta un liceo con opzione Cambride proprio in quest’ottica e l’approfondimento svolto da Elisabetta è di grande interesse.
Grazie Franco, sono contenta che tu lo trovi utile
Elisabetta