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Scuola dell’infanzia bilingue…e poi?

educazioneglobale scuola dell'infanzia 2Quando si avvicina il momento della scelta della scuola noi genitori siamo presi da mille dubbi. Anche per la scuola dell’infanzia, infatti, si aprono tante opzioni diverse. Anzitutto scegliere una scuola vicino a casa o vicino al lavoro dei genitori? Una scuola dell’infanzia Montessori o meno? Una scuola pubblica o una privata? E se privata, perchè non una scuola steineriana, o una scuola bilingue o trilingue?

Mi ha scritto Gabriella di Roma, mamma di un bambino di 2 anni e mezzo, con un quesito di questo genere, collegato alle scuole di Roma. Ecco la sua lettera:

“Mi chiamo Gabriella, ti ho conosciuta per caso navigando su internet alla ricerca di informazioni sulla scuola dell’infanzia per mio figlio. Essendo nel clou del momento in cui andrebbe compiuta la scelta per il prossimo anno sono assalita da numerosi dubbi. Uno, in particolare, riguarda il bilinguismo e ho pensato di ricorrere alla tua competenza e disponibilità per chiederti un consiglio.

Noi abitiamo in centro, vicino Colle Oppio (ma c’è in ballo un possibile cambio casa in zona  Nomentana). Abbiamo al momento solo un bimbo (che non ha sinora frequentato il nido) ma in progetto ci sarebbe la voglia di aumentare la famiglia. Io e mio marito siamo entrambi di madrelingua italiana, viaggiamo per lavoro ma ‘lavoriamo in italiano’ e abbiamo, dunque, una conoscenza dell’inglese solo ‘sufficiente’.

Adesso non riusciamo a capire quale sia la cosa migliore da fare. Più che su una scuola internazionale io, in base alla storia della nostra famiglia, preferirei  una buona scuola bilingue. Il punto è che anche in prospettiva di avere un altro figlio non potremo permetterci due percorsi completi fino alle medie o al liceo in qualche scuola privata.

Allora il primo dubbio è: ha senso investire  dei soldi in una materna bilingue e poi dalla scuola primaria passare al pubblico cercando di fargli coltivare quello che ha imparato con corsi di lingua, film e cartoni, e quando possibile viaggi all’estero? In sostanza, tre anni di bilinguismo nella fase ‘spugna’ che va dai tre ai sei anni servono a qualcosa o sarebbero solo soldi buttati?

Altro dubbio è sulla scelta della specifica scuola.  Nella mia zona, almeno dalle ricerche che sto facendo, non c’è granchè. Proprio sotto casa avrei la Maisonette (trilinguismo e solo fino alla scuola dell’infanzia) ma, a parte essere molto costosa (costa anche di più di altre scuole internazionali famose), non conosco bene il metodo. O meglio l’ho letto e ho parlato con la dirigente ma non sono in grado di valutare se sia efficace o meno e soprattutto all’altezza della retta che chiedono. Tu la conosci?

Mi sai indirizzare su altre scuole nella mia zona o anche nel II Municipio? Ed, infine, che cosa pensi delle due scuole collegate all’Opus Dei che stanno sulla Nomentana (Petranova e Iunior International school)? Scusa se sono stata un pò lunga e ti ringrazio in anticipo per i consigli che mi potrai dare”.

educazioneglobale scuoladell'infanziaCome affrontare la questione.

Cara Gabriella, ovviamente io non ho tutte le risposte (oppure quelle che ho potrebbero non essere tutte corrette), ma volentieri ragiono sul tuo quesito, per darti qualche elemento in più.

I soldi spesi in una scuola bilingue non sarebbero buttati ma il triennio dell’infanzia, dai 3 ai 6 anni, in una scuola bilingue non è assolutamente sufficiente a gettare delle basi solide.

Semmai la cosa potrebbe avere senso se tuo figlio facesse un triennio di scuola internazionale, dove si parla solo inglese e dove almeno un 30% (se non un 50%) di bambini sono, in genere, madrelingua. Tuttavia le scuole internazionali costano anche più delle bilingui e giustamente, dal loro punto di vista, tendono a non ammettere chi sa già dall’inizio che non potrà continuare.

In una scuola bilingue la quasi totalità dei bambini sono italiani e la compresenza di insegnanti madrelingua inglesi ed italiani fa si che l’approccio alla nuova lingua sia molto morbido, dunque l’acquisizione è lenta: varrebbe la pena continuare almeno per tutta la scuola primaria.

Quanto alle scuole più o meno bilingui sulla Nomentana c’è il Marymount, che ha però lunghe liste di attesa, almeno per la scuola dell’infanzia. Della Petranova e dello Iunior non so molto, mi dicono che sono organizzate molto bene, ma con dieci ore di inglese settimanali le considererei più delle scuole ad inglese “potenziato” (o “rafforzato”) che vere e proprie scuole bilingui (e sono molte le scuole paritarie di stampo cattolico che stanno rafforzando le ore di inglese: ad esempio il Villa Flaminia), inoltre c’è anche il fatto della separazione di genere che è una scelta un pò radicale, specie in una scuola confessionale. Sempre in zona Nomentana c’è un’altra scuola dell’Infanzia bilingue: The giving Tree, non ne so nulla di diretto, però.

In generale, molte scuole che rafforzano le ore di inglese usano forse con eccessiva disinvoltura l’aggettivo “internazionale” o “bilingue” per definire la propria offerta formativa quando, invece, sono ancora ai primi passi di questo percorso.

Ti segnalo, nel caso rimanessi a vivere a Roma centro, che è nata da poco una nuova scuola bilingue, la St. Philips School. Sta in zona San Giovanni e forse potresti andare a prendere informazioni.

Infine, circa la Maisonnette, ha fama di essere una buona scuola (anche se la ‘casa madre’ è ormai quella di via Treviso e il marchio è diventato un franchising) e, comunque, è stata una delle prime realtà ad operare seguendo il principio “one person one language“.  Tuttavia è nata come scuola francese e solo dopo è diventata una scuola trilingue, per cui penso che l’imprinting rimanga francese, ma magari mi sbaglio.

Io ritengo che una lingua debba portare con sè un pò della propria cultura: masticare un pò di inglese senza capire quali sono i valori anglosassoni (responsabilità individuale, tendenza all’associazionismo, forte senso del dovere ecc…) non è sufficiente.

Ad ogni modo mi pare che il problema principale sia quello dell’investimento finanziario a lungo termine e non tanto quale scuola scegliere.

Mi chiedo, quindi, se, nel vostro caso non sarebbe più saggio investire – se avete lo spazio – in una ragazza alla pari; su questo blog ci sono ben quattro post sulle ragazze alla pari: come trovarle, come impostare il rapporto e così via.

Alla au pair potreste aggiungere una “lezione giocata” settimanale da fare insieme alla mamma (o al papà!), da subito.

Ci sono varie scuole di lingua a Roma specializzate nelle ‘lezioni’ ai più piccoli, io non le conosco di persona, ma dai siti web ce ne sono alcune che mi sembrano più centrate di altre intorno ai bisogni dei bambini piccoli. Inoltre mi pare che alcune abbiano anche docenti che vengono a domicilio. Eccole:

C’è inoltre TLNet (The Language Net) fornisce insegnanti a domicilio, sia per adulti sia specializzati per bambini.

E poi ci sono i playgroup di Bilingue per gioco, si chiamano Learn with Mummy e ce ne sono in tutta Italia: un altro modo per fare dell’inglese un appuntamento ludico, in famiglia.

La combinazione “au pair” più “lezione-gioco in inglese”, se portata avanti con costanza per un certo numero di anni potrebbe essere decisiva. Anche in questo caso la costanza paga: due/tre anni non sono sufficienti.

Spero di averti aiutata…pensaci su e facci sapere poi cosa avete deciso….commentando questo ‘post’. E, come al solito, chi ha consigli per Gabriella è il benvenuto!

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Comments

  1. Ciao Elisabetta,
    Sono una tua lettrice ormai da tempo ed anche io come questa mamma di Roma ti ho trovato per caso su internet nel periodo dei dubbi sulla scelta della scuola di Pietro, mio figlio maggiore.

    Sappi che se oggi Pietro frequenta la prima elementare alla scuola francese di Firenze forse un po’ di merito è’ anche di tanti tuoi post.

    Ho inoltrato non so’ a quante amiche molte delle tue riflessioni e spunti!
    E tutte mi hanno ringraziato!
    E io ringrazio te!

    Credo che se stasera per la prima volta ho deciso di scrivere, invece che limitarmi a leggere con impazienza i post ogni volta che vedevo la scritta “Educazione Globale” comparire tra le innumerevoli mail di lavoro sia perché vorrei portare la mia esperienza come contributo!

    Quando Pietro aveva 4 anni e già’ frequentava il primo anno di scuola dell’infanzia dalle suore (“ovviamente” per il mio contesto cittadino e familiare direi…) venni a sapere che anche a Prato (la nostra città) avevano aperto un asilo bilingue è così lo trasferii…
    Posso dire che i due anni di scuola successivi gli hanno dato una pronuncia di cui tutti si stupiscono considerando che io e mio marito siamo italiani e che forse solo ora mi rendo conto del regalo che gli ho fatto!
    L’apprendimento dei suoni dell’età prescolare è quasi immediato ed entra a far parte del sapere del bambino anche se lo studio dell’inglese dovesse non proseguire in maniera assidua.

    Insomma, nel caso ci fossero dei dubbi, la mia posizione è scuola dell’infanzia bilingue a tutti!

    Grazie di nuovo degli interessanti post e del tempo che impieghi per prepararli.

    Francesca Santi

    1. Cara Francesca, ti ringrazio tantissimo di esserti fermata a scrivermi. In fondo ho aperto questo blog per fare qualcosa di semplice e bello: essere al servizio di altre persone ed entrare in contatto con loro.
      Con un lavoro full time e tre figli, il tempo speso per il blog è spesso rubato al sonno.
      Quello che mi fa andare avanti, nonostante tutto, è proprio la sensazione di essere utile ad altri, per cui mi fa immenso piacere sapere che venga riconosciuto il lavoro e il tempo che impiego a scrivere (ma anche a ricercare, rileggere, editare, linkare, corredare di immagini ecc…) ciascun post.
      Grazie, quindi, delle tue parole, che porterò con me alla vigilia del nuovo anno!
      Elisabetta

  2. Ciao a tutte, vorrei aggiungere la mia esperienza.
    Anche io vivo a Roma e mia figlia ha iniziato il percorso scolastico con un fantastico nido che fa parte dell’offerta del Comune di Roma proprio in via Nomentana (Protettorato S Giuseppe) e al tempo non pensavo ad un percorso biligue. E’ stata la lungimiranza di mia madre che mi ha convinta in extremis (il giorno prima dell’inizio della scuola materna) a spostare mia figlia alla scuola privata Villa Flaminia dove era prevista la copresenza di una insegnante anglosassone.
    Ora la mia bambina frequenta la classe prima di una scuola primaria pubblica. Per noi dipendenti pubblici anche i costi di una scuola privata bilingue sono comunque alti. Avrei fatto il sacrificio solo per il Marymount che è vicino casa ed ha una tradizione consolidata, ma un anno in lista di attesa non è bastato per farla entrare. Quindi abbiamo preferito avere la certezza di un’ottima preparazione linguistica italiana e stiamo cercando di offrire a nostra figlia un percorso alternativo per lo studio dell’inglese.
    Non sono entusiasta del risultato del bilinguismo di Villa Flaminia: a parte la pronuncia ottima non si può certo dire che mia figlia ha imparato l’inglese. Ma è la mia esperienza.
    So che il Marymount è migliore, da questo punto di vista. Tornassi indietro non avrei dubbi: mi metterei in lista di attesa e mi sobbarcherei la retta salata.
    Comunque io ho una figlia unica e con due non avremmo sicuramente potuto farcela a sostenere le rette.
    Detto questo, ci sono ottime scuole pubbliche che offrono una scelta simile a quella di un bilinguismo soft di molte scuole private con i vantaggi di avere maestre della scuola pubblica (che ritengo siano ancora le migliori).
    Parlo in particolare della scuola dell’infanzia e primaria Pistelli (quartiere Prati) dove il modulo è stato ampliato per inserire più ore di inglese.
    Il bilinguismo del Convitto nazionale è più sulla carta che reale, quindi niente aspettative.
    Bisogna puntare, se si ha lo spazio, su una aupair oppure su queste scuole per bambini…io mando Domitilla al British Council a Via Spallanzani però ad essere sincera si annoia, mentre della ragazza alla pari era entusiasta. Forse per i più piccoli meglio Kids and us. Quest’estate poi siamo andati a Londra per quindici giorni: è stato molto produttivo per nostra figlia: giocare al parco con bambini inglesi è utilissimo.
    Spero di essere stata utile a qualche mamma,
    un augurio di buon anno a tutti! E grazie Elisabetta per il tuo fantastico blog!!
    Lavinia

  3. Ciao a tutti. Sono mamma di due bimbi, di 3 e 1 anno. Vivo in abruzzo, dove di scuole dell’infanzia bilingue ce n’è una sola a pescara. Si definisce internazionale, ma i bimbi (ancora pochi, ha aperto da un anno e mezzo) sono tutti italiani. In 4 mesi mia figlia comprende gli ordini in inglese e ha cominciato a fare piccole frasi (I not eat, I play now). Vede solo cartoni in inglese (in italiano ne ha visti pochissimi) e proprio grazie a questo post ho deciso durante le vacanze di natale di comiciare a parlare solo in inglese al piccolo. Lei aveva rifiutato questo approccio all’età di 2 anni, invece adesso mi segue molto, vuole che anche il padre parli in inglese ( per scherzo lo abbiamo fatto in un museo di bolzano, in vacanza, ma stiamo cercando di fare one parent one language) e lei stessa parla in inglese con il fratellino. È dura, io ho una buona pronuncia ma ovviamente non mi viene ancora naturale, ma i cambiamenti sono immediati!
    Non so cosa fare dopo, per la primaria. Dalle nostre parti non ce ne sono, ma sicuramente anche io mi sento di dire: scuola dell’infanzia bilingue per tutti!
    Sempre grazie a questo post, sho iniziato la ricerca di una au pair per l’estate… Che il web me la mandi buona!
    Buon anno a tutti! E grazie dei consigli, sono sempre di conforto!

    1. Aggiungo un post – scriptum, solo per spiegare meglio il tenore del consiglio che ho dato a Gabriella (ossia a Gabriella 1, non a Gabriella 2 che ha commentato più sopra): anche io ritengo che, volendo introdurre un’altra lingua, sia meglio una scuola dell’infanzia bilingue piuttosto che niente.
      Tuttavia so per esperienza che i bimbi piccoli rapidamente imparano ma rapidamente dimenticano.
      Pertanto, il solo periodo della scuola dell’infanzia non basta a sedimentare “l’altra lingua”, specie se il tempo scuola è dedicato equamente, oltre che alla lingua minoritaria (in questo caso l’inglese), anche all’italiano. Insomma, a farla breve, tutti coloro che ho visto scegliere una scuola dell’infanzia bilingue, per poi fermarsi a quella e proseguire con la scuola italiana, sono rimasti delusi del livello raggiunto dai propri figli nella lingua 2.
      La verità è che le lingue sono materia viva: da adulto se non le usi si arrugginiscono, da piccolo se non le usi si dimenticano. Prova ne è ciò che accade a tanti bimbi adottati, anche a 4 -5 anni od oltre, che non ricordano più nulla della loro lingua di provenienza (laddove diversa da quella del paese in cui vanno a vivere).
      Pertanto, dovendo contare su risorse economiche contenute, meglio un investimento meno ambizioso, che si possa prolungare indefinitamente nel tempo, piuttosto che un percorso – già di per sè non di ‘full immersion’- che si interrompe.

    2. Ciao Gabriella,

      Vivo a Londra e sono originario di Pescara… con mia moglie stiamo pensando di mandar nostro figlio per qualche mese e fare un exchange con una scuola di pescara, cosi’ che lui (fluente in inglese) possa imparare l’italiano…

      Come si chiama questa scuola che citi nel tuo post?

      Grazie,
      Paolo

    3. Ciao Gabriella,
      Dopo qualche anno mi trovo a leggere questo blog…divertente ed interessante.
      Piccola premessa, tre figli 5 anni la bambina, 3 anni e 1 anno i maschietti. Io italiano (Pescara) moglie canadese (inglese). Io e moglie parliamo inglese italiano e spagnolo (bhe io parlo itanglese, pescarese e spagnolo aggiungendo quelche “s” qua e la).
      Il nostro approccio è semplice ed inflessibile:io italiano, mia moglie inglese.
      Con la grande è andato tutto bene, parla fluentemente italiano e inglese (anche norvegese alla scuola materna, viviamo in Norvegia). Il maschio “grande” ha cominciato l’asilo un anno prima della sorella (a due anni) (asilo norvegese) e rispetto alla sorella è decisamente indietro ,poco inglese, pochissimo italiano pochissimo norvegese. In questo caso la sua pigrizia è “epocale” in quanto canosce tutte e tre le lingue e se guidato (costretto) è in grado di pronunciare tutte le parole che sente sia in inglese che in italiano (in norvegese non so perche non lo parliamo).
      Tutto questo per dire che io preferirei quando possibile una scuola monolingua (lingua non dominante ovviamente). Televisione, per quel poco che la guardano, nella lingua secondaria. Libri, letture e canti ….basta che siano in gran nero..poi decidono loro quello che gli piace di più :-). Per dominante intendo la lingua della madre ( o che usa la madre).
      Importante anche che il bambino/a abbia una “via d’uscita” : i miei figli sanno che col papa si parla in italiano ma, nei momenti d’incertezza devono sentirsi liberi di utilizzare l’altra lingua….( e a periodi di una settimana /dieci giorni, in coincidenza con la fine di vacanza in canada o in italia ce ne sono stati, ..c’è ne sono..)
      Tutto quello che dico si basa su esperienza personale, qualche lettura veloce e il confronto con amici in situazioni simili….quindi magari facciamo qualcosa di sbagliato e non lo sappiamo…
      In definitiva: i) un genitore una lingua ii)costanza, iii)costanza ….ed entusiasmo….il potere educativo del gioco e del tempo che passiamo con i nostri figli è davvero grande.
      In bocca al lupo!!
      Ciao

  4. Grazie Elisabetta, certo che ho letto!
    La differenza è che io sono alle primissime armi. Avevo provato a parlare in inglese quando è nata mia figlia, così, per intuito. Non conoscevo il tuo blog, nè bilingue per gioco, nè alcun libro (tipo 7 steps to raising a bilingual child che raccomando molto), così mi sono arresa subito, un po’ perchè mi sentivo in imbarazzo a parlare in una lingua non mia, un po’ perchè ero abbastanza isolata e mi dicevano che l’avrei confusa o stressata troppo (qualcuno me lo dice ancora). Adesso sono più “matura”, ho trovato molte risposte alle mie domande, soprattutto grazie al tuo blog!
    Spero di continuare così, aspetto altri post sull’argomento!

  5. Leggo il tuo blog sempre con molto interesse! Le mie figlie frequentano la Petranova International e devo dire che trovo che l’ofrerta formativa, soprattutto per l’inglese, sia ottima. Le insegnanti madrelingua fanno davvero la differenza e, devo dire che come genitore, mi sento sempre molto supportata dal tutoring. So che il 17 c’è un Open Day. Per me esperimento riuscitissimo. Grazie Elisabetta

  6. Cara Elisabetta, grazie davvero per la tua risposta chiara ed esauriente. Avevo pensato anche io alle soluzioni alternative che mi proponi (ragazza alla pari e corsi di inglese), ma pensavo di iniziare questo percorso a 6 anni, al termine della scuola d’infanzia bilingue come ‘mantenimento’. L’idea sarebbe quella di dargli un forte imprinting iniziale che faciliterebbe il percorso successivo, ma come dici tu, con una scuola bilingue dove si parla prevalentemente italiano c’è il rischio di buttare i soldi. Comunque mi informerò anche sulla scuola di San Giovanni che mi hai suggerito e andrò anche a vedere le scuole pubbliche. Entro gennaio spero di decidere la cosa più giusta per noi. Grazie ancora.

  7. Carissime, vorrei aggiungere che molte mie amiche di Roma hanno scelto di spostare i loro figli dall’asilo bilingue Villa Flaminia alla scuola primaria Giuliana Falconieri che si trova nel quartiere Parioli, vicino Piazza Euclide.
    Ebbene la sperimentazione bilingue (almeno 8 ore a settimana di inglese svolta da insegnanti madrelingua) va benissimo. E’ organizzata dall’associazione KidsWorld
    http://www.kidsworldenglish.com/ di cui mi parlano benissimo.
    E’ meno cara di Villa Flaminia e anche l’insegnante italiana pare che sia brava.
    Lo scorso we l’amichetta di mia figlia è venuta a giocare da noi (attualmente abbiamo una ragazza alla pari americana) e sia io che la ragazza americana siamo rimaste davvero colpite di come la bambina che frequenta la Falconieri sappia esprimersi correttamente in inglese. Ha fatto un sacco di progressi.

  8. Anche io sono fortemente orientata verso questa scelta. Credo che sia il modo migliore per aiutare la crescita dei miei figli. Ci sono informazioni molto interessanti e utili riguardo ai pregi del bilinguismo.
    E proprio recentemente leggevo un articolo di nostrofiglio.it sul bilinguismo e i bambini e cosa comporta per loro. Mi sono convinta ulteriormente. L’elasticità e l’apertura mentale che maturano è fondamentale per adattarsi nel mondo di oggi.
    Vi allego l’articolo: http://www.nostrofiglio.it/news/i-bambini-che-parlano-due-lingue-crescono-con-una-mentalita-piu-aperta
    🙂

  9. Ciao Elisabetta, conosci o hai notizie dei corsi di inglese per bambini Helen Doron Early English?Sai darmi qualche info sulla qualità del metodo e/o sulla validità? Ho scoperto da poco un corso vicinissimo a casa (e per Roma non è poco) con una teacher che segue il metodo h.doron e volevo avere qualche info in più. Grazie mille. Complimenti per il tuo sito molto utile per avere nuovi spunti di riflessione e molto chiaro.

    1. Luisa, purtroppo ne so poco. So che è stato uno dei primi metodi per insegnare in modo giocoso la lingua inglese ai bambini piccoli. Oggi l’offerta si è motiplicata. Alla fine i materiali forse contano meno della capacità dell’educatrice/insegnante. I bambini piccoli imparano giocando, attraverso canzoni o giochi che favoriscano la ripetizione di suoni e concetti. Un cosa che è importante, a mio avviso, è poi la continuità ma anche la durata dell’esposizione. Un’ora a settimana da piccolissimi serve a poco, ma se poi c’è qualcosa (un libretto, un cd con delle canzoni etc…) che diventa parte della quotidianità allora queste cose servono. E’ un pò l’approccio dei playgorups “learn with mummy” di Bilingue per Gioco ma anche di Kids and Us.

      1. Grazie Elisabetta, sono ben consapevole che serva un lavoro a casa quotidiano a supporto del playgroup. Mi piacerebbe iscrivere mia figlia di 3 anni ad una scuola bilingue e farle frequentare oltre che la materna anche le elementari almeno. Purtroppo dove abito ai castelli romani vicino Frascati ed in zone limitrofe, ho trovato scuole bilingue ma solo materne e poi la Little Genius che é internazionale quindi un’altra tipologia di scuola. Se avessi riferimenti di scuole bilingue almeno elementari in zona castelli e/o limitrofe, fammi sapere per cortesia. Sicuramente avrai più informazioni di me. Grazie mille ancora.

        1. Fossi in te la iscriverei alla Castelli International school almeno per la scuola dell’infanzia. Le scuole primarie bilingui sono ancora pochissime e quelle che iniziano ex novo spesso ci mettono un pò di tempo per andare a regime…

          1. Sì è ben organizzata ed ho avuto un’ottima impressione all’open day e parlando ben 2 volte con la Principal. Molto costosa questo sì….! Il mio grande dubbio è che non vorrei fare la primaria internazionale sia per la paura di uno sradicamento culturale eccessivo sia perchè i costi lievitano notevolmente ed ho anche un’altra figlia che poi dovrò mandare. Mi chiedo se sia saggio togliere la bimba dalla scuola di adesso in cui si è da poco ambientata e farle fare 2 anni di materna inglese e dopo la materna probabilmente continuare con playgroup e lavoro a casa di supporto…..decisione difficile…è vero che tentar non nuoce…almeno si spera…

          2. Cara luisa, come ho giá detto in un altro post, consiglio vivamente di andare almeno a visitare una piccola materna “internazionale” come alternativa alla little genius, ossia children’s castle via di frascati (rocca di papa). La consiglio soprattutto per esperienza personale, perchè la lingua è importante ma per me è ancora più rilevante che vi sia un adeguato approccio ai bambini e alle loro esigenze.
            Per elisabetta: il cis(castelli international school) é bilingue ma solo elementari e medie. Un caro saluto e grazie per gli spunti sempre molto interessanti. Pamela

          3. Cara Elisabetta, io ho due figli alla Little Genius international e posso dirti che sono rimasta molto delusa dalla loro (dis)organizzazione cronica. I maestri cambiano in continuazione per loro propria decisione, segno che un profondo malcontento regna sovrano, con la consequenza che i programmi vengono costantemente rimescolati, ripetuti, etc etc ed i ragazzi ne restano ovviamente spaesati. Ha inoltre un costo ESORBITANTE per non avere nulla oltre alle aule : mancano infatti spazi esterni propriamente detti ed aule per accogliere piu di quindici persone. Il cibo e’ infine di pessima qualita’ (fornito da CIR FOOD …il peggio del catering) e carissimo…cosa dire? appena posso sposto i miei figli alla Castelli Int che fino ad oggi non aveva posto…

          4. Ciao Alessia Raciti
            Anche io ho due bimbi alla little genius (una da quando aveva 2 anni e mezzo, ora ne ha 8) ma non riconosco il tuo nome ne cognome, il cibo bio della Cir food e’ ottimo rispetto a tanti altri, negli anni il turnover dei maestri è tollerabile visto che sono stranieri e il nostro paese non è sempre accogliente, la scuola e’ organizzata oltre gli standard di qualunque scuola, quindi ho l’idea che frequentiamo due scuole diverse. I risultati accademici e le capacità e sensibilità umane dei miei figli sono oltre l’eccellenza. Non mi sembra poi un modo trasparente di offrire commenti che devono avere un impatto sulla vita di famiglie e bimbi.
            A questo punto anche io firmo per pseudonimo.
            “Mario Rossi”

  10. Ciao Pamela, non conoscevo il children’s castle, grazie dell’informazione molto utile. Andrò sicuramente a conoscere la scuola.

    1. Salve Pamela, alcune mie amiche frequentano un playgroup inglese con insegnanti madrelingua alla Rivendell International English Preschool. Sono molto contente e gli insegnanti sono davvero ottimi. So che sono aperte anche le iscrizioni per l’asilo inglese 3-6 anni. Si trova sulla tuscolana tra grottaferrata e rocca priora. http://www.rivendellinternational.it

  11. Ciao Elisabetta,
    sono Maria vivo a Roma e ho un figlio di 16 mesi, Antonio. Il percorso di studi che immagino per lui prevede una scuola dell’infanzia internazionale e il passaggio al sistema scolastico italiano dalla media superiore in poi. Infatti sia io che il mio compagno abbiamo voglia che nostro figlio si formi con i riferimenti culturali del nostro paese.

    Ho quindi iniziato a vagliare le varie scuole internazionali della città in cui vivo e mi sono imbattuta in una diversità minima ma nel mio caso importante tra il sistema internazionale e quello italiano: le cut off dates. Nel sistema anglosassone generalmente si formano le classi con alunni nati tra il 1 sett e il 31 agosto dell’anno successivo, in quello italiano si considerano tutti gli studenti nati nello stesso anno solare.

    Mio figlio è nato a fine settembre e la maggior parte delle scuole internazionali di Roma prevedono che possa cominciare l’asilo solo quando ha già compiuto tre anni, anche se dopo 20 giorni ne avrà già quattro …….

    Facendo i conti, nel passaggio alla scuola italiana, Antonio finirebbe per essere inserito in una classe con studenti più piccoli di un anno e alla fine di tutto il percorso di studi, si diplomerebbe un anno più tardi degli altri.

    Ho raccolto vari commenti di mamme che hanno affrontato questo problema. Una mamma mi ha detto che per ovviarvi basterebbe che io facessi sostenere l’esame di quinta elementare italiana alla fine di YEAR 5 invece che alla fine di YEAR 6 (le elementari americane e inglesi comunicano un anno prima ma durano 1 anno in più).
    Volevo sapere se ti risulta sia possibile e se la trovi una soluzione ragionevole o meno.

    maria
    Ps: quando sentivo le mamme con bambini di un anno preoccuparsi per il liceo dei figli pensavo fossero da ricoverare, ed eccomi qui …;)

    1. Maria, ci sono due possibilità.

      La prima è quella di far sostenre l’esame di scuola media (non ricordo cosa è successo con l’esame italiano di quinta elementare) l’anno in cui i suoi coetanei lo sostengono da privatista. Le scuole internazionali hanno una comunità di mamme italiane che sanno tutto come si fa, e organizzano corsi extra scuola per questi ragazzi in modo da sostenere l’esame senza stress per i ragazzi. Il punto debole è l’italiano, la geografia e la storia patria. Nel sistema americano, la scuola media finisce con 8th grade, in quello inglese con Year 9.

      La seconda possibilità, non alternativa alla precedente, è quella del grade skipping, cioé far saltare un anno se tuo figlio è accademicamente più maturo, cosa mediamente ragionevole se effettivamente ha mancato il cutoff per pochi giorni. Il sistema americano è più flessibile per quanto riguarda il grade skipping.

    2. Ciao Maria
      circa il tuo quesito ho interpellato un’amica più esperta di me, la quale mi ha risposto che la domanda per sostenere degli esami da privatista va presentata al dirigente scolastico della Scuola Primaria Pubblica in cui si vorrebbe far sostenere l’esame di idoneità al bambino, allegando copia di un documento di identità del bambino e elenco vaccinazioni effettuate.
      Trattandosi di scuola dell’obbligo credo che – se la scuola individuata effettua esami da privatisti – il posto all’esame debba essere garantito e non si paga nulla.
      Bisogna prendere informazioni nelle singole scuole per capire le date (giugno).
      L’esame serve nel momento in cui si decide il passaggio alla scuola italiana, essendo le scuole internazionali “non parificate”.
      Normalmente il passaggio viene fatto dalla scuola primaria alla secondaria o – preferibile per il bambino – dalle elementari alle medie.
      Ovviamente lo si può far sostenere con un anno di anticipo, nel tuo caso.
      Mi riservo però – appena ho tempo – di fare una ricerca sulle norme che regolano gli esami da privatisti, perchè la materia mi ha sempre interessato. Ho trovato un D.M. del 2011 ma forse vi sono disposizioni più aggiornate.
      Intanto un buon consiglio è quello di consultare i blog o i forum dei genitori (pochi in Italia, ma ci sono) che fanno homeschooling. In Italia si chiama ‘educazione parentale’, è legale e loro hanno certamente il problema di far sostenere ai figli annualmente gli esami da privatista…dunque sono informatissimi. A prestissimo

  12. Ciao! Sono la mamma di un bambino di tre anni e mezzo, e lavoro da sette anni nella scuola primaria. sin dai suoi primi 8 anni di vità ha iniziato ad utilizzare dei software didattici in lingua inglese e devo dire, con mia grande meraviglia che è riuscito ad apprendere moltissime vocaboli (toys, body, nature ecc). Uno dei miei più grandi desideri sarebbe quello di poter offrire a mio figlio la possibilità di apprendere la lingua inglese sin dai suoi primi anni di vita, poiché, mi sono resa conto della necessità della L2. Oggi giorno se non conosci l’inglese non puoi fare nulla. Purtroppo, la realtà scolastica italiana non offre competenze valide a riguardo. Quando andavo a scuola, la mia insegnante di lingua inglese delle medie ci faceva ripetere le regole grammaticali della L2 in italiano, per non parlare poi della pronuncia di molte parole che erano, oserei dire “italianizzate”. Andando all’università, appresi che molti studenti del medio oriente parlavano perfettamente l’inglese molto meglio di noi italiani: un paradosso!!! Nonostante oggi si insegni la l2 sin dalla scuola primaria, i bambini non la considerano affatto come una disciplina al pari delle altre, e gli insegnanti specializzati possiedono il titolo senza aver fatto mai un listening, dunque la loro pronuncia è totalmente errata, per non parlare del fatto che, in classe, non si esprimono quasi mai in inglese. La mia domanda è questa: dovendo il prossimo anno trasferirmi dalla regione Puglia (Gargano) alla regione Marche (Macerata) esiste una scuola bilingue che possa frequentare mio figlio dai 4 ai 14 anni? La ringrazio sin d’ora per la cortesia ed i consigli che vorrà darmi.

    a presto

    Graziana ’81

    1. Ciao Graziana,
      non sono mai stata a Macerata veramente non so cosa consigliarti. Tuttavia ho visto che esistono corsi per bambini piccoli http://www.englishisfun.it/index.php?option=com_content&view=article&id=167&Itemid=123

      gruppi di gioco in inglese hocus and lotus https://www.facebook.com/159475754260352/photos/a.159513377589923.1073741830.159475754260352/341192912755301/?type=1&theater

      mentre ancora non ce ne sono di learn with mummy
      http://learnwithmummy.com/sedi/

      di scuole primarie bilingui o con inglese rafforzato non ne ho trovato

  13. Ciao Elisabetta, oggi ho avuto il mio primo contatto con una scuola dell’infanzia bilingue di Roma, abbastanza accessibile economicamente.
    È stata una delusione!
    Le insegnanti di inglese non sono assolutamente madrelingua e alle mie richieste circa le loro competenze certificate, non mi è stato detto molto.

    Temo che il bilinguismo stia diventando una moda da seguire per alcune scuole private.

    Penso che abbandonero’ l’idea dato che nella mia zona (Roma Est) non trovo valide alternative a prezzi non esagerati.

    Cercherò di rivolgermi ad una baby sitter bilingue o una buona scuola di inglese.

    Grazie mille per i tuoi preziosi consigli!!!!

  14. In zona Roma Sud, infernetto-casal palocco, consiglio la scuola bilingue (nido, materna e primaria) zeroseiplinio (www.zeroseiplinio.it)…eccellente sotto tutti i punti di vista…da visitare

  15. Buongiorno a tutti, abitiamo sulla giustiniana, roma nord. nostra figlia ha due anni e mezzo e per l’anno prossimo saremmo orientati su scuole dell’infanzia bilingue. Avete esperienze di bilingue private o pubbliche nei paraggi? ne conoscete la qualità? Sapete orientativamente dirci a quanto ammonta l’esborso per le internazionali nella stessa zona? Mi hanno parlato molto bene della “casa della ghianda” ma so che è molto cara. che ne pensate di Melabimbi?

    1. ciao Laura
      Sono papà di un bambino di 2 anni e anche io come hai fatto tu l’anno precedente sono alla ricerca di una scuola internazionale. In modo particolare sto anche io guardando la casa della ghianda. Puoi darmi per favore le tue impressioni su questa scuola e più in generale sulle scuole internazionali su via cassi?
      grazie

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