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Un summer camp in Canada: una mamma racconta

Summer camp in Canada? Chi fosse interessato al tema per i propri figli troverà spunti utilissimi nelle parole di Antonella, che mi ha scritto per condividere con tutti i lettori di Educazione Globale l’esperienza vissuta dai suoi figli di 12 e di 9 anni a Toronto.

Ecco il racconto di Antonella.

“Nel corso dell’estate appena trascorsa, ho voluto far provare ai miei figli di 12 e 9 anni – che hanno frequentato la quarta elementare e la seconda media della scuola pubblica in Italia – l’esperienza di un Summer Camp in Canada.
Il mio punto di partenza è stato il post di Elisabetta Quest’estate li mando all’estero: una guida per i genitori ai summer camp negli USA, Canada e Regno Unito.
Per cercare il camp più appropriato, ho utilizzato il motore di ricerca OUR KIDS: ti dà la possibilità di impostare i criteri di selezione che maggiormente ti interessano.
Come già menzionato più volte su Educazione Globale, l’offerta nordamericana, se confrontata non solo con l’Italia, ma anche con il resto dell’Europa, ha dell’incredibile. Trovi campi di ogni tipologia, day camp o campi con pernottamento, campi sportivi, accademici di ogni disciplina, vacanze per insegnare alle ragazze un corretto stile alimentare a camp di design, di mindfulness o di progettazione architettonica. Provate a cercare su OUR KIDS … vi stupirà!
La maggior parte dei camp canadesi è localizzata in Ontario. Ho preferito optare per qualcosa di tipo accademico ed ho scelto alcuni corsi dell’University of Toronto, a Toronto appunto.
Per University of Toronto, in questo contesto, si intende  non l’omonima università ma una middle and high school privata, a numero chiuso ed estremamente selettiva. La summer school è comunque aperta a tutti, studenti interni e non, canadesi e internazionali.
La scelta è ampia. Consultandomi con i miei figli, mi sono indirizzata verso i corsi che trovavano di maggiore gradimento.
L’esperienza che vi narro, è quindi relativa ai campi di Debate (che insegnano a sostenere un argomento davanti ad un pubblico), Introduction to Engineering e Bright Lights.
I ragazzi vengono inseriti in gruppi, a seconda della classe frequentata nell’anno scolastico appena concluso. A livello di esempio, il Grade 7 corrisponde alla nostra prima media, il Grade 11 alla nostra seconda/terza superiore. La nostra quarta elementare è sostanzialmente riferibile al Grade 5. Tutti i percorsi sono fortemente influenzati dalla didattica usata in Canada, quindi tutto è rivolto alla concretezza e alla pratica.
L’attenzione all’ambiente e al clima di squadra (in inglese team building) è un punto focale per il  gruppo dei tutor, normalmente costituito dall’insegnante e da alcuni assistenti molto giovani (ultimo anno delle superiori, primi anni dell’Università: non dimentichiamoci che esperienze come camp coach o tutor, in nordamerica, sono molto importanti per arricchire il proprio curriculum).
La qualità dell’insegnamento è ottima, i ragazzi vengono motivati, incoraggiati e, cosa anche più importante, si divertono.
Ho trovato valida anche l’idea di strutturare il corso con vari momenti della giornata dedicati allo sport. Vengono praticati sport di squadra (basket, badminton) assistiti da personale esperto, sia nella palestra interna sia in un cortile esterno.
L’esperienza con gli altri compagni è stata molto positiva. I miei figli erano gli unici provenienti da un altro Paese, ma si sono integrati benissimo. Abbiamo trovato i Canadesi estremamente amichevoli, rispettosi ed accoglienti.

Il campo di Debate riguarda quella che nel Nord America è una competenza diffusa e ritenuta essenziale per uno studente. Va oltre le sole tecniche di public speaking, che comunque vengono insegnate, il vero valore è trasmettere la capacità ai ragazzi di strutturare una propria tesi, di sostenerla con argomentazioni strategiche e di difenderla con il rispetto degli altri “avversari”. Il lavoro è sempre svolto in squadra (Elisabetta ha scritto del debating nel post Scegliere la scuola e la formazione dei figli pensando al domani, che vi consiglio di leggere).
Ogni giorno mio figlio usciva entusiasta, molto coinvolto e, adesso, termini come propositor, oppositor o point of information gli risultano familiari, così come le regole di base di un dibattito.

Il campo Introduction to Engineering ha come scopo quello di lavorare su differenti linguaggi di coding e piattaforme operative dal game design alla robotica, alla costruzione di circuiti, alla stampa in 3 D, facendo pratica con Python, Scratch, mBots e altro. Si può considerare come una panoramica per introdurre gli studenti all’ingegneria informatica.

Il campo Bright Lights è suddiviso in 3 programmi differenziati per età. Mia figlia ha partecipato al livello Explorer (sostanzialmente le nostre scuole medie). E’ un campo di tipo medico-scientifico focalizzato sulle neuroscienze. La tipologia di approccio è per me sorprendente e molto diversa da ciò a cui siamo abituati in Italia. Teoria essenziale, lezione frontale ridotta al minimo, pratica diretta.
Cosa si fa in questo camp? Beh, spiegarlo è semplice, ma organizzare un camp così non è affatto banale! Si spiega l’anatomia del cervello, si vede e si discute insieme un video, viene dato il cervello di un animale (pecora) ad ogni studente, guanti, bisturi. I ragazzi lo devono sezionare e riconoscerne l’anatomia studiata. Lo stesso procedimento viene seguito per lo studio dell’occhio. Si studiano i neuroni, viene realizzato da ogni ragazzo un plastico del neurone.
Gli strumenti di laboratorio messi a disposizione dei ragazzi sono di altissimo livello. Nell’ambito del camp, i ragazzi hanno modo di visitare e lavorare in un laboratorio del Dipartimento di Biotecnologia dell’Università di Toronto.
La seconda settimana viene impiegata per un lavoro di ricerca di gruppo con esperimento pratico. Ho avuto modo di assistere alla alla presentazione finale, trovandola di livello veramente alto. Vado a curiosare i progetti realizzati dai Researchers (ragazzi delle superiori) e scopro che si avvicinano ai lavori realizzati nelle nostre università.
Il taglio del corso è pratico, immediato, formativo. Di sicuro un ragazzo può capire se vuole proseguire in quella tipologia di studio o se è meglio che scelga un altro indirizzo.
Considerazioni un po’ più amare: mio figlio, il primo giorno, era l’unico che non sapeva neanche cosa fosse il debate. Nel campo di ingegneria era ad un livello di partenza nettamente inferiore nella preparazione di base rispetto agli altri. Nella classe di Bright Lights, all’inizio, mia figlia si è dovuta adeguare perché completamente spiazzata dalla nuova metodologia didattica. Devo comunque dire che gli insegnanti erano bravissimi nel seguire i ragazzi, anche one to one, per consentire una maggiore integrazione all’interno del gruppo.
L’esperienza per i miei figli posso dire che sia stata più che positiva, arricchente, formativa, e si è spinta ben oltre la pur utilissima esposizione non-stop alla lingua inglese. Si è trattato di una immersione in una realtà diversa, affascinante ed estremamente costruttiva. Senza trascurare un altro fatto: è stata anche divertente!”.

Io ringrazio Antonella per averci raccontato questa esperienza e invito tutti a condividerne altre su Educazione Globale.

 

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Comments

  1. Grazie Antonella! Spero di seguire le tue orme l’estate prossima.
    Non ho ben capito però come trovare questa summer school. University of Toronto mi dà solo link per l’università vera e propria.
    Inoltre mi chiedevo se quello frequentato dai tuoi figli era organizzato con formula day camp o residential.
    Grazie in anticipo per le informazioni.
    Ama

    1. Ciao Ama, il campo è un day camp che dura dal mattino fino a metà del pomeriggio.
      Tieni conto che i campi estivi escono molto presto, circa verso metà dicembre è già possibile avere un programma e prenotare.

  2. Ciao grazie per l’esperienza. Mi incuriosisce sapere il livello di conoscenza della lingua inglese dei tuoi figli. Grazie

    1. Ciao Lavinia, i miei figli sono italiani e frequentano una scuola pubblica italiana. Hanno un buon livello di comprensione della lingua inglese e ho visto che sono riusciti ad interagire bene con i coetanei che hanno incontrato.

  3. Grandissima Antonella!!! Splendita esperienza. Io ci ho partecipato tanti tanti anni fa a summer camp di questo tipo negli States. I tuoi ragazzi se li ricorderanno per sempre….
    Come Lavinia ero curiosa al livello di inglese dei ragazzi, che tu definisci “buon livello di comprensione”. Puoi dirci qualcosa di piu’? Fanno corsi, gli parli tu in inglese, conosci il loro CEFR…. Grazie e scusami ma solo per capire. Grazie

    1. Ciao Raffaela,
      grazie del tuo commento.
      Per “buon livello di comprensione” intendo che sono in grado di partecipare ad attività in inglese capendo allo stesso modo degli altri partecipanti “del posto”.
      Ho cercato di educarli fin da piccolissimi al bilinguismo pur non parlando io inglese con loro.
      Ho usato alcune delle risorse meglio dettagliate da Elisabetta nei suoi post (asili bilingui, au pair, libri, televisione ecc…). Attualmente non frequentano corsi ma studiano la lingua con un insegnante privato. Rispettivamente sono certificati B1 e B2.
      A presto

      1. Grazie mille Antonella, sei stata chiarissima. Mia figlia è molto piu’ grande, ma essendo timida ho sempre paura di lanciarla in esperienze ottenendo poi l’esatto contrario. ciao

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