A giudicare solo dal numero di commenti arrivati al post Il quarto anno di liceo negli USA…e poi? (67, al momento), post che, per giunta, non è neanche più aggiornato, la questione dell’anno all’estero durante la scuola secondaria di secondo grado è una di quelle che più interessa (e, parallelamente, angustia) i genitori e studenti italiani.
In questo post, quindi, racconto tutto quello che so sull’argomento “anno all’estero”, certa che – tra coloro che mi leggono – c’è qualcuno che ne sa più di me, che può aggiungere attraverso i commenti, informazioni utili per tutti e rettificare eventuali miei errori.
E’ superfluo dire che sarebbe utile ricevere, tra i commenti, sia i racconti dei genitori, sia quelli degli studenti, veri protagonisti dell’anno di scuola all’estero: ragazzi, vi aspetto!
Innanzitutto chiariamo di cosa si tratta: della possibilità di trascorrere un anno o una parte di esso, studiando in una scuola in un paese straniero. In realtà la normativa non parla di “anno all’estero” bensì di “mobilità studentesca internazionale individuale” e la disposizione principale che può interessare lo studente e il genitore è la Nota del MIUR n. 843 del 10 aprile 2013 che ha per oggetto, appunto, le Linee di indirizzo sulla mobilità studentesca internazionale individuale. Cercare questa Nota sul sito del MIUR è come cercare un ago nel pagliaio, fortunatamente l’organizzazione dei periodi di studi all’estero è anche un business per tante società e, dunque, si trovano riferimenti alla Nota un po’ ovunque, compresi i siti web delle scuole.
Cosa dice la Nota 843 del 2013?
La Nota è rivolta alle scuole e non agli studenti, ma, leggendo le disposizioni, si comprende cosa può fare lo studente e cosa deve fare la scuola.
La Nota parla della possibilità, per gli studenti, di fare “esperienze di studio all’estero”, considerate parte integrante dei percorsi di formazione e istruzione, regolamentandone il riconoscimento, ai fini della riammissione nella scuola italiana. Tali “esperienze di studio all’estero” possono avere una durata variabile, sebbene non superiore all’anno scolastico. Dunque la loro durata può variare da un bimestre ad un anno.
Inoltre, esse non sono limitate ad un preciso anno di scuola. Se ne evince che, escluso il primo anno di scuola superiore (in cui non si farebbe in tempo ad organizzarsi, mi pare di capire) e l’ultimo (perché, avendo l’Esame di Stato, un’assenza anche solo di 3 mesi sarebbe suicida), tutti gli studenti di scuola secondaria di secondo grado del secondo, terzo, e quarto anno, possono partecipare. Infatti, gli enti e le società che organizzano o facilitano queste esperienze, si rivolgono ai ragazzi tra i 15 ed i 18 anni e alle loro famiglie.
Di fatto, in Italia quasi tutti decidono di partire durante il quarto anno di scuola superiore, ma questa è una scelta legata al percorso di studi italiano: in questi tutte le scuole il quarto anno è il meno “traumatico” per assentarsi. Attenzione, però, se qualcuno pensasse di terminare la scuola superiore all’estero, partire al quarto anno è una scelta spesso fallimentare, occorrerebbe muoversi prima, come è emerso da molti commenti al post Il quarto anno di liceo negli USA…e poi?. Il rischio di perdere tempo, infatti, è alto, considerando che le scuole di altri paesi solitamente prevedono un percorso quadriennale e non quinquennale, come quello italiano.
La Nota 843 stabilisce poi che le scuole devono favorire e sostenere la scelta dello studente e facilitare il suo rientro nella classe d’origine. Fatto salvo questo principio, per il resto le indicazioni sono volutamente generiche, lasciando, quindi, autonomia al singolo istituto in merito alle modalità di reinserimento. In caso di sospensione di giudizio, devono essere definite delle procedure idonee per formulare lo scrutinio finale prima della partenza dello studente (quindi, senza aspettare le verifiche di settembre). E il periodo all’estero, qualsiasi sia la durata, non deve comportare la perdita dell’anno scolastico in Italia, piuttosto i Consigli di classe dovranno stabilire se e in quali materie sarà necessaria un’integrazione. Purtroppo alcune scuole non si adeguano, altre non sanno come comportarsi, altre ancora temono o già soffrono una “fuga” di studenti che rende difficile l’organizzazione di classi e programmi.
Chi può farlo?
In teoria è un’esperienza possibile per tutti (anche se, nel caso in cui non si riesca ad ottenere una borsa di studio, è limitata dai costi a chi può permettersela). In pratica, tuttavia, capacità di adattamento e maturità sono requisiti importanti ai fini dell’esperienza. Inoltre, anche il rendimento scolastico è importante. Chi ha molte difficoltà viene sconsigliato, quindi serve o servirebbe una buona performance scolastica pregressa.
Per paesi dove si parlano lingue che si studiano a scuola – come inglese, francese o spagnolo, sarà avvantaggiato chi ha una competenza linguistica di livello almeno B2. In realtà c’è la possibilità di andare anche in paesi dove si parlano lingue che non sono generalmente studiate nelle scuole italiane (come il cinese mandarino, che è offerto da poche scuole sul territorio nazionale) e questo non scoraggia alcuni studenti. In questo caso, però, il soggiorno per essere fruttuoso è bene che duri tutto l’anno scolastico.
Come sono organizzate le scuole?
Ogni scuola deve inserire nel POF, il Piano per l’offerta formativa, l’opportunità di fare periodi di studio all’estero.
Alcune scuole, recependo appieno le linee guida del MIUR, organizzano esse stesse scambi con scuole site in altri paesi (e possono candidarsi per l’Erasmus +); altre ancora hanno una vera e propria figura di “tutor per la mobilità”, spesso si tratta di una docente di lingua straniera, ma non necessariamente.
In molte scuole non esiste nulla e spesso, a quanto sento, nei licei Classici in particolare sconsigliano e ostacolano l’anno all’estero, per via della difficoltà di recupero dei programmi di latino e di greco.
In genere i licei sono molto restii a lasciar andare uno studente e questo è un elemento da considerare quando si sceglie il percorso di istruzione superiore. Una delle domande più importanti da porre in occasione dell’Open Day di una scuola superiore è proprio quale è l’atteggiamento della singola scuola verso i periodi di studi all’estero. Se si ritiene lo studio all’estero una esperienza importante, meglio allora orientarsi verso una scuola superiore che abbia una vocazione internazionale (e questo ci suggerisce di leggere bene i POF prima di scegliere una scuola!).
Come organizzarsi con la propria scuola (se la scuola non è organizzata?)
Intanto è bene leggere le disposizioni del POF sulla mobilità, capire se la propria scuola organizza scambi con l’estero e se è favorevole a periodi di studi all’estero, nonché se esiste una figura di tutor della mobilità. Poi è bene, nell’ordine, comunicare la propria intenzione di fare un periodo all’estero e descrivere bene il programma che si andrebbe a fare. La comunicazione va fatta al tutor per la mobilità (se c’è) e al Consiglio di Classe, che normalmente dà un parere al riguardo. Come questo vada fatto, immagino vari di caso in caso, ma, se ci si appoggia alla onlus Intercultura o ad una delle altre società che offrono programmi simili (v. più sotto per un elenco sommario), si sarà guidati nel percorso.
Tempistica ottimale
Il periodo di scuola all’estero va pianificato per tempo. Vedo che l’esperienza generale suggerisce di segnalarlo anche con un anno di anticipo, ossia tra ottobre e dicembre dell’anno precedente a quello del periodo di studio. Orientativamente, per chi partisse al IV anno, entro il 15 dicembre del 3° anno di studi.
Quale destinazione?
Si può scegliere tra tante destinazioni, a seconda della lingua che si intende studiare e delle materie che si devono o vogliono seguire. Per esempio, se interessa portare avanti il Latino o il Greco, il Canada o alcune scuole del Regno Unito sono scelte migliori degli Stati Uniti. Alcune società, consentono di scegliere non solo il paese e la città ma anche la singola scuola.
Stati Uniti e Canada sono le mete preferite da coloro che desiderano coniugare lo studio con esigenze sportive di vario tipo. Per chi non vuole perdere parte degli studi, molto consigliato è l’altro emisfero: andando in Nuova Zelanda ed Australia si possono utilizzare i periodi di vacanza (iniziando il term a luglio, se non ho capito male) e rientrare prima, perdendo un numero minore di mesi di scuola.
Sì, ma quanto costa?
L’esperienza di un periodo di studio all’estero è un investimento per il futuro, se non altro un investimento culturale, per sviluppare – a seconda del paese prescelto – la consapevolezza di una cittadinanza più europea o globale. Vi sono destinazioni, come gli Stati Uniti, che hanno un costo inferiore perché le famiglie ospitanti sono volontarie. Alcuni enti, come Intercultura (ma non solo), mettono a bando borse di studio a copertura almeno parziale del periodo di studi esteri, mentre altre non lo fanno.
Cosa succede al rientro a scuola in Italia?
Le singole modalità di riammissione al rientro variano da scuola a scuola, sempre per via dell’autonomia scolastica.
In generale, si torna in Italia con le valutazioni conseguite all’estero ed il lavoro svolto (pagelle, descrizione del programma ecc..) e le si presenta al Consiglio di Classe. Se lo studente ha superato i requisiti minimi nella scuola all’estero, la scuola italiana lo riammetterà: lo studente che si assenta per studiare all’estero non può perdere l’anno.
Il Consiglio di classe può però decidere di sottoporre lo studente ad un colloquio valutativo. Dalle esperienze che ho raccolto, molti studenti si ritrovano a dover recuperare quanto tralasciato, quindi vale la pena cercare di studiare all’estero almeno le materie fondamentali del proprio indirizzo.
Enti e Società a cui rivolgersi
Di enti e società che organizzano soggiorni di studio all’estero ve ne sono tantissimi. Provo qui a fare una carrellata dei più noti, certa che ne ho tralasciato qualcuno. Quasi tutte le organizzazioni prevedono un colloquio di selezione (in genere a pagamento), in cui vengono valutate le conoscenze linguistiche ed il profilo psicologico del candidato.
La prima è una Onlus ed è Intercultura che ogni anno manda all’estero centinaia di ragazzi. Intercultura è la pioniera del settore in Italia e costola dell’American Field Service (AFS). La storia di Intercultura è bellissima e invito tutti a leggerla qui; a me ha ricordato tanto un’altra organizzazione internazionale nata per favorire il dialogo tra culture e per promuovere la pace, quella con la quale le mie figlie più grandi partecipano a campi internazionali nei mesi estivi, il CISV, di cui ho parlato qui.
Intercultura organizza soggiorni studio in quasi tutti i paesi del mondo, con programmi che possono durare da 2 mesi a un anno, a seconda della destinazione scelta. Offre agevolazioni e borse di studio, a seconda del Paese prescelto, del merito e della fascia di reddito. Oltre alle borse conferite direttamente da Intercultura (che prevedono generalmente una riduzione della quota di partecipazione al rimborso spese), sono previste ogni anno centinaia di borse messe a concorso da aziende, enti o banche italiane che coprono per intero il costo del soggiorno all’estero.
WEP organizza soggiorni scolastici in Europa e paesi extra europei. Ogni anno assegna borse di studio agli studenti meritevoli, così come STS ITALIA.
EF /Education First organizza soggiorni in Europa e paesi extra europei, Interstudioviaggi organizza soggiorni in Europa e paesi extra europei. Ogni anno sono previste borse di studio erogate da aziende, banche e scuole estere. Se non ricordo male con questa agenzia si può anche scegliere la singola scuola di destinazione. AFSAI Organizza anche volontariato internazionale. Altre società simili sono MB – Scambi culturali, International Study Vacation, STI TRAVELS – Study Travels International, YOUABROAD, anno all’estero, YFU Italia, MLA, che opera dal 1974, e ve ne sono molte altre che avrò dimenticato.
Infine, una menzione di altre possibilità. I Collegi del Mondo Unito (di cui è parlato nei commenti a questo post) invece, offrono ai soli meritevoli una borsa di studio generosissima per un programma biennale che porta a conseguire l’International Baccalaureate, con il quale si può accedere alle università di moltissimi paesi. La partecipazione è riservata agli studenti italiani che frequentano per la prima volta il terzo anno di un istituto di istruzione superiore e che siano, di norma, di età compresa tra i 16 e i 17 anni e 6 mesi. Le associazioni tipo Rotary o Lions club propongono dei programmi scambio; ne so poco (qualsiasi commento è benvenuto!) ma occorre essere presentato da un loro socio
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“La struttura dei percorsi accademici è diversa da quella italiana, ma questa non è l’unica tra il sistema della scuola superiore in Italia ed in Australia. In Australia non esistono le interrogazioni orali e tantomeno si richiede un intenso studio nozionistico o mnemonico. Alla scuola superiore si insegna il metodo di ricerca; i tests sono progetti, individuali o di gruppo, in cui gli studenti devono ricercare, elaborare, presentare seguendo delle linee guida, ma viene lasciata libertà agli studenti in merito a come e dove organizzare le informazioni necessarie. Anche nella scuola superiore, così come ho accennato in quella primaria, il debating, il dibattito, è considerato un’attività molto importante, lo studente impara a parlare in pubblico, a sostenere le sue ragioni, a controbattere in modo ragionato, a sviluppare un pensiero critico, tutte abilità e doti che gli consentono di affermarsi in molte materie e di diventare un domani un cittadino responsabile.”
https://www.expatclic.com/il-sistema-scolastico-australiano/
Articolo molto interessante. Noi ci siamo affidati a School and Vacation (https://www.schoolandvacation.it/anno-scolastico-estero) per l’anno scolastico in Gran Bretagna di nostra figlia, abbiamo trovato un’agenzia seria e affidabile. Nonostante l’adattamento in un paese anglofono non sia stato subito semplice, l’esperienza nel complesso è stata ottima. La consiglierei a qualunque studente come investimento per il suo futuro.
Costi per un anno? Se posso chiedere?