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Scuola Bilingue: tutto quello che avresti voluto sapere e non hai mai osato chiedere…

Italiani e lingue straniere: da sempre un rapporto difficile. Rispetto a molti paesi del nord europa, gli italiani parlano altri idiomi poco e male e anche i ragazzi italiani non conoscono le lingue straniere, (neanche l’inglese che – pure – è onnipresente).

Con ciò si capisce come mai, i genitoriche possono permetterselo, vadano cercando un’offerta formativa più aperta alle lingue straniere per i loro figli, fin dalla più giovane età.

Oltre a corsi di lingua, viaggi all’estero e baby sitter e au pair straniere, la scelta si focalizza, sempre di più, sulle scuole che offrono una didattica – o parte di essa – in lingua straniera, ossia sulle scuole internazionali e sulle scuole bilingui.

 

 

Cosa significa “scuola internazionale” e cosa “scuola bilingue”?

Cominciamo subito con il dire che non esiste una vera e propria definizione normativa e, dunque, è sull’esperienza e sullo studio attento dei programmi didattici offerti che bisogna basarsi.

Una scuola internazionale vera e propria è una scuola che afferisce al sistema di istruzione di un altro paese rispetto a quello ospitante. Potrà essere inglese, americana, francese o tedesca. Potrà essere persino cinese, come la SIIC – Scuola internazionale italo cinese, che sta aprendo a Padova (un segno tangibile del rinnovato interesse per il cinese mandarino, di cui si è parlato qui).

La lingua, il metodo didattico e i programmi saranno quelli che afferiscono alla cultura prescelta, secondo le norme e le prassi del paese cui la scuola si riferisce. Insomma: la scuola internazionale britannica seguirà il National Curriculum britannico mentre quella francese seguirà le norme stabilite dal Ministero dell’Istruzione francese e così via. In queste scuole, solitamente l’italiano è studiato come una seconda lingua (L2), sia pur tenendo conto del fatto che i bambini crescono in Italia e, spesso, hanno entrambi i genitori italiani. Ma della scuola internazionale vera e propria scriverò in un altro ‘post’.

C’è poi la scuola bilingue.  E qui la questione si complica.  Il modello della scuola bilingue si è andato affermando, negli ultimi anni, nelle grandi città di Italia per rispondere ai bisogni di una conoscenza più approfondita dell’inglese. Esso deve parte del suo crescente successo all’incapacità della scuola pubblica di insegnare le lingue straniere.

La scuola bilingue è una scuola che, di base, segue il programma ministeriale italiano e che è privata, ma può essere anche paritaria (o parificata) ossia – benché privata – essere riconosciuta come equivalente a quella pubblica. La principale conseguenza di tale “parificazione” è che gli allievi delle scuole paritarie non necessitano di sostenere esami “da privatista” per l’eventuale rientro nella scuola pubblica italiana, come invece accade a quelli delle scuole private non parificate.

La scuola bilingue si autodefinisce tale perché la lingua straniera (solitamente l’inglese, ma vi sono anche scuole bilingui con il francese o con il cinese) è molto più presente che nella scuola pubblica e perché viene insegnata da docenti madrelingua. Ma quanto “più presente?”.

In mancanza di una definizione normativa, il mondo delle scuole “bilingui” è un po’ una giungla, per cui bisogna tenere gli occhi aperti. Alcune scuole si autodefiniscono ‘bilingui’ ma poi offrono solo 4 ore settimanali in più in inglese rispetto ad una scuola pubblica. In quest’ultimo caso, semmai, sarebbe più corretta la dizione “ad inglese rafforzato”.  Insomma, 4 ore settimanali in più di inglese non bastano a definire una scuola come “bilingue”.

A mio parere ne servono almeno una decina in più perché una scuola possa autodefinirsi “bilingue” (e se si arriva ad un totale di 15 o 16 ore settimanali di/in lingua è meglio). Insomma bisogna dedicare all’altra lingua e alle materie in lingua circa quasi lo stesso monte ore di lezione all’italiano. Inoltre, ma è quasi scontato dirlo, i docenti devono essere madrelingua (o almeno “near native speakers”) e l’intera lezione deve svolgersi in lingua. E’ bene quindi che i genitori interessati a questo tipo di scuola chiedano informazioni dettagliate sulla quantità di ore DI inglese e IN inglese per i vari anni accademici e si informino su tutti gli aspetti (ad es. se le insegnanti sono madrelingua, se la scuola è paritaria ecc…)

E’ ovvio che una scuola di questo genere richiede una giornata scolastica lunga. Il tempo pieno è d’obbligo ed è veramente “pieno” e i libri e i materiali sono quasi il doppio di quelli richiesti da una scuola monolingue. Insomma, come si può capire, una scuola bilingue che sia seria, ha necessariamente il tempo pieno ed è abbastanza impegnativa per i bambini che la frequentano.

Nel modello bilingue, le due lingue vengono adoperate nell’insegnamento di tutte le materie scolastiche. Cosicché, un bambino studierà alcune materie (matematica, storia o scienze) sia in inglese che in italiano oppure, a seconda dell’approccio seguito dalla scuola, farà alcune materie in inglese (ad esempio scienze, arte o tecnologia informatica) e altre in italiano. Oppure, ancora, farà in inglese attività che normalmente sono extracurriculari, come musica, teatro o scrittura creativa (di quest’ultima si è parlato qui). Questo sistema non solo favorisce e sviluppa la capacità di apprendimento di due lingue ma anche l’ampliamento dei propri orizzonti mentali e l’apprezzamento per altre culture.

Il modello didattico delle lezioni di lingua e in lingua sarà, ovviamente, quello “comunicativo” o “ad immersione”. I docenti madrelingua, in altre parole, non traducono da una lingua all’altra ma si comportano come nelle scuole internazionali e si esprimono direttamente in inglese. Pertanto, come per le scuole internazionali, prima si inizia e meglio è (persino all’asilo nido). Per questo motivo, le scuole bilingui serie accolgono bambini italiani solo se piccoli (o già bilingui).

In molte di queste scuole, come nelle scuole internazionali, vengono adottati riti e usi dei paesi cu la lingua afferisce (così, per le scuole in lingua inglese, magari si festeggia la festa di Halloween o il Giorno del Ringraziamento). Talvolta vengono adottati i criteri didattici del paese cui ci si riferisce, come, ad esempio, un sistema di specializzazione dei team docenti per età.

 

Vantaggi e svantaggi delle scuole bilingui

Il vantaggio di una scuola bilingue, rispetto ad una scuola internazionale, è che vi è meno sradicamento dalla cultura italiana. Spesso, inoltre, le scuole bilingui hanno rette più contenute di quelle internazionali. Inoltre, se la scuola bilingue è paritaria non ci sono problemi con il trasferimento nella scuola pubblica italiana, in qualsiasi momento esso si rendesse necessario. Considerando il fatto che il bambino avrà acquisito capacità e conoscenze delle varie materie avvalendosi di entrambe le lingue, egli dovrebbe poter integrarsi in un sistema scolastico monolingue senza bisogno di ricorrere a corsi di recupero, né per quanto riguarda la lingua né per quanto riguarda la conoscenza delle specifiche materie.

Gli svantaggi, rispetto ad una scuola internazionale, sono un apprendimento molto più lento della lingua straniera, le incerte qualificazioni dei docenti e l’impossibilità di acquisire competenze e certificazioni proprie di altri sistemi scolastici, che potrebbero favorire la mobilità dell’allievo o dello studente in altri paesi o sistemi (GCSE ed A levels per la scuola inglese; American Diploma, SAT, APs, per la scuola americana; IB per entrambe i sistemi): l’alunno delle scuola bilingue rimane fuori da questo mondo, proprio perchè il programma svolto è principalmente quello della scuola italiana.

Poichè quello delle scuole bilingui è un fenomeno nuovo, un errore da non fare è quello di ritenere che siano tutte eguali: non è vero, ognuna fa storia a sè, pertanto attenzione alla scelta!

Inoltre, poichè attraggono perlopiù famiglie italiane, la conseguenza è che il programma bilingue si inserisce in un contesto monolingue. Fate un giro in una scuola bilingue e vi accorgerete che i ragazzini sono per il 95% italiani (e l’altro 5% è magari cinese, arabo, francese o spagnolo ma quasi mai inglese, irlandese, australiano o canadese). Ne consegue che, se non accompagnato da un percorso famigliare e da appositi rinforzi, il bilinguismo cui si giunge è un bilinguismo artificioso: l’altra lingua (altra rispetto all’italiano) rimane ‘una materia’.

Insomma, so che “scuola bilingue” suona bene, tuttavia è bene sfatare un paio di miti: le scuole bilingui non sfornano automaticamente bambini bilingui ma, per arrivare ad un bilinguismo bilanciato, è necessario supportare il bambino in questo cammino con altri strumenti: dai summer camp in inglese o all’estero alle ragazze alla pari. Il cartone animato o la soap opera in inglese è utile, ma non basta.

L’essenziale, io credo, è che, quando si scelgono queste scuole, vale la regola per cui prima si inizia e meglio è ed, in secondo luogo, vale anche la regola che se il genitore non conosce bene quella lingua e quella cultura straniera è la sua occasione – ma è anche suo dovere –  quello di mettersi a studiarla o cercare di migliorarla. Ciò sia per seguire il figlio sia linguisticamente, sia – non lo dimentichiamo – culturalmente: infatti non basta sapere l’inglese, occorre conoscere il modo con cui, in un’altra lingua e cultura, si pensa, si concepisce il mondo.

Scegliere una scuola bilingue senza conoscere minimamente la lingua che vi si parla è un po’ azzardato. Come farà quel genitore quando dovrà aiutare il figlio con i compiti? Occorre proiettarsi nel futuro e pensare anche a quello che succederà tra tre o quattro anni.

Occorre infine tenere presente che ci sarà una fase ‘silente’: quella in cui la lingua straniera viene vissuta solo passivamente e il genitore ansioso, non vedendo risultati immediati, si chiederà se vale la pena di fare questo investimento in istruzione.

State tranquilli: la lingua straniera, specie se introdotta dopo i 3 anni (o addirittura più tardi) ci mette un po’ a ‘sbocciare’. Non è forse così anche per la prima lingua (ossia la lingua madre)? Il neonato non vive in un mondo di silenzio ma, sin dalla nascita, vive in un mondo di parole: eppure ci metterà tra i nove mesi e i due anni prima di riuscire a riprodurre (e a produrre) le prime rudimentali parole…quindi l’indicazione per il genitore ansioso è: date a vostro figlio almeno un anno e mezzo di tempo prima di giudicare quanto ha acquisito!

 

E per chi la scuola bilingue non se la può permettere?

Ebbene, seppur lentamente, anche nella scuola pubblica qualcosa si sta muovendo. Alcune scuole bilingui pubbliche esistono da tempo in zone territoriali circoscritte e servono a tutelare una lingua ufficiale, anche se minoritaria, nello Stato italiano: è il caso delle scuole bilingui italiano – tedesco dell’Alto Adige.

In altri casi è la scuola italiana che si sta lentamente adeguando ad un modello più internazionale, con maggiore o minore successo. In teoria, almeno per la scuola secondaria di secondo grado,  già dal 1999 è stato introdotto, in via opzionale, il metodo CLIL (Content and Language Integrated Learning). Hanno iniziato i licei offrendo gli IGCSE ma ora anche le scuole primarie e secondarie di primo grado italiane adottano il programma Cambridge.

Non si tratta solo di scuole paritarie; in alcune grandi città, alcune scuole statali (primarie e secondarie) stanno adottando, in aggiunta ai programmi italiani, i programmi denominati “Cambridge Primary” e “Cambridge Secondary” per ampliare l’offerta formativa in lingua inglese (e di materie in inglese). Non vi aspettate miracoli, però meglio di niente!

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Comments

  1. Gentile sig. Serena, intanto grazie per le sue parole gentili. Temo pero’ che abbia conosciuto un’ altra persona: io purtroppo non ho scritto libri su questo argomento. Dico che non ne ho il tempo, ma la verita’ e’ che non sono all’altezza. Ancora grazie, e se pensa che -pur senza libro- io le possa esser utile, sono qui.

  2. Concordo con Francesco Spisani , anch’io ho scelto per i miei figli una scuola internazionale e non rimpiango di certo la scelta fatta, non solo per la lingua, ma anche con i metodi ( IBO) che sinceramente trovo anni luce dalle classiche scuole statali italiane. Purtroppo i costi sono alti, ma rinunciando ad altro la spesa vale veramente la pena.

  3. x Serena, non capisco bene cosa intendi per “di quanto si è interessati ad indirizzare il proprio figlio/a verso un sistema di istruzione che non appartiene al nostro paese”. Le scuole internazionali con curriculum IBO seguono sostanzialmente il programma italiano e in particolare i miei figli ottengono pure il diploma italiano di terza media (fanno gli esami anche in quinta elementare). ” Il programma e la didattica seguono indicazioni metodologiche che soddisfano le richieste del programma nazionale italiano e allo stesso tempo tengono fede alla filosofia IBO. La metodologia formativa incoraggia gli studenti a trovare collegamenti fra quanto studiano per singola materia ed il mondo intorno a loro. Lo fa con attività pratiche, attraverso laboratori e progetti attraverso i quali passa il processo di apprendimento. A loro disposizione un’ampia gamma di strumenti digitali per rendere più creativo, vario e legato alla vita quotidiana il percorso di crescita. Cosi facendo, ci proponiamo di incorragiare il pensiero critico e creativo e lo sviluppo di capacità di comunicazione, comprensione interculturale consapevolazza delle problematiche globali”
    Sei fatto che la scuola italiana non sia poi così male stenderei un velo pietoso: dipende da che scuola, da dove è ubicata (nord-centro-sud) e da che tipologia di studenti è frequentata. Sui metodi e sul pensiero critico che sviluppa non so se c’è da ridere o da piangere.

  4. Caro Daniele purtroppo le scuole internazionali a Roma hanno costi che non sono assolutamente compatibili con degli stipendi medi. Non si tratta di rinunciare a qualche cosa. Neanche due stipendi messi insieme basterebbero. Comunque mi sembra un po’ esagerato dire che sui metodi e sul pensiero critico che sviluppa la scuola italiana si debba ridere o piangere…Non generalizzerei su questo punto. Personalmente mi ritengo soddisfatta del pensiero critico che ho sviluppato attraverso la frequentazione della scuola pubblica italiana. L’insegnante di mia figlia (scuola primaria) quanto a metodo è davvero bravissima. Una riflessione contro corrente: non avere tutto perfettamente organizzato aiuta anche a sviluppare un'”arte di arrangiarsi” (ergo creatività e “problem solving”) e di affrontare la giungla che non è necessariamente negativa. Il mondo, in effetti, assomiglia più alla scuola italiana che ad un college inglese 🙂

  5. Ciao Fede, può darsi che tu abbia ragione; anch’io ho fatto tutte le scuole statali italiane : elementari, medie, liceo e università. Ricordo che “l’arte di arrangiarsi” serviva eccome , come serviva evitare contrasti con prof onniscienti e assolutamente restii al confronto, serviva l’arte della copiatura (usata da una gran parte degli studenti dal liceo all’Università), serviva adattarsi alle situazioni in modo veloce. Peccato che poi la maggioranza degli studenti uscisse dal liceo senza sapere una parola di inglese ( dopo 8 anni di studi), dalle medie senza aver fatto un’ora di grammatica italiana , o che lo studio della biologia fosse un memorizzare centinaia di nomi di ordini generi e specie vegetali senza saperne riconoscere una dal vero. Potrei continuare ma ho l’impressione che il “problem soling” sia molto più sviluppato dai ragazzi che frequentano l’internazionale ( che assomiglia poco al college inglese, di inglese ha solo la lingua) , e che per di più imparano presto e bene a collaborare tra studenti, sono meno legati alla paura delle verifiche e allo studio mnemonico , mi sembra ( è un’impressione non solo mia) che già a scuola sviluppano senso civico (e onestà ), e soprattutto che hanno un forte entusiasmo verso il sapere. Un entusiasmo e una voglia di andare a scuola che sinceramente io non avevo né vedo e vedevo nella grande maggioranza degli studenti delle scuole “italiane”. I costi purtroppo sono alti, ma almeno qui in Veneto non altissimi.

  6. Se posso permettermi. Ricordo a me stesso che il MIUR per numero di dipendenti e’ il secondo datore di lavoro al mondo dopo il Pentagono. E’ statisticamente improbabile che fra costoro, ovvero fra gli insegnanti, manchino del tutto gli ottimi elementi cosi’ come non mancano -purtroppo ne ho conosciuto uno ieri, commentino razzista ad alta voce davanti agli studenti- gli elementi a dir poco criticabili. Il problema e’che il sistema, non so se per incuria o per progetto politico- e’ creato per non funzionare. Su questo ha ragione Daniele; ha pero’ ragione anche Lavinia, che una buona realta’ ha trovato. Il problema e’ quanto sia rischioso affidarsi alla fortuna. Personalmente -negli USA e’ prassi comune- io per garantire una buona istruzione ai miei figli sarei disposto anche a cambiare citta’.

  7. Ammetto di essere stata fortunata. Aggiungo che la scuola pubblica di mia figlia è comunque una scuola che non è stata toccata dalla riforma Gemini e in cui sono presenti da anni sperimentazioni concernenti l’internazionalizzazione. È presente un liceo scientifico cinese, il liceo classico europeo sono favoriti scambi con scuole estere, anche durante il periodo estivo e per esempio dalla terza primaria si affianca al’inglese- solo 3 ore però – il cinese e il francese.

    1. Ecco, detto senza polemica, bisognerebbe trovare il modo di estendere queste buone prassi. Lavinia e Mario Rossi pagano, a parita’ di reddito, le stesse imposte: perche’ Lavinia ne ha in cambio un servizio piu’ che decoroso e magari Mario Rossi una scuola disastro? qualcuno fuori di questo blog ha per caso sentito parlare di un articolo 3 della Costituzione?

  8. Francesco in realtà i Convitti nazionali sono più cari delle altre scuole pubbliche. Circa 200 euro al mese. Giustificati da un orario più lungo (7.50-17,10), mensa e educatore il pomeriggio che segue i bambini nei compiti, nelle attività ricreative e soprattutto osserva il loro sviluppo emotivo e di socializzazione. Ritengo siano un prototipo di buona scuola. Certo, l’inglese è penalizzato, ma potrei dire che si tratta di un ottimo esempio di scuola italiana e con una certa sensibilità nei confronti dell’internazionalizzazione. Le regole per chi frequenta il Convitto sono importanti (a partire dall’onestà e dal rispetto) e si valorizzano i risultati conseguiti da ciascun bambino. C’è anche a Venezia, ma non so come funzioni…

  9. Sicuramente i licei europei sono delle buone scuole (non per tutti però), come lo sono del resto anche molti licei scientifici o classici tradizionali. Il liceo che frequentai io ad esempio ha risultati PISA ed Invalsi altissimi ed è posizionato benissimo anche su uduscopio ( primo nella provincia di Venezia). Resta il fatto che sono scuole di concezione vecchia, con metodi tristi e sorpassati, ( tanta selezione, una miriade di bocciati) ne ha discusso molto in altri post anche Elisabetta e non vorrei dilungarmi nelle solite valutazioni. Nelle scuole internazionali a parte che la lingua non la imparano ma la “vivono” è proprio l’approccio che è diverso . Anche il liceo Europeo sembra una copia imperfetta, sicuramente uno forzo verso il cambiamento ma assai incompleto.

  10. In tema di scuole bilingue, segnalo in zona infernetto-casal palocco (Roma Sud) la scuola Zeroseiplinio (www.zeroseiplinio.it): nido, materna e, da settembre 2016, primaria BILINGUE. Una scuola d’eccellenza che, da utente, mi sento vivamente di raccomandare, per moltissimi motivi: innanzitutto per la serietà e la professionalità del corpo insegnante, la forte attenzione al metodo di apprendimento – sempre orientato ai risultati – e la diversificazione dei suoi percorsi……le insegnanti di inglese – tutte rigorosamente madrelingua – dell’associazione LIA (language in action, http://www.languageinaction.it/scuola.htm), la qualità dei servizi offerti, la location – con aule grandi e luminosissime – la qualità del cibo……e l’elenco sarebbe ancora lungo…..
    La scuola è concepita non come un’azienda (come purtroppo ho visto in altre realtà della zona) ma come il luogo dove i bambini trovano amore, comprensione, rispetto e dove l’apprendimento è al primo posto: mia figlia, a 5 anni, scrive, legge paroline corte, conosce l’alfabeto italiano ed inglese, ed è anche in grado di fare semplici addizioni. Parla inglese con accento british e comprende tutto…..l’inglese è vissuto come l’italiano e per loro è diventato naturale esprimersi in ogni contesto in lingua inglese…pur non sottovalutando l’insegnamento della lingua italiana e delle altre materie previste…Italiano ed inglese vanno di pari passo e questo non è semplice da trovare in quanto spesso l’apprendimento di una lingua è a discapito dell’altra.
    Per me è una scuola unica nella zona, da visitare assolutamente!!!!!

  11. Ciao Fede, se ancora non hai scelto la scuola e sei orientata per una cattolica ti consiglio di visitare l’Highlands Institute all’Eur, che potrebbe corrispondere alle tue esigenze formative anche in lingua inglese. E’ anche relativamente vicina al Casaletto.

  12. Buongiorno Elisabetta e lettori del Blog avete notizie sulla Ois di Ostia? O sul villaggio Montessori di casale Palocco?
    Grazie
    Laura

      1. Anche a me piacerebbe avere un feedback sulla montessori bilingue di palocco. Qualcuno può aiutarmi? Grazie

  13. Buongiorno a tutti, a proposito di Montessori bilingue io volevo avere delle informazioni su “La scuola internazionale montessori Nerina Noè” (http://www.montessorinternazionale.it/italiano/lascuola/index.html). Io vivo zona San Paolo e sto cercando un nido e successiva scuola d’infanzia bilingue dove mandare il mio piccolo dai 2 anni in poi.
    Per il momento ho trovato:
    – La Maisonnette Eur -> molto bella ma le rette sono un po’ alte per noi
    – La mini scuola 123 via -> Vorrei avere delle opinioni… qualcuna di voi mi sa dire com’é? Imparano davvero l’inglese? Gli insegnanti sono madrelingua?
    – A me mi piace -> Esclusa a priori perchè ha tutto il sito scritto in inglese pieno di grossissimi errori grammaticali e le insegnanti non sono madre lingua
    – Scuola internazionale Nerina Noè di cui però non trovo recensioni e che sembra pure essere convenzionata col comune di Roma
    – Varie scuole internazionali le cui rette però sono proibitive x noi

    Avete informazioni suggerimenti????
    Grazie!

  14. Ciao Elisabetta, grazie per le tue info e l’approfondimento che offri sul sistema formativo italiano ( e non solo). Mia figlia ha 5 anni ed il prossimo anno farà ultimo anno scuola materna italiana. Viviamo sulla Cassia altezza Giustiniana. Sono alla ricerca di una buona scuola elementare e credo di essere più propensa per una bilingue che per una internazionale. ciò che a me preme non è principalmente la formazione linguistica ma anche l’approccio pedagogico, i valori espliciti ed impliciti della scuola, un ambiente sano e stimolante (benessere economico non sempre coincide con un buon livello culturale). Mia figlia è una bambina cognitivamente molto sveglia, meno smaliziata dal punto di vista relazionale, per cui cerco una scuola ‘caring’ e capace di lavorare sull’ individualità e soprattutto sullo sviluppo di ogni bambino ( e dei loro talenti).
    Nella mia zona ce ne sono diverse ma credo siano tutte internazionali. che mi consigli? sono disposta a valutare anche buone scuola italiane pubbliche o private in zona (che ahimè e molto trafficata e quindi non funzionale per gli spostamenti). grazie mille per il tuo supporto MC

    1. Ciao Margherita,
      conosco poco la tua zona, quindi posso darti solo indicazioni basate su conoscemze di seconda mano e non mi rendo conto nè del traffico nè delle distanze.
      Didatticamente il St. George’s non penso abbia rivali (e anche l’AOSR sarebbe una buona scelta), ma senza un inglese pregresso non penso accettino tua figlia e poi costa moltissimo e, a quanto ho capito, non è neanche quello che vuoi.
      A via della Giustiniana c’è l’Irish Institute, che era fallito e stava chiudendo ma mi hanno detto che ora ha cambiato gestione. Ne so poco, posso però dire che la ragazza che sta in classe di mia figlia al liceo e che viene dell’Irish è molto preparata e studiosa (ma si sa, una rondine non fa primavera). Potresti comunque andare a sentire. Della Kendale sapevo che era un pò la cenerentola delle scuole internazionali e ha avuto momenti in cui molti iscritti si sono allontanati ma non voglio fornirti commenti o informazioni superficiali perchè, come vedi, queste sono tutte notizie di seconda mano e poco aggiornate.
      Fossi in te mi farei una mappatura di tutte le scuole per te raggiungibili, anche pubbliche ovviamente e prenderei appuntamenti con i dirigenti scolastici, preparando prima un set di domande sugli elementi che ti stanno a cuore.

      1. Grazie Elisabetta.
        L Irish è a due passi da casa mia. Anche io sapevo che era fallito e comunque non avevo ricevuto feedback positivi da chi l’ aveva frequentato. Potrei comunque passarci. Sul tema pubblico/privato sono molto combattuta e poi ciò che rimane sempre complicato è la valutazione della docenza (parlando solo con i dirigenti scolastici non si ha modo di capire chi sarà in classe con mia figlia). Loro magari sono illuminati ma hanno delle docenti poco motivate, ‘vecchio stile’, assenteiste. Gli istituti provati sono tutte di natura cattolica, quindi anche quello è un tema da valutare. Tu hai sai qualcosa dell’Asisium? o Calasanzio? Ho visto i costi dell’ AOSR e sono davvero alti, credo anche di più del Saint George. Ciò che mi preoccupa di più di queste scuole non è la retta (che comunque sarebbe davvero un impegno enorme a cui pensare) ma l’ambiente ed il contesto. Per contro vorrei che mia figlia respirasse un aria internazionale e non crescesse pensando che il mondo è Roma, che, si sa, non è una citta che offre grandi spunti cosmopoliti e globali. Ultimo quesito: qualche feedback sul Rome International School? Grazie ancora

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